È la
recitazione il punto debole di Batwoman,
e specificatamente quella della bella interprete
Ruby Rose (Orange is the New Black) che non brilla per abilità “tespiane”, diciamo così, ingessata e
monocorde. Non c’è ammontare di spavalderia che riesca a nascondere questa
pecca. E va bene raccogliere la staffetta da Batman, che nella narrazione è
misteriosamente scomparso 3 anni prima, ma lui è così onnipresente che a stento
lei emerge: se per la fine del pilot non si riesce nemmeno a
riconoscere l’eroina per quello che è, una donna, una persona diversa, e la si
vede ancora come il più famoso cugino, è certo che abbiamo un problema.
Introdotta nella puntata
crossover di Arrow “Elsewