Fin dalla
primissima scena capiamo che cos’è Barry: Barry è un assassino. Lo vediamo in
una stanza d’albergo, che esce dal bagno con sul letto la sua ultima vittima, un
foro di proiettile in mezzo alla fronte. Prende un aereo e torna a casa. E
arriva Fuchs (Stephen Root), un po’ come un “agente”, con il suo nuovo
bersaglio. Però, come scopiamo presto, Barry è un veterano di guerra e che
scelto questa professione, fra virgolette, in attesa di scoprire quale fosse il
suo vero scopo nella vita. E ci si imbatte per caso. La sua prossima vittima è
un aspirante attore che segue un corso condotto dall’esigente Cousineau (Henry
Winkler, il Fonzie di Happy Days). E Barry,
fortunatamente, finisce sul palco, e non appena sperimenta il brivido
dell’applauso, scopre la sua vocazione: anche lui vuole fare l’attore.
Nonostante il suo mentore cerchi di dissuaderlo, perché vede un conflitto di
interessi nell’essere un killer, l’entusiasmo dei compagni, Sally (Sarah
Goldberg) in particolare, e un incoraggiamento dell’acting coach, fanno sì che lui non demorda e si iscriva al corso.
Parte
così la serie Barry (HBO), che da una
premessa esplicitamente ridicola scopre l’umanità dei personaggi, quella verità
che Cousineau gli dice essere l’essenza della vocazione attoriale. Recitare significa
essere umani gli ribadisce Sally (1.02), quando lo invita a tirare fuori le
proprie emozioni per la perdita del loro compagno di corso, incoraggiati ad usare il proprio dolore in maniera costruttiva ai fini della
recitazione – e ci si scompiscia allo steso tempo per lo cinismo del maestro
che ha sì passione per l’argomento, ma non dimentica il lato economico della questione.
Il compito dell’attore (1.03) è creare una realtà e lasciare che il pubblico la
viva. In molte modalità, anche attraverso i titoli delle puntate che sono in se
stesse lezioni di recitazione in pillole, ci viene insegnato che recitare è
emozione cruda, spietata, da cui non hai scampo, perché tale è la vita, e
quando c’è questa sintonia con la realtà si riesce a creare arte. Allo stesso
tempo la finzione è leggera e liberatoria, per Barry è “a momentary stay against confusion – una momentanea pausa che si
oppone al caos” per usare le parole di Frost, e in questo è taumaturgica. E quello
che nel quotidiano viene soffocato, ha una valvola di sfogo sulla scena.
Quell’iniziale
senso dell’assurdo la serie non lo perde mai, con scenette di slapstick comedy, alla Una Pallottola
Spuntata volendo: come quando Fuchs viene aggredito e picchiato e
sequestrato, mentre urla disperato, e tutto avviene sullo sfondo di un ignaro
Barry che parla al telefono come se nulla fosse (1.02); con situazioni come la
moglie che interrompe le torture del marito malvivente lamentandosi che fa
troppo rumore, che la figlia ha a casa gli amici per un pigiama party, in
quella che sembra una stoccata parodistica alla doppia anima di
malavitoso-padre di famiglia de I Soprano;
come con il messaggio via sms con le indicazioni sul prossimo bersaglio da
ammazzare e la richiesta di cancellarlo poi, per piacere – il per piacere è un
di tocco di sublime ilarità. Un momento la serie è assurde risate, il momento dopo è dramma,
e l’apice di questo si verifica quando Barry ammazza un suo vecchio amico
perché ha scoperto la verità e non è in grado di serbare il segreto (1.07) e
sul palco bisogna mettere in scena il Macbeth, dove lui ha solo una battuta; e
qui si è feroci, disperati, abrasivi. La serie cambia di tono in modo repentino
senza perdere un colpo e riesce anche a mescolare tragico e comico senza che
diventi necessariamente tragicomico, ma tenendo i due canali attigui e separati.
C’è molta
satira e c’è una certa serendipità
nel viaggio umano del protagonista, mostrando come ci sia una certa dose di
casualità nella nostra ricerca di un senso. Ed è una parabola della difficoltà
di scappare dal proprio passato e dalle trappole che ci risucchiano verso
quello che siamo sempre stati. Tutti nella vita cerchiamo le stesse cose, ci
dice il protagonista in un momento disperato, ovvero essere felici e amare. E
per raggiungere questi obiettivi Barry inevitabilmente e immancabilmente compie
atti che lo allontanano da quell’obiettivo. Sembrano le sabbie mobili del
proprio passato.
Le prove
attoriali sono davvero spettacolose. Bill Hader, co-autore insieme ad Alec Berg
(Silicon Valley, Curb your Enthusiasm, Seinfeld)
, davvero mozza il fiato nel mostrare l’agonia e la vulnerabilità del suo
personaggio, perché davvero non importa quanto surreale possa diventare la
situazione, non molla mai la presa dalla verità emozionale del suo alter ego. Si
sviluppa empatia per Barry, mentre si è contemporaneamente ripugnati da quello
che fa. E si ride.
La seconda stagione della serie debutta negli USA il 31 marzo.
La seconda stagione della serie debutta negli USA il 31 marzo.
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