lunedì 30 luglio 2012

TCA AWARDS: la migliore TV secondo i critici televisivi


La Television Critics Association (TCA), associazione che riunisce critici televisivi americani e canadesi, consegna ogni anno un premio chiamato TCA Award, diretto a riconoscere quelli che proprio loro, i critici, ritengono i migliori. Sabato scorso, 28 luglio,  è stato consegnato quello di quest’anno, in una cerimonia non andata in onda da nessuna parte, ma giunta ormai alla 28esima edizione. L’evento, a cui si partecipava solo per invito, è stato presentato da Bryan Cranston (Breaking Bad).

Ecco sotto i vincitori:

Programma dell’anno: Game of Thrones – Il trono di Spade (HBO)
Miglior nuovo programma: Homeland (Showtime)
Miglior drama: Breaking Bad (AMC)
Miglior comedy: Louie (FX)
Miglior Film, Miniserie, Speciale: Downton Abbey (PBS)
Miglior programma per ragazzi: Switched at birth (ABC Family)
Miglior Reality: So You Think You Can Dance (Fox)
Miglior programma di news e informazione: 60 Minutes (CBS)
Heritage Award: Cheers – Cin Cin
Miglior attore in un drama: Claire Danes (Homeland, Showtime)
Miglior attore in una comedy: Louis C.K. (Louie, FX)
Premio alla carriera: David Letterman

domenica 29 luglio 2012

Cancellato THE KILLING


Dopo solo due stagioni, la AMC ha deciso di cancellare The Killing. Devo ammettere che la notizia mi ha colto di sorpresa, sebbene fosse evidente gli ascolti non erano quelli sperati. Forse, mi immagino, si è atteso si vedere se la serie avrebbe avuto una qualche risonanza alle nomination degli Emmy.  L’intenzione dei produttori è ora di cercare un altro network disposto a continuare a mandare in onda la serie.  

sabato 28 luglio 2012

PODIO AZZURRO nel FIORETTO femminile


Che momenti di sport e si televisione memorabili e ricchi di suspense oggi quelli che ha assicurato la gara di fioretto femminile alle Olimpiadi di Londra 2012. Valentina Vezzali, che sembrava spacciata, ha piazzato tre stoccate in nove secondi e si è aggiudicata il bronzo con il risultato di un podio tutto tricolore. Sopra, le tre vincitrici: Elisa di Francisca, Arianna Errigo e, appunto, Valentina Vezzali.

OLIMPIADI LONDRA 2012: la cerimonia di apertura


È stato un magniloquente e coinvolgente spettacolo la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Londra 1012 (Rai1, venerdì), che ha avuto la regia di Danny Boyle, premio Oscar per Slumdog Millionaire.
Dopo la “presentazione” visivo-musicale di Irlanda del Nord, Scozia, Galles e Inghilterra e il rintocco del batacchio della campana olimpica  si è ripercorsa la storia del Regno Unito. Kenneth Branagh (Enrico V, Troppo rumore per nulla), con tanto di cilindro, in sostituzione di Marl Rylance ritiratosi per un lutto familiare, ha recitato un brevissimo discorso da La Tempesta di Shakesperae.
La storia britannica è stata ripercorsa partendo da un ideale passato  rurale e bucolico (sogno di ogni classe sociale) alle ciminiere della rivoluzione industriale, arrivando al suffragio alle donne, e ai Beatles… Un’apparizione inaspettata è stata quella della Regina Elisabetta, novella quanto inusuale Bond Girl, che si è idealmente (via finzione) paracadutata sullo stadio olimpico insieme a 007- Daniel Craig, dopo l’arrivo in elicottero.
Un segmento – quello che mi è parso il più spettacolare – si è aperto con la lettura di un passaggio di Peter Pan da pare di JK Rowing (Harry Potter). Era dedicato ai bimbi, alle storie scritte per loro, con un Voldemort gigante insieme altre figure “di paura” e tante Mary Poppins che atterravano con i loro ombrellini, e a un ospedale pensato per loro, il GOSH, fiore all’occhiello della sanità britannica.
Poi Rowan “Mr Bean” Atkinson si è immaginato in “Momenti di gloria”, David Beckam  su un motoscafo ha portato la torcia olimpica, Emili Sandè ha intonato  una canzone…  C’è stato uno spazio dedicato alla musica e al ballo (attività preferita dei giovani per eccellenza a quanto hanno constatato) e agli anni ’60, ’70, ’90 e attuali  - ma perché non ’80 che tralasciavano di nominare, ho continuato a chiedermi?  
Poi la tradizionale sfilata delle nazioni – con l’Italia che aveva Valentina Vezzali come portabandiera. Quello che non mi ha convinto troppo è stato  il commento. I due addetti il cui nome mi sfugge, ma che leggo in Internet essere di Claudio Icardi e Franco Bragagna, si parlavano addosso e ripetevano cose appena dette come se non si sentissero a vicenda, erano in competizione con la traccia audio in inglese che si sentiva sotto con il risultato che non era chiara nessuna delle due. Probabilmente non è colpa loro, ma è stato come minimo seccante.

giovedì 26 luglio 2012

QUEER AS FOLK: una guida agli episodi - 2.02


Episodio 2.

Scritto da: Russell T. Davies
Regia: Menhaj Huda

Plot. Al bar, i tre protagonisti raccontano le loro rispettive serate: Stuart l’ha fatto con uno dallo sperma arancione, Vince ha mandato via uno a cui fanno vomitare gli spazzolini e Nathan ha svegliato l’intero quartiere col clacson della macchina in cui stava a pomiciare con la sua ultima conquista. Hazel e Bernie mettono delle riviste porno nella macchina di Graham, il collega di Vince, suo rivale, e con una scusa fanno sì che la responsabile delle promozioni le noti. Risultato: con gran gioia di tutto il supermercato, Vince è il nuovo vicedirettore. È il compleanno di Nathan (ne fa 17, ma ufficialmente fa dire 18), e lui organizza una gran festa. Stuart gli regala sesso che, di proposito, non va a buon fine. Nathan si sente un leone e considera Stuart un “vecchio decrepito”. A scuola si ribella al bullismo di compagni e professore. Alexander tenta il suicidio. Stuart, sapendo che la colpa è della madre di quest’ultimo, va da lei e le fa saltare in aria l’auto. Decide poi di trasferirsi a Londra. Hazel fa irruzione  nella riunione di Vince e lo convince a non farsi scappare l’amico. Con una spericolata corsa in auto porta il figlio da Stuart. Decidono di scappare insieme, ma per gli USA.


Commento. L’ultimissimo episodio si apre con un parallelismo a tre e prosegue con la diversa direzione che le rispettive vicende prendono. Nathan, in parte, è l’erede spirituale di Stuart. Rimane il forte filo conduttore dell’omofobia su cui si agisce per prendere il sopravvento: Nathan che stanco dell’insegnante che finge di non sentire gli insulti lo invita a farsi mandare dal preside, Vince che ha la rivalsa sul collega, Staurt a cui non basta più dire “fanculo”, di fronte al comportamento della madre di Alexander. La puntata è puntellata da micropennellate: la scelta registica iniziale di come raccontare la serata dei tre, il dolore di Alexander, Stuart che fa il santerellino con la polizia e cavalca l’immagine del gay da stereotipo che non capisce nulla di motori contando sul pregiudizio per farla franca, Stuart nel bagno con Nathan, Stuart che dà del denaro a Hazel, le reazioni corali dei dipendenti del supermercato… Danno chiaroscuro a tutti gli eventi. Ci si ferma a riflettere un attimo su ciò che è stato. Su ciò che si vuole sia. C’è l’urgenza e il coinvolgimento nella gran corsa finale verso il grande incontro con Stuart, resa di maggiore suspense grazie agli ostacoli: le majorette che li bloccano, loro che le ignorano, l’inseguimento della polizia che li ferma, Hazel che colpisce un poliziotto e incita Vince a scappare, la sua corsa a perdifiato. Inaspettato il cambio di registro, con il giorno che diventa notte e l’auto di Stuart che ruota come fosse su una pedana e sfreccia verso gli USA. Infine una piccola coda con, a flash, la sorte dei personaggi. E’ significativa anche per la versione americana, che riprende questi lampi in alcune sue storie. Si dice che Bernie diventa un magnate del porno. Nella versione USA, a questa carriera si dedica Ted. Hazel sposa il poliziotto a cui ha tirato un pugno nella sua fuga con Vince. Anche la madre di Michael, il corrispettivo di Vince nella versione americana, finirà per mettersi con un poliziotto. Il finale rimane comunque aperto: Stuart e Vince alla fine che cosa hanno scelto per se stessi? Amore o amicizia? La lettura è ambivalente. Per dirla con Queer as Folk: “Girano molte storie su Stuart e Vince. E sono tutte vere”.

lunedì 23 luglio 2012

POLITICAL ANIMALS: "the West Wing" incontra "Brothers and Sisters"


The West Wing incontra Brothers and Sisters, con un pizzico di Dallas e una buona ispirazione dalla vita reale di Hillary Clinton, nella nuova serie di Greg Berlanti Political Animals che ha debuttato il 15 luglio su USA Network. Il risultato del pilot è tiepido.
L’ex first lady Elaine Barrish (Signoury Weaver), che durante la presidenza del marito Bud Hammond (Ciran Hinds) per anni ne ha sopportato le scappatelle, deve rinunciare alla corsa alla Casa Bianca – odia le campagne elettorali che definisce “uno sport olimpico, in ipocrisia” - e quella sera stessa chiede il divorzio. Accetta il ruolo di Segretario di Stato per il nuovo presidente Paul Garcetti (Adrian Pasdar, Heroes), che ha come vice-presidente Fred Collier (Dylan Baker, Kings).
Quando si trova ad affrontare la crisi di alcuni giornalisti rapiti dal governo iraniano che vuole giustiziarli  - crisi che viene risolta mandando in quel Paese l’ex-presidente (un po’ come era successo con i Clinton in Nord Corea) -, la giornalista Susan Berg (Carla Cugino) le chiede come faccia a reggere quello che deve affrontare con tale determinazione. Lei replica che il modo standard in cui risponde di solito è che condivide l’ethos della maggior parte degli americani per cui se lavori sodo e metti tutto te stesso in quello che fai il domani sarà migliore dell’oggi. Le viene chiesto: e la verità? E lei  risponde (nella mia traduzione): “La maggior pare della vita è un inferno, è piena di fallimenti e perdite. Le persone ti deludono, i sogni non si realizzano, i cuori si spezzano, giornalisti innocenti muoiono. E i migliori momenti della vita, quando tutto va a posto, sono pochi e fuggevoli, ma non arrivi mai al successivo gran momento se non continui ad andare avanti, perciò questo è quello che faccio, continuo ad andare avanti”.
La giornalista in questione, con cui si instaura un rapporto di fiducia, inizialmente  riesce  ad avere una settimana con Elaine grazie a un ricatto: se non glielo avesse concesso avrebbe dato alle stampe la notizia che il figlio gay con problemi di droga Thomas “TJ” (Sebastian Stan, in un ruolo abbastanza simile in quello che ha avuto in Kings), nel dicembre precedente aveva cercato di togliesi la vita. La storia esce comunque dopo che lei lo rivela al fidanzato e suo capo Alex (Dan Frutterman, Giudice Amy). Elaine ha come capo del personale l’altro figlio, Douglas (Jimmy Wolk, Lone Star), fidanzato con Anne (Brittany Ishibashi), che ha problemi di bulimia, e ha vicina anche l’anziana madre senza peli sulla lingua e spesso alticcia Margaret (Ellen Burstyn).
Non è la prima volta che Berlanti si addentra in territori “politici” – ricordiamo Jack e Bobby su due fratelli uno dei quali diventerà da adulto presidente. Qui si intrecciano vite private e questioni pubbliche, con un tono vagamente melodrammatico. A momenti c’è ispirazione e realismo, in altri si inciampa in situazioni trite e dialogo fiacco. Nonostante un cast di prim’ordine che assicura un’ottima recitazione, la serie, in 6 puntate, non riesce mai ad essere al livello a cui la vorresti, ma non di meno è godibile ad un livello superficiale. E si vede comunque l’intento di costruire dei personaggi femminili tosti e pieni di grinta.  C’è insomma né più né meno di quello che è sempre stata la scrittura di Berlanti.

venerdì 20 luglio 2012

NOMINATION agli EMMY 2012


Sono state annunciate ieri le nomination per la 64esima edizione  Emmy. 


I più nominati sono stati Mad Men e American Horror Story, con 17 nomination ciascuno, seguiti da Downton Abbey e Hartfields and McCoys con 16.

Ecco, di seguito, quelle per le maggiori categorie:


Miglior Drama
Boardwalk Empire
Breaking Bad
Downton Abbey
Game Of Thrones
Homeland
Mad Men

Miglior attrice protagonista in un Drama

Glenn Close, Damages
Michelle Dockery, Downton Abbey
Julianna Margulies, The Good Wife
Kathy Bates, Harry's Law
Claire Danes, Homeland
Elisabeth Moss, Mad Men

Miglior attore protagonista in un Drama
Steve Buscemi, Boardwalk Empire
Bryan Cranston, Breaking Bad
Michael C. Hall, Dexter
Hugh Bonneville, Downton Abbey
Damian Lewis, Homeland
Jon Hamm, Mad Men

