Quello che mi ha
immediatamente attratto di Hello Tomorrow!
(su AppleTV+, dal 17 febbraio e ora ancora in corso) è il look
retro-futuristico. Qui i valori produttivi sono al top nel ricreare l’estetica
di design e moda degli anni ‘50, che amo particolarmente, e l’immaginario del
futuro che in quell’epoca si aveva, con tanto di locali in cui a servire sono i
robot. Si dice bene in TV’s
Top 5 che hanno cercato di creare un mondo fra Mad Men e I Jetsons. Di
gran stile. Più di qualcuno ci ha anche notato una dose di Morte di un commesso viaggiatore. E poi il cast. Basta leggere i
nomi Billy Krudup (che ben si è meritato l’Emmy per The Morning Show), Hank Azaria (Huff)
ed Alison Pill (Devs, ST: Picard) per decidere di dare una
chance al programma. E dalle prime puntate disponibili pare ne valga la pena.
Jack Billings (Billy
Crudup) è un commesso viaggiatore di grande esperienza ed ottimismo, capo
dell'ufficio vendite delle Residenze Lunari Brightside, il cui lavoro consiste
nel piazzare a compratori interessati abitazioni di vario lusso sul nostro satellite. L’ex moglie, che
non vede da moltissimi anni e da cui ha avuto un figlio che non lo conosce, ha
un incidente che la lascia in coma, e la madre di lui, Barbara (Jacki Weaver),
lo spinge ad andare a trovarla. Proprio lì incontra suo figlio Joey (Nicholas
Podany) e, pur non rivelando quale rapporto ci sia fra loro, decide di
prenderlo sotto la propria ala protettrice facendolo entrare nella propria
squadra. All’inizio il ragazzo non pare per nulla portato, ma impara in fretta.
È
evidente che è il preferito di Jack e questo scatena la gelosia di Herb
(Dewshane Williams), che cerca di diventare il numero uno anche perché, come
gli ricorda la moglie da cui è lontano e vede solo in videochiamata, lo fa per la loro famiglia. La squadra di Jack comprende anche Eddie (Hank Azaria), un
giocatore d'azzardo e alcolizzato che ha una lunga carriera alle spalle, che se
la intende con Shirley (Haneefah Wood), che gestisce con efficienza tutte le
pratiche dell’ufficio ed è una donna che non le manda a dire. Myrtle (Alison
Pill), una casalinga che pianta il marito e si lascia dietro terra bruciata, a
cui Herb ha venduto una residenza, è disperata perché pensava di poter partire
subito, si vede il volo per la luna rimandato e pretende di far valere i propri
diritti, rischiando di diventare una minaccia all’attività del gruppo.
Questo comedy-drama a tinte sci-fi si tiene in
equilibrio fa due elementi tensivi portanti: l’insoddisfazione e l’ottimismo,
la delusione di quello che la vita è e il sogno che la luna offre di poter
essere un’alternativa. “Senti il profumo dei biscotti” insegna Jack al figlio,
in una immaginaria situazione in cui gli apre la porta una vecchietta che li ha
appena infornati, quando vuole trasmettergli di cercare di capire che cosa fa
sentire bene le persone e a far leva su quello per convincerli a comprare. Perché
vendere è il loro primo obiettivo, anche se dice “ricordatevelo, non stiamo
solo vendendo, stiamo cambiando vite”. Insegna alle persone a mirare non a
quello che pensano di potersi permettere, ma a quello che ritengono di
meritarsi. È tutta un’illusione? Jack dà alla gente un sassolino dicendo
che viene dal Mare della Tranquillità della Luna. In realtà glielo vediamo
prendere dal fondo di un aquario. L’ex-star della TV che fa loro pubblicità
gioca di finzione. È una truffa la loro? Non ne siamo certi. Quello che sappiamo è
che di fronte all’allegria forzata del sorriso a trentadue denti c’è
disillusione, rimpianti, solitudine. Il pulmino che, tutta allegria, schiaccia
inavvertitamente la ex di Jack lasciandola in coma, è la prima crepa di un mondo
in superficie perfetto e felice.
Altro fulcro del programma
è il complesso rapporto padre-figlio. Jack non è mai stato un genitore e per la
prima volta vuole cercare di esserlo. Di fronte ha però qualcuno che non solo è
cresciuto senza di lui ma dice candidamente di non sapere chi sia suo padre e
di non voler aver nulla a che fare con lui. Joey vede in Jack un mentore, è
incantato dalle sue parole prima e sostenuto dal fatto che lo vede credere in
lui poi, e pur di non deluderlo mente, se necessario. Fra i due, il confine fra verità e menzogna diventa molto labile.
Fra le fonti di
ispirazione, dichiaratamente ci sono Norman Rockwell e poi, nelle parole di Amit
Bhalla, che lo ha sviluppato insieme a Lucas Jansen, "Billy Wilder,
Preston Sturges e Frank Capra; ci siamo immersi in quei toni (…). La giustapposizione tra il brivido e il
dolore, la soap e il noir, e tutte queste cose che erano in grado di mettere in
un unico film. Sapevamo che, così facendo, sarebbe sembrato più vecchio, che
saremmo riusciti a creare una sorta di meta-narrazione della nostalgia attraverso
il tono". Hanno tratto spunto anche dalla pubblicità dell'Esposizione
Universale “dagli anni '30 agli anni '60, quando è nato il futurismo aziendale
americano come forma d'arte": “è un programma che ha un'estetica costruita
sulla pubblicità e su una sorta di utopia estetica. Ebbene, cosa succede quando
la si vive davvero ma i robot sono un po' arrugginiti, le cose non funzionano e
la moquette è macchiata?" (Rotten
Tomatoes). È quindi uno specchio sul sogno americano, e come uno specchio mostra
la verità, anche quello che sotto l’ottimismo si preferirebbe non vedere.
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