mercoledì 8 marzo 2023

SOMEBODY SOMEWHERE: umanità, amarezza, umorismo

Ispirato alla vita della comica e cabarettista Bridget Everett, che interpreta il ruolo principale ed è anche produttrice esecutiva, Somebody Somewhere (ovvero "Qualcuno da qualche parte", su HBOMax, per ora inedita da noi, ma dovrebbe approdare su Sky) racconta le vicende di Sam, una quarantenne in crisi dopo la morte di una delle sue due sorelle.

Siamo in Kansas, in una cittadina chiamata Manhattan (anche se in realtà si è girato nei sobborghi di Chicago) dove Sam è tornata per prendersi cura della sorella ora mancata. È infelice, si sente sola e persa, non è sicura di chi sia veramente, il monotono lavoro di correggere esami la logora e lascia insoddisfatta. Non riesce nemmeno a capire che cosa la renda felice: cantare, ma le spezza anche il cuore. La sua famiglia non la sostiene. La sorella Tricia (Mary Catherine Garrison) in particolare, che gestisce un negozio chiamato Tender Moments insieme alla sua migliore amica Charity (Heidi Johanningmeier), la butta giù domandandole che cosa abbia mai fatto nella vita, anche se poi lei stessa (1.05) finisce per scoprire che il suo matrimonio con Rick (Danny McCarthy) non va così bene come credeva. La madre di Sam, Mary Jo (Jane Drake Brody), è un’alcolista che è in difficoltà ad ammetterlo, e anche il padre Ed (Mike Hagerty, nel suo ultimo ruolo prima della morte nel maggio del 2022), un agricoltore, non solo fatica a riconoscerlo, ma è anche restio a confidarsi con altri e a chiedere aiuto. Sam però riesce ad ottenere il sostegno di uno dei sui migliori amici, collega ed ex-compagno di scuola, il timido Joel (Jeff Hiller), che per la propria chiesa suona il piano e, all’insaputa della pastora, organizza delle serate di cabaret spacciandole per prove del coro. Coinvolge anche Sam che finalmente trova un po’ di luce. Della nuova comunità di Sam fan parte anche Fred Rococo (il noto drag king Murray Hill, Life & Beth), scienziato del suolo dell'università, e Michael (Jon Hudson Odom), il ragazzo di Joel.

Bridget Everett guarda con affetto sincero le piccole comunità americane, riuscendo ad evitare di farle apparire sradicate e opprimenti, o idealizzate e caramellose. Ne mostra il cuore pulsante attraverso variegate e variopinte persone, umane nella loro diversità di età, debolezze, interessi, espressione di genere e forme fisiche, identità sessuali. È realistica e agrodolce, empatica e sottile, briosa ma rilassata. I dialoghi sono realistici, e c’è un senso di amicizia vera, vissuta nella quotidianità delle piccole cose.

Centra il bersaglio nel mostrare un generico dolore nei confronti della vita che non viene necessariamente di qualcosa di grande o specifico – sì, qui c’è stato un lutto importante, ma l’insoddisfazione per la realtà non viene solo da quello, ma è data dal vivere in sé stesso. Solitudine e delusione sono al centro della narrazione, eppure si riesce a trasmettere una sensazione di speranza e di calore. Si mostra come questa negatività si supera attraverso legami umani che sanno accettarti per come sei, riuscendo ad essere al contempo leggeri e significativi.

Una serie molto umana, umoristica ma con delicatezza e pronta con indulgenza e ridere delle anche di fronte alle amarezze. La seconda stagione debutta negli USA il prossimo 23 aprile. 

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