Miglior attrice non protagonista in un Drama
Anna Gunn, Breaking Bad
Maggie Smith, Downton Abbey
Joanne Froggatt, Downton Abbey
Archie Panjabi, The Good Wife
Christine Baranski, The Good Wife
Christina Hendricks, Mad Men

Miglior attore non protagonista in un Drama
Aaron Paul, Breaking Bad
Giancarlo Esposito, Breaking Bad
Brendan Coyle, Downton Abbey
Jim Carter, Downton Abbey
Peter Dinklage, Game of Thrones
Jared Harris, Mad Men

Miglior regia per un Drama
Boardwalk Empire, To The Lost
Breaking Bad, Face Off
Downton Abbey, Episode 7
Homeland, Pilot
Mad Men, The Other Woman

Miglior sceneggiatura per un Drama
Downton Abbey, Episode 7
Homeland, Pilot
Mad Men, The Other Woman
Mad Men, Commissions And Fees
Mad Men, Far Away Places



Miglior Comedy
The Big Bang Theory
Curb Your Enthusiasm
Girls
Modern Family
30 Rock
Veep

Miglior attrice protagonista in una Comedy
Lena Dunham, Girls
Melissa McCarthy, Mike & Molly
Zooey Deschanel, New Girl
Edie Falco, Nurse Jackie
Amy Poehler, Parks and Recreation
Tina Fey, 30 Rock
Julia Louis-Dreyfus, Veep

Miglior attore protagonista in una Comedy
Jim Parsons, The Big Bang Theory
Larry David, Curb Your Enthusiasm
Don Cheadle, House of Lies
Louis C.K., Louie
Alec Baldwin, 30 Rock
Jon Cryer, Two and a Half Men

Miglior attrice non protagonista in una Comedy
Mayim Bialik, The Big Bang Theory
Kathryn Joosten, Desperate Housewives
Julie Bowen, Modern Family
Sofia Vergara, Modern Family
Merritt Wever, Nurse Jackie
Kristen Wiig, Saturday Night Live

Miglior attore non protagonista Comedy
Ed O'Neill, Modern Family
Jesse Tyler Ferguson, Modern Family
Ty Burrell, Modern Family
Eric Stonestreet, Modern Family
Max Greenfield, New Girl
Bill Hader, Saturday Night Live


Miglior Regia per una Comedy
Curb Your Enthusiasm, Palestinian Chicken
Girls, She Did
Louie, Duckling
Modern Family, Virgin Territory
Modern Family, Baby On Board
New Girl, Pilot

Miglior sceneggiatura per una Comedy
Community, Remedial Chaos Theory
Girls, Pilot
Louie, Pregnant
Parks and Recreation, The Debate
Parks And Recreation, Win, Lose, Or Draw


Miglior Miniserie o Film
American Horror Story
Game Change
Hatfields & McCoys
Hemingway & Gellhorn
Luther
Sherlock: A Scandal In Belgravia (Masterpiece)

Miglior attrice protagonista in una Miniserie o Film
Connie Britton, American Horror Story
Julianne Moore, Game Change
Nicole Kidman, Hemingway & Gellhorn
Ashley Judd, Missing
Emma Thompson, The Song of Lunch (Masterpiece)

Miglior attore protagonista in una Miniserie o Film
Woody Harrelson, Game Change
Kevin Costner, Hatfield & McCoys
Bill Paxton, Hatfield & McCoys
Clive Owen, Hemingway & Gellhorn
Idris Elba, Luther
Benedict Cumberbatch, Sherlock: A Scandal in Belgravia (Masterpiece)

Miglior attrice non protagonista in una Miniserie o Film

Frances Conroy, American Horror Story
Jessica Lange, American Horror Story
Sarah Paulson, Game Change
Mare Winningham, Hatfields & McCoys
Judy Davis, Page Eight (Masterpiece)

Miglior attore non protagonista in una Miniserie o Film
Denis O'Hare, American Horror Story
Ed Harris, Game Change
Tom Berenger, Hatfields & McCoys
David Strathairn, Hemingway & Gellhorn
Martin Freeman, Sherlock: A Scandal in Belgravia (Masterpiece)

Miglior regia per una Miniseries, Film o Speciale Drammatico
Game Change
Hatfields & McCoys
Hemingway & Gellhorn
Luther
Sherlock: A Scandal In Belgravia (Masterpiece)

Miglior sceneggiatura per una Miniseries, Film o Speciale Drammatico
Game Change
Hatfields & McCoys
The Hour
Luther
Sherlock: A Scandal In Belgravia (Masterpiece)

Miglior Varietà
The Colbert Report
The Daily Show With Jon Stewart
Jimmy Kimmel Live
Late Night With Jimmy Fallon
Real Time With Bill Maher
Saturday Night Live

Miglior Programma Animato
American Dad!
Bob's Burgers
Futurama
The Penguins Of Madagascar: The Return Of The Revenge Of Dr. Blowhole
The Simpsons
Per la lista completa dei nominati, si veda qui.

giovedì 19 luglio 2012

QUEER AS FOLK: una guida agli episodi - 2.01


Episodio 1.

