Forse Smash si salverà. Cancellato dalla NBC
dopo due stagioni di messa in onda, dopo le repliche forse continuerà per una
terza stagione su
Ovation TV. Girano voci di una possibilità. Se il sipario calasse dopo la
seconda stagione però non piangerei.
La prima stagione aveva
avuto parecchi difetti, dopo il
boom iniziale, ma era comunque stata piacevole. La seconda stagione - che
era stata affidata al produttore esecutivo Joshua Safran (Gossip Girl), che ha sostituito l’ideatrice Theresa Rebeck
licenziata perché il programma stava andando male -, ha sbandato di continuo, non
sapendo bene da che parte andare prima di focalizzarsi sulla rivalità fra il
musical “Bombshell”, quello dedicato a Marilyn Monroe a cui ideazione è stata
dedicata tutta la prima stagione, e il rivale “Hit List”, di alcuni autori
emergenti che sono presto diventati parte integrante della storia.
Due sole cose hanno
davvero funzionato: la sempre luminosa Megan Hilty nel ruolo di Ivy Lynn, ugola
impeccabile piena di energia e carica, tanto brava a mostrarsi grintosa e carismatica
quanto vulnerabile e insicura; e la traccia di riflessione meta-testuale che la
serie ha sempre mantenuto, dalle puntate iniziali in cui ha incorporato, riferendole
a Bombshell, le critiche ricevute dal programma – compreso il riferimento alle
sciarpe indossate dal personaggio di Julia Houston (Debra Messing), subito
sparite – e facendo gli aggiustamenti degli elementi che non erano stati
graditi (uno per tutti l’eliminazione della storia familiare di Julia), fino
alla fine con le nomination e la
consegna dei Tony Awards.
C’è stato qualche momento
luminoso – la morte di Kyle Bishop (Andy Mientus) ad esempio, librettista di Hit List, nonostante sia rimasta la
sensazione di un escamotage per risvegliare un pubblico letargico -, ma per il
resto è come se la serie avesse fatto i movimenti giusti, ma senza sapere
perché li stava facendo. Il plot iniziale con l’introduzione della star
di Broadway Veronica Moore (Jennifer Hudson) si è persa chissà dove, e Ivy che
è entrata nel cast de Le relazioni
pericolose, è sembrato un parcheggio temporaneo per mancanza di idee su
come utilizzare il personaggio - gradita
comparsata di Sean Hayes a parte.
Karen (Katharine McPhee),
che sa ancora di latte e che fa la scopritrice di talenti credendo nel povero compositore
sconosciuto dal passato difficile, Jimmy (Jeremy Jordan), che grazie a lei
riesce a sfondare, è stata una scelta risibile. E la storia sentimentale fra
lei e Jimmy è stata penosa da guardare. Prima di tutto non sono riuscita a
trovare credibile Jeremy Jordan come eterosessuale. Magari lo è anche, per
quello che ne so. Non voglio che il mio sia un commento sessista – se qualcuno
mi dovesse segnalare che lo è, me ne vergognerei. Non credo ci sia un solo modo
di essere eterosessuali, ma lui non è riuscito a convincermi di esserlo, forse anche
perché con la McPhee non c’era la benché minima alchimia. Crederli attratti l’uno
dall’altra è stato al di sopra della mia possibilità di sospendere l’incredulità.
Il peccato mortale di
questa stagione poi è stato quello di non usare, praticamente, le canzoni del
musical utilizzate nella prima stagione. Se è vero che non ci si poteva
adagiare solo quelle per un’intera altra stagione, non farle più sentire in toto pure non è stata la più
brillante delle idee.
La recitazione c’era: Anjelica
Huston, Jack Davenport, Christin Borle, oltre alle già citate Hilty e Messing,
hanno dato il meglio. Ma mancava la magia.
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