Ispirato alla vita della
comica e cabarettista Bridget Everett, che interpreta il ruolo principale ed è
anche produttrice esecutiva, Somebody
Somewhere (ovvero "Qualcuno da qualche parte", su HBOMax, per ora inedita da noi, ma dovrebbe approdare su Sky) racconta le vicende di Sam, una quarantenne in crisi dopo la
morte di una delle sue due sorelle.
Siamo in Kansas, in una
cittadina chiamata Manhattan (anche se in realtà si è girato nei sobborghi di
Chicago) dove Sam è tornata per prendersi cura della sorella ora mancata. È infelice, si sente sola e
persa, non è sicura di chi sia veramente, il monotono lavoro di correggere
esami la logora e lascia insoddisfatta. Non riesce nemmeno a capire che cosa la
renda felice: cantare, ma le spezza anche il cuore. La sua famiglia non la
sostiene. La sorella Tricia (Mary Catherine Garrison) in particolare, che gestisce
un negozio chiamato Tender Moments insieme alla sua migliore amica Charity (Heidi
Johanningmeier), la butta giù domandandole che cosa abbia mai fatto nella vita,
anche se poi lei stessa (1.05) finisce per scoprire che il suo matrimonio con
Rick (Danny McCarthy) non va così bene come credeva. La madre di Sam, Mary Jo (Jane
Drake Brody), è un’alcolista che è in difficoltà ad ammetterlo, e anche il
padre Ed (Mike Hagerty, nel suo ultimo ruolo prima della morte nel maggio del
2022), un agricoltore, non solo fatica a riconoscerlo, ma è anche restio a
confidarsi con altri e a chiedere aiuto. Sam però riesce ad ottenere il
sostegno di uno dei sui migliori amici, collega ed ex-compagno di scuola, il
timido Joel (Jeff Hiller), che per la propria chiesa suona il piano e, all’insaputa
della pastora, organizza delle serate di cabaret spacciandole per prove del
coro. Coinvolge anche Sam che finalmente trova un po’ di luce. Della nuova
comunità di Sam fan parte anche Fred Rococo (il noto drag king Murray Hill, Life & Beth), scienziato del suolo
dell'università, e Michael (Jon Hudson Odom), il ragazzo di Joel.
Bridget Everett guarda con
affetto sincero le piccole comunità americane, riuscendo ad evitare di farle
apparire sradicate e opprimenti, o idealizzate e caramellose. Ne mostra il
cuore pulsante attraverso variegate e variopinte persone, umane nella loro
diversità di età, debolezze, interessi, espressione di genere e forme fisiche,
identità sessuali. È realistica e agrodolce, empatica e sottile, briosa ma
rilassata. I dialoghi sono realistici, e c’è un senso di amicizia vera, vissuta
nella quotidianità delle piccole cose.
Centra il bersaglio nel
mostrare un generico dolore nei confronti della vita che non viene necessariamente
di qualcosa di grande o specifico – sì, qui c’è stato un lutto importante, ma l’insoddisfazione
per la realtà non viene solo da quello, ma è data dal vivere in sé stesso. Solitudine
e delusione sono al centro della narrazione, eppure si riesce a trasmettere una
sensazione di speranza e di calore. Si mostra come questa negatività si supera
attraverso legami umani che sanno accettarti per come sei, riuscendo ad essere
al contempo leggeri e significativi.
Una serie molto umana, umoristica ma con delicatezza e pronta con indulgenza e ridere delle anche di fronte alle amarezze. La seconda stagione debutta negli USA il prossimo 23 aprile.
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