Scritto da: Russell T. Davies
Regia: Menhaj Huda

Plot. Vince e Stuart vanno a casa di quest’ultimo con un terzo uomo.  Vince però non si sente di fare qualcosa a tre e, con una scusa, si defila. La sorella di Stuart lo utilizza come baby-sitter per i propri bambini. Il più grandicello ricatta lo zio: se non riceve dei soldi, rivela a tutti che è gay. Stuart lo prende di peso gli mette la testa nella tazza del cesso e tira l’acqua per dargli una lezione. Il nipote lo minaccia di accusarlo di pedofilia se non riceve una somma di denaro periodica che ora si è fatta più elevata. A casa dei suoi, tutti presenti, Stuart fa outing, rivela il ricatto del nipote e annuncia di aver avuto un figlio. Su invito di Hazel accompagna Vince al matrimonio della sorellastra di questi. Stuart e Vince ballano insieme e prendono una camera per la notte, ma decidono di dormire solamente. Nathan torna in città, e a scuola. Porta a casa il fidanzato da far conoscere alla madre e alla sorella, poi, insoddisfatto, lo molla. Alexander viene convocato dalla madre in ospedale, dove il padre è ricoverato per un infarto. Questa gli chiede di firmare dei documenti in cui rinuncia all’eredità.


Commento. Stuart da questa puntata ha un nuovo appartamento, più grande e spazioso. La produzione cioè può permettersi di spendere di più. La puntata è fortemente incentrata sul tema dell’omofobia, che spunta fuori in ogni angolo e non risparmia nessuno. Alexander viene completamente tagliato fuori dai genitori. Nathan viene minacciato di morte da Christian Hobbs nel momento in cui allude all’omosessualità di quest’ultimo. Vince riceve un commento sprezzante al lavoro e vede minacciata la possibilità di una promozione in favore di un collega eterosessuale. Stuart viene disgustosamente ricattato dal nipotino, definito un “bastardo” dal padre, e uno “spreco” dallo sposo, al matrimonio della sorella di Vince – “Di cazzo? Di sperma? Di scopate?” si arrabbia lui. La sceneggiatura è molto concentrata su quello che deve dire, e non perde un colpo. Allo stesso tempo però vola alto in scene apparentemente marginali. Il momento con le madri dei tre ragazzi, che si confrontano sui rispettivi figli e che ridono della loro difficoltà a farsi penetrare da dietro, è un vero spasso. Psicologicamente acutissimo e ineccepibile lo scambio fra Hazel e Stuart al matrimonio. Davies ha detto che si scriveva da sola, doveva solo digitare le parole come un forsennato prima che gli scivolassero via. Non si stenta a credergli. Fila liscia come l’olio ed è molto densa nel rivelare il profilo dei due personaggi, così come il loro rapporto e quello fra Staurt e Vince, in una puntata di maestria nel loro gioco di sguardi. La battuta da ricordare è quella di Alexander, che commenta su Stuart e Vince che prendono una camera insieme: “Beh, hanno fatto presto. Ci hanno messo solo 16 anni”.

