domenica 26 febbraio 2023

HELLO TOMORROW!: uno specchio retro-futuristico sul sogno americano

Quello che mi ha immediatamente attratto di Hello Tomorrow! (su AppleTV+, dal 17 febbraio e ora ancora in corso) è il look retro-futuristico. Qui i valori produttivi sono al top nel ricreare l’estetica di design e moda degli anni ‘50, che amo particolarmente, e l’immaginario del futuro che in quell’epoca si aveva, con tanto di locali in cui a servire sono i robot. Si dice bene in TV’s Top 5 che hanno cercato di creare un mondo fra Mad Men e I Jetsons. Di gran stile. Più di qualcuno ci ha anche notato una dose di Morte di un commesso viaggiatore. E poi il cast. Basta leggere i nomi Billy Krudup (che ben si è meritato l’Emmy per The Morning Show), Hank Azaria (Huff) ed Alison Pill (Devs, ST: Picard) per decidere di dare una chance al programma. E dalle prime puntate disponibili pare ne valga la pena.

Jack Billings (Billy Crudup) è un commesso viaggiatore di grande esperienza ed ottimismo, capo dell'ufficio vendite delle Residenze Lunari Brightside, il cui lavoro consiste nel piazzare a compratori interessati abitazioni di vario lusso sul nostro satellite. L’ex moglie, che non vede da moltissimi anni e da cui ha avuto un figlio che non lo conosce, ha un incidente che la lascia in coma, e la madre di lui, Barbara (Jacki Weaver), lo spinge ad andare a trovarla. Proprio lì incontra suo figlio Joey (Nicholas Podany) e, pur non rivelando quale rapporto ci sia fra loro, decide di prenderlo sotto la propria ala protettrice facendolo entrare nella propria squadra. All’inizio il ragazzo non pare per nulla portato, ma impara in fretta. È evidente che è il preferito di Jack e questo scatena la gelosia di Herb (Dewshane Williams), che cerca di diventare il numero uno anche perché, come gli ricorda la moglie da cui è lontano e vede solo in videochiamata, lo fa per la loro famiglia. La squadra di Jack comprende anche Eddie (Hank Azaria), un giocatore d'azzardo e alcolizzato che ha una lunga carriera alle spalle, che se la intende con Shirley (Haneefah Wood), che gestisce con efficienza tutte le pratiche dell’ufficio ed è una donna che non le manda a dire. Myrtle (Alison Pill), una casalinga che pianta il marito e si lascia dietro terra bruciata, a cui Herb ha venduto una residenza, è disperata perché pensava di poter partire subito, si vede il volo per la luna rimandato e pretende di far valere i propri diritti, rischiando di diventare una minaccia all’attività del gruppo.

Questo comedy-drama a tinte sci-fi si tiene in equilibrio fa due elementi tensivi portanti: l’insoddisfazione e l’ottimismo, la delusione di quello che la vita è e il sogno che la luna offre di poter essere un’alternativa. “Senti il profumo dei biscotti” insegna Jack al figlio, in una immaginaria situazione in cui gli apre la porta una vecchietta che li ha appena infornati, quando vuole trasmettergli di cercare di capire che cosa fa sentire bene le persone e a far leva su quello per convincerli a comprare. Perché vendere è il loro primo obiettivo, anche se dice “ricordatevelo, non stiamo solo vendendo, stiamo cambiando vite”. Insegna alle persone a mirare non a quello che pensano di potersi permettere, ma a quello che ritengono di meritarsi. È tutta un’illusione? Jack dà alla gente un sassolino dicendo che viene dal Mare della Tranquillità della Luna. In realtà glielo vediamo prendere dal fondo di un aquario. L’ex-star della TV che fa loro pubblicità gioca di finzione. È una truffa la loro? Non ne siamo certi. Quello che sappiamo è che di fronte all’allegria forzata del sorriso a trentadue denti c’è disillusione, rimpianti, solitudine. Il pulmino che, tutta allegria, schiaccia inavvertitamente la ex di Jack lasciandola in coma, è la prima crepa di un mondo in superficie perfetto e felice.

Altro fulcro del programma è il complesso rapporto padre-figlio. Jack non è mai stato un genitore e per la prima volta vuole cercare di esserlo. Di fronte ha però qualcuno che non solo è cresciuto senza di lui ma dice candidamente di non sapere chi sia suo padre e di non voler aver nulla a che fare con lui. Joey vede in Jack un mentore, è incantato dalle sue parole prima e sostenuto dal fatto che lo vede credere in lui poi, e pur di non deluderlo mente, se necessario. Fra i due, il confine fra verità e menzogna diventa molto labile.  

Fra le fonti di ispirazione, dichiaratamente ci sono Norman Rockwell e poi, nelle parole di Amit Bhalla, che lo ha sviluppato insieme a Lucas Jansen, "Billy Wilder, Preston Sturges e Frank Capra; ci siamo immersi in quei toni (…).  La giustapposizione tra il brivido e il dolore, la soap e il noir, e tutte queste cose che erano in grado di mettere in un unico film. Sapevamo che, così facendo, sarebbe sembrato più vecchio, che saremmo riusciti a creare una sorta di meta-narrazione della nostalgia attraverso il tono". Hanno tratto spunto anche dalla pubblicità dell'Esposizione Universale “dagli anni '30 agli anni '60, quando è nato il futurismo aziendale americano come forma d'arte": “è un programma che ha un'estetica costruita sulla pubblicità e su una sorta di utopia estetica. Ebbene, cosa succede quando la si vive davvero ma i robot sono un po' arrugginiti, le cose non funzionano e la moquette è macchiata?" (Rotten Tomatoes). È quindi uno specchio sul sogno americano, e come uno specchio mostra la verità, anche quello che sotto l’ottimismo si preferirebbe non vedere.

venerdì 17 febbraio 2023

THE MAKANAI: misurata e accogliente

Firmato da Hirokazu Kore-eda, showrunner, sceneggiatore e regista di alcune delle puntate, il delicato The Manakai – Cooking for the Maiko House, che ha debuttato su Netflix il 12 gennaio 2023, è l’adattamento live action dell'omonimo manga di Aiko Koyama, che nel 2021 aveva già avuto una trasposizione in anime (qui su Crunchyroll). Non ne abbiamo una versione doppiata in italiano, ma è disponibile con i sottotitoli.

Due ragazzine di 16 anni provenienti da Aomori, in Giappone, decidono di non proseguire gli studi, ma di recarsi a Kyoto per diventare maiko, apprendiste geishe, o come vengono chiamate nella serie del dialetto della città, geiko. Vengono accolte dalla madre Chiyo (Keiko Matsuzaka) e dalla madre Azusa (Takako Tokiwa), che ha una figlia adolescente, Ryoko (Aju Makita), a cui non piace questo stile di vita. Cominciano le lezioni: se Sumire (Natsuki Deguchi), che sogna per sé questo futuro da quando ha incontrato per la prima volta la famosa Momoko (Ai Hashimoto) che ora per le è una “sorella”, si dimostra subito portata, Kiyo (Nana Mori, una idol del j-pop) invece non è all’altezza e le viene detto che non può proseguire, cosa che la lascia affranta anche perché lei e l’amica si erano promesse di proseguire nel percorso insieme. La cuoca della casa si infortuna e non riesca più ad andare a cucinare per loro. Stufe dei cibi da asporto, le giovani donne decino di cucinare loro ma per poco non provocano un incendio. Kiyo, che ha una grande passione per il cibo, si offre lei di cucinare, ed è subito evidente a tutte che quello che prepara è molto buono. Diventa così la makanai, la cuoca della casa delle maiko appunto. Non è un compito facile. Vengono tutte da parti diverse del Giappone e sono abituate ad alimenti e gusti diversi. Bisogna preparare cibi che possano andar bene per tutte e farle sentire a casa.

Questa serie corale, che ruota tutta intorno alle donne della casa, è estremamente dolce e delicata, costruita con grazia, mitezza, levità. Non ci sono grandi contrasti o colpi di scena. Anche le delusioni della vita, o le contrarietà, vengono accettate e risolte con pacatezza, nella quotidianità, che è vissuta con riverenza anche nelle piccole cose. Si riflette su quello a cui si aspira nella vita. Molto rigore è richiesto alle novizie per imparare il “mai”, la danza rituale tradizionale, che può avere molte forme e significati ed è ricerca artistica. “Devi mostrare ciò che non si vede senza mai mostrare troppo” (1.05) viene proprio detto rispetto a questo tipo di danza. “Con la massima dedizione” imparano presto che è la formula con cui salutano, cosa che riflette il loro impegno costante a raggiungere il raffinato ideale di modestia e femminilità che viene loro insegnato. Ricevono una severa preparazione all’insegna della tradizione, che prevede anche che non possano avere un ragazzo, utilizzare il cellulare, entrare in un supermercato se hanno le loro elaborate acconciature tradizionali… Devono abituarsi anche a mangiare porzioni di bocconi molto piccoli per non rovinare il rossetto. Al momento del loro debutto chi diventa maiko prende un nuovo nome.

