giovedì 22 agosto 2019

LODGE 49: "smonata"


Ideata da Jim Gavin che si è ispirato al romanzo di Thomas Pynchon “L’incanto del lotto 49”, Lodge 49 (AMC, Amazon Prime), è una serie che riflette sul senso della vita e dei rapporti umani con un vago senso di realismo magico che permea le vicende di personaggi apparentemente sconfitti dalla realtà.

I protagonisti sono Sean “Dud” Dudley (Wyatt Russell, figlio di Kurt Russell e Goldie Hawn), un ex-surfista californiano che durante un viaggio in Nicaragua è stato morso da un serpente e gli è rimasta una ferita mai guarita completamente che lo lascia zoppicante, che vive alla giornata, e sua sorella gemella Liz (Sonya Cassidy), che lavora come cameriera in un locale senza troppe pretese, lo Shamroxx. Dopo la morte del padre, che gestiva un negozio di pulizia di piscine e che li ha lasciati con un grosso debito da estinguere, si ritrovano ad affrontare una vita economicamente, e sono solo, incerta. Un giorno sulla spiaggia, Dud trova un anello con il simbolo di quello che viene chiamato l’Ordine della Lince. Per puro caso (?) si ritrova di fronte a un edificio che porta quel simbolo e viene in contatto con la Loggia 49, un gruppo di svariati personaggi con aspirazioni alchemico-spirituali, un po’ famiglia l’uno per l’altro, e decide di iscriversi diventando “scudiero”, sperando di trovare un nuovo senso a tutto. Mentre Liz cerca disperatamente di guadagnare il necessario per vivere e vede poco altro, nella vita di Dud, che ha un atteggiamento molto più rilassato e positivo a dispetto di tutto, entrano a far parte gli iscritti della loggia: Ernie Fontaine (Brent Jennings), un venditore di prodotti idraulici di mezza età all’inseguimento dell’elusivo “Capitano” che gli faccia fare un colpaccio professionale, amante della sposata Connie (Linda Emond) e “Cavaliere Luminoso” che aspira ad essere il prossimo Sovrano Protettore della loggia, dopo Larry (Kenneth Welsh, Twin Peaks), che dà ormai segni di instabilità; Blaise (David Pasquesi), farmacista alternativo studioso dei misteri alchemici e storici della loggia nonché suo barman.

Se dovessi descrive con una sola parola la serie, sceglierei una parola dialettale veneta: “smonata”, ovvero disillusa, demotivata, vagamente svogliata. Allo stesso tempo però c’è un senso di residuale resistenza umana verso il grigiore della vita e di anelito verso un’esistenza autentica, e un sentimento di ottimismo. Ernie (1.04), in quello che incapsula lo spirito ultimo, confessa che non vuole vivere per sempre, vuole vivere davvero, anche per poco e col poco che ha, con contatti umani. La gente cerca gli unicorni quando abbiamo i rinoceronti, dice. Non è una serie contro le fantasie e le ambizioni, ma è una serie che invita a trovare magia nella realtà. I toni caldi e luminosi della Long Beach californiana la immergono in un’aura di speranza, e si è lontanissimi da possibili altisonanti pomposità.  Volatili segni invitano a leggere in modo simbolico molto di quello che vediamo sullo schermo. Si parla di sogni, di invecchiare, di amore, capitalismo, morte e lutto, desideri… 

Ammetto che mediamente ha entusiasmato la critica più di quanto non abbia preso me, che pure ne vedo l’ambizione e l’aspirazione filosofica. La parte spirituale mi ha fatto ripensare a The Path, perché ne condivide segni e immaginario, in alcuni passaggi, ma se lì si riflette sull’oligarchia di una setta e sul suo potere corrosivo e opprimente, qui non ci si spinge mai in terreni propriamente religiosi, e si guarda alla crescita personale, alla liberazione individuale e al senso di comunità e fratellanza.  E c’è una sottilissima pervasiva sotterranea ironia che redime da ogni possibile fanatismo – che sia l’arrivo dell’emissario della Loggia di Londra o la scoperta in una stanza segreta di una “mummia” (1.04), a dispetto di Blaise che si rifiuta di definirla tale... Ci si spinge verso il surreale, ma si rimane sul confine, sempre comunque ancorati alla realtà.

La seconda stagione negli USA è disponibile dal 12 agosto. Presto anche sullo store italiano, immagino. 

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