martedì 17 luglio 2012

IL TRONO DI SPADE: la seconda stagione è una rilfessione sul potere


Continuo a pensare che sia ignobile che, pur essendo una serie TV, sul satellite italiano trasmettano “Il Trono di Spade” su Sky Cinema e non all’interno del pacchetto di reti dedicato ai telefilm. La sola ragione che riesco a immaginare è che lo facciano perché sanno che la saga ha moltissimi appassionati che, se vogliono seguirla, si vedono costretti a fare un abbonamento che diversamente potrebbero evitare.
Se il mantra della prima stagione è stato “L’inverno sta arrivando”, quella di questa seconda stagione è stata “La guerra sta arrivando” e non per niente il superlativo sottofinale (“L’assedio”, 2.09) ha avuto una scena di praticamente mezza puntata con una spettacolosa epica battaglia alla “Enrico V”. Le vicende tratte dai libri di Martin, anche sceneggiatore dell’episodio appena citato, continuano ad essere fra quanto di meglio il piccolo schermo abbia da offrire, anche se c’è stato un calo rispetto al primo capitolo, forse per la difficoltà di seguire così tanti personaggi e il poco tempo di approfondire quelli nuovi.
Caratteristica è stata ancora una volta la fusione da un lato della sanguinolenta e feroce barbarie che siamo abituati ad associare al mondo medievale (le torture legate alla storia di Arya, il sadismo del re adolescente Joffrey), dall’altro delle sottigliezze intellettuali e psicologiche e i certosini intrighi alla Shakesperiana maniera (Tyrion, il ragno tessitore, Ditocorto). Con i vari regni in guerra e i rispettivi re in lotta per la conquista del trono, questa stagione è stata una vera e propria riflessione sul potere, praticamente per ogni personaggio (si pensi anche solo a Khaleesi). Una citazione per tutte: “il potere risiede lì dove gli uomini credono risieda. È un trucco, un’ombra sulla parete. E un uomo molto piccolo può proiettare un’ombra molto lunga”.
L’ultima puntata si è aperta con l’occhio di Tyrion (Peter Dinklage), ferito in battaglia, che si apre. È davvero difficile ormai vedere un’inquadratura del genere e non pensare a Lost. Ho molto apprezzato perciò la regia di Alan Taylor  che ha saputo rinnovare un’immagine così pericolosa perché “consumata” concentrandosi sulla pupilla. Purtroppo invece è stata deludente, nel paragone con un antecedente, la scena in cui Shae (Sibel Kekilli) toglie dal volto la benda a Tyrion. Non può non richiamare la celeberrima scena degli anni ’80 di Days of Our Lives – Il tempo della nostra vita in cui Kayla (Mary Beth Evans) toglie la benda dall’occhio di Steve “Patch” Johnson (Stephen Nichols). Purtroppo in questo caso, Game of Thrones non regge il paragone.

giovedì 12 luglio 2012

QUEER AS FOLK: una guida agli episodi - seconda stagione


STAGIONE 2
(su YouTube in nove segmenti: primo, secondo, terzo, quarto, quinto, sesto, settimo, ottavo, nono).

Questa stagione, in soli due episodi, potrebbe essere quasi un film per la televisione, se non fosse che non ne ha il tono. Serrato è il legame con la prima stagione di cui si riprendono motivi e atmosfere. Allo stesso tempo è un racconto a sè. Si sente una maggiore compattezza e l’unitarietà dettata dalla necessità di chiudere definitivamente la storia, dicendo tutto ciò eventualmente mancasse da dire. C’è una maggiore esigenza di plot, che è più teso. Le scene sono più aderenti allo scheletro della vicenda, che ha un inizio, una metà, una fine. Le vicende di Nathan si intersecano meno con quelle degli atri protagonisti. Assente Donna, per l‘indisponibilità dell’attrice a causa di precedenti impegni.

È più un’epopea, poi, questa. C’è inoltre maggior rabbia. A scandirla, a segnare il tempo, è un gesto che si ripete all’inizio della prima puntata, e viene ripetuto in chiusura, tanto della prima, quanto della seconda: è quello della pistola. La prima volta è Vince, che, con la prezzatrice, all’interno del supermercato, spara idealmente al collega che, slealmente, cerca di farsi promuovere al posto suo. La riprende poi Stuart in ospedale, che mette le mani a forma di pistola e punta con aggressività sulla fronte della madre di Alexander, rea di aver tagliato fuori il figlio dalle propria vita. Chiude l’ideale circolo una pistola vera, puntata da Stuart, presente Vince, contro un uomo che li aveva insultati quando si erano presi per mano. Insieme, lo costringono a scusarsi. E’ un segno potente in una simmetria studiata per una stagione molto più politica.

martedì 10 luglio 2012

ROAD ITALY: on the road in apecar


Chi cura programmi di viaggio in TV dovrebbe ripetersi: le cartine geografiche non sono carta straccia. Eppure l’ennesimo programma che ne fa a meno è Road Italy (Rai5) che forse ne avrebbe bisogno più di altri, visto che è in continuo spostamento essendo un percorso itinerante dal Gran Sasso al Monte Bianco fatto su strade provinciali alla scoperta di borghi e villaggi nostrani a bordo di apecar.
Forse, delle 50 puntate, quelle quotidiane danno più soddisfazione di quella serale del venerdì, che fuori dalle pittoresche inquadrature del Bel Paese non lascia niente o ben poco. I momenti “on the road” non hanno sapore e se li tagli riduci di metà il programma. Esagero naturalmente, ma il problema è che le tappe raggiunte vengono viste così a volo d’uccello, e senza vede indicazioni per recuperare le botteghe, il locali i monumenti in cui ci si sofferma, che sembra tutto fatto molto a casaccio.
Claudio De Tommasi, Valeria Cagnoni e Emerson Gattafoni, autori oltre che viaggiatori, che si avvalgono di NewsSpotter di Skylogic, la nuova tecnologia per le produzioni televisive “nomadiche”, registrano anche gli “incidenti di percorso” e questo dà un’aria vissuta che non dispiace: la grandine, l’automobilista che se ne frega che siano filmando e parcheggia dove vuole… Se si ripete il titolo del programma una volta in meno c’è più tempo da dedicare ai luoghi che si visitano, senza fretta.

venerdì 6 luglio 2012

THE NEWSROOM (1.02): le regole


The Newsroom nel suo secondo episodio, “News Night 2.0” (1.02), continua il suo discorso su che cosa significa fare del buon giornalismo. E stende delle vere e proprie regole in modo esplicito. I giornalisti vengono invitati dalla produttrice esecutiva, Mackenzie MacHale (Emily Mortimer), a domandarsi per ogni notizia:
1.       È un’informazione rilevante al momento del voto?
2.      È la miglior forma possibile di argomentazione?
3.      È la storia in un contesto storico?
E chiamata a definire con più precisione “migliore” specifica che lo valuta: dalla fonte, dal numero di fatti rilevanti, da un certo fattore X dato dall’esperienza.
Altri concetti che emergono dalla puntata sono la necessità di equità, l’importanza della retorica nel definire le questioni, la dialettica fra rendere le questioni personali vs appoggiarsi sui fatti (si pende sui secondi), la necessità che sia il contenuto a guidare gli ascolti e non viceversa (pure tema caldo della puntata), il fatto che lo studio televisivo in cui vengono presentate le notizie è da considerarsi come una specie di aula di tribunale.    

giovedì 5 luglio 2012

QUEER AS FOLK: una guida agli episodi - 1.08


Episodio 8 (su YouTube in quattro segmenti: primo, secondo, terzo, quarto)


Scritto da: Russell T. Davies
Regia: Sarah Harding

Plot. Stuart sfonda la vetrina del rivenditore d’auto da cui ne ha appena comprata una, per rivalsa contro i commenti omofobi da questi pronunciati. Poi corre da Lisa e Romey: l’immigrazione ha fatto loro visita e Lance viene arrestato per essere deportato. Romey incolpa Stuart, ma il poliziotto dice che è stato Nathan ad avvertirli e lui si prende la colpa come d’accordo. Questi poi decide di tornare a casa, ma di fronte al comportamento del padre, scappa di casa per andarsene a Londra e nella sua fuga si unisce a lui Donna, scontenta del nuovo compagno della madre. Vince esce a pranzo con Stuart e parlano della storia che il primo ha con Cameron. Più tardi, quest’ultimo tratta Vince come un bambino e questi si sente ferito. Chiede a Cameron di nominargli tutti gli attori che hanno interpretato Doctor Who che gli vengono in mente. Cameron ne rammenta a stento un paio, lì dove a pranzo Stuart glieli aveva giocosamente sciorinati tutti senza battere ciglio. Vince molla Cameron e in discoteca invita Stuart a ballare.

Commento. E’ una puntata che affronta il tema dell’omofobia, più o meno diretta e opprimente: a scuola (il poeta Wilfred Owen è deriso perché “finocchio”), sul lavoro (Vince vede dei colleghi ridere di lui e teme sia perché hanno scoperto che è gay – in realtà è per la cravatta che indossa), nel mondo esterno (il rivenditore d’auto, la casa di Nathan).  E’ un issue che più massicciamente verrà ripreso nella seconda stagione, e mostra i piccoli atti di coraggio per farvi fronte (Vince che commenta il sedere di un collega al lavoro, Nathan che, al locale, svergogna Christian davanti a tutti annunciando al microfono che quello è il ragazzo che a scuola li pesta dicendo che sono delle checche) e le decisioni più impulsive e drastiche (Stuart che sfonda la vetrina del rivenditore auto, e minaccia ripercussioni legali per i commenti omofobi, Nathan che scappa di casa di fronte all’atteggiamento del padre che gli intima di non mettere idee strane in testa alla sorella e gli dice che in quella casa “l’ano serve per cagare”). E’ uno degli episodi che più esplicitamente lega a doppia mandata Vince e Stuart nel loro amore reciproco e più mostra come il loro rapporto sia fondato su vera conoscenza e accettazione reciproche, e come contemporaneamente i loro mondi siano differenti. Ed è una vera season finale, con una chiusura che vede tutti un passo più in là: Stuart non più a rischio di perdere il bimbo di cui è padre; Nathan che affronta il grande mondo da solo; Vince affrancato da un compagno che lo tratta come un infante, out nel lavoro, e capace di invitare Stuart sulla pista da ballo. Tutti paghi e sicuri di sé.