Si affastellano nel corso delle puntate tanti dettagli culturali inusuali per un occhio occidentale. È uno sguardo che è intergenerazionale, ma allo stesso tempo fuori dal tempo ed intimo. Ci si interroga sull'amore e sul ruolo che esso gioca nella loro vita e nel desiderio di perseguire un particolare sogno o sulla natura dell'amore non corrisposto. Si percepisce il senso di scoperta dipingendo quadri di lieve stupore verso l’ordinario.

Si vede anche la cura e l'affetto che Kiyo ci mette nella creazione delle pietanze, che sono espressione di piaceri del palato, ma anche forma di amorevolezza e sono ricambiate con deliziate espressioni di apprezzamento negli assaggi. C’è amicizia e affetto e ciascuna di loro ha una propria distinta personalità che impara ad armonizzare con quella delle altre. Kiyo, ascoltandole, si rende conto che l’amica Sumire non avrebbe dormito bene la prima notte con l’acconciatura tradizione – per non rovinarla è costretta a dormire in un modo particolare molto scomodo - e così si ferma alzata per prepararle qualcosa di caldo; di rimando Sumire sa che Kiyo sta cercando di raccogliere biglietti della locale lotteria per poter vincere una macchina del pane che c’è in palio e si premura di procuragliene. Sono una famiglia. Yoshino (Mayu Matsuoka), che aveva lasciato la casa per sposarsi, lascia il marito perché vuole tornare a quella vita. Attorno al tavolo della cucina si scambiano onestamente ricordi, motivazioni e desideri. E ognuno può brillare e trovare la sua strada con il sostegno dell’altra senza rivalità perniciose o invidie.  

La sigla di ognuna delle nove puntate si chiude con un piatto che verrà ripreso nella puntata ed evoca emozioni e sensazioni diverse. Una serie misurata e accogliente. 

mercoledì 8 febbraio 2023

IL 13 NEWS: si parla di ME/CFS e "NONSOLOFATICA"

IL 13 NEWS, il telegiornale del canale TV il 13, ha avuto ospite nell’edizione di ieri me e il professor Tirelli, che parliamo del libro “NONSOLOFATICA” di cui siamo co-autori. Potete vedere l’intervento qui, oppure la trasmissione intera qui (noi siamo ospiti dal minuto 9.30 al 14.30 circa). Sono grata e contenta dello spazio che ci è stato concesso, cosa rara.

Purtroppo, come critica televisiva che evidentemente conosce a fondo l’argomento, devo anche lamentare il tipo di immagini che sono state scelte come sottofondo: gente al computer che appoggia le mani alla testa, gente che sbadiglia, gente che fa terapia di tipo fisico, tutte immagini classiche utilizzate sempre per descrivere l’Encefalomielite Mialgica / Sindrome da Fatica Cronica (ME/CFS), la patologia di cui si parla qui e di cui soffro io, e che sono state criticate dalla comunità dei pazienti come fuorvianti. Purtroppo non avere più occasioni di confrontarsi con l’argomento porta proprio a questo genere di problematiche. Nell’intervista il collega giornalista Gigi Di Meo di dice interessato a invitarmi ancora per parlare del problema, e magari potrebbe essere una buona occasione per parlare anche di questo problema di comunicazione e rappresentazione mediatica.

Ricordo che il libro, per Edizioni Mondo Nuovo, è acquistabile ed ordinabile in alcune libreria, anche online. Su Amazon lo trovate qui. Sono 150 domande e relative risposte. Fra queste, dato che questo è un blog di televisione, anche: “Ci sono rappresentazioni della ME/CFS in cinema e in televisione?”. Poche, ma ci sono. Rimando al libro per scoprire quali.