mercoledì 4 luglio 2012

HUMAN TARGET: eroismo vecchia maniera


Esplosioni, pallottole che volano, lotta corpo a corpo, un treno che rischia di deragliare e finisce per saltare in aria in un tunnel, ostaggi, avvelenamenti, salti, salvataggi… e questo solo nel pilot di Human Target (Italia1, giovedì, ore 21.10), montagne russe di azione e stunt, basate su un fumetto, di cui mantiene un po’ di gesto per l’esagerazione agli eventi rocamboleschi, spesso poco plausibili.

Mark Valley (Keen Eddie, Fringe, Boston Legal), mascella quadrata e fisico aitante, è Christoppher Chance un uomo che funge da “bersaglio umano” per clienti che sono minacciati, e che si rivolgono a lui per protezione e per scoprire chi vuole loro del male. In un ruolo di supporto simile a quello che aveva in precedenza in Pushing Dasies, ma che lo fa rimpiangere, c’è Chi McBride (interpreta Winston). Nel ruolo di Guerriero, un hacker dal passato torbido, apparentemente inoffensivo, ma chiaramente capace di essere spietato c’è Jackie Earle Haley, davvero adatto alla parte.

Un thriller d’azione con il sapore di quelli che si vedono sul grande schermo, anche nella musica, e la promessa di non esserlo solo nel pilot in cui c’è come star ospite una Trica Helfer (di Battlestar Galactica) inusualmente bruna. Eroismo alla vecchia maniera: se è il vostro genere….

martedì 3 luglio 2012

CONFESSIONE REPORTER: da andarne fieri


Solitamente “Italia1” e “giornalismo” non sono un binomio che dia aspettative di approfondimento serio e rigoroso, conditi come sono i telegiornali della rete di notizie frivole. Uno deve ricredersi guardando Confessione Reporter, uno spazio settimanale con Stella Pende in otto puntate  (domenica, seconda serata) di cui si può andare autenticamente orgogliosi: per il livello dell’approfondimento e la serietà dei temi trattati, e perché accompagna alla realtà che descrive un ulteriore esplicito livello di riflessione e spiega la professione di reporter.
Siamo mostri o vampiri che rapinano il dolore e le emozioni dei più deboli? Esiste una misura nell’essere giornalista? E quale è? Queste sono domande che ci si è posti già al debutto avvenuto a fine maggio. Una delle risposte che sono emerse è che il senso è forse quello di restituire umanità ai soggetti con cui si viene a contatto, le cui storie si raccontano, persone che diversamente non hanno voce. Fanno un elenco anche: poveri, gente in Paesi lontani e in guerra, matti, ciechi, neri, omosessuali, lebbrosi, rom…
La prima puntata è andata in Afghanistan fra bambine e donne sfruttate, picchiate, violentate, torturate. Storie crude, storie vere. Storie che è stato difficile guardare, che lasciano a disagio e che forse uno non ha nemmeno troppa voglia di vedere, e forse anche per questo è bene che vengano mostrate. Un segmento è un “reportage d’autore”, inteso come un servizio realizzato da nomi illustri (Moni Ovadia, Cesare Prandelli, Dominique Lapierre…) prestati per l’occasione al mestiere. E via Skype, in chiusura di puntata, si ascolta una testimonianza di qualcuno di Medecins Sans Frontieres.

lunedì 2 luglio 2012

TG4: meglio ripassare i pronomi personali complemento


Sono rimasta scandalizzata, di recente, quando sono capitata sul TG4 e ho sentito in un servizio dire: “(…) una ragazza disabile che non ha dallo Stato quello che gli spetta di diritto”. Fino a prova contraria se si parla al femminile in italiano si dovrebbe dire “quello che le spetta di diritto”, non “gli”. Passi al limite - ma io non lascerei correre nemmeno quello – che utilizzino “gli” con il plurale, per cui riferito a un gruppo direbbero “gli spetta” al posto di “spetta loro”, cosa che si sente di continuo, ma addirittura sbagliare femminile e maschile mi pare una vergogna.
Il colmo è che non era una persona intervistata o chi sa chi a fare questo grave errore di grammatica, ma proprio la giornalista, quindi qualcuno per cui l’uso corretto delle parole dovrebbe essere una parte essenziale del mestiere. Come minimo sarebbe da farle fare un accurato ripasso dei pronomi personali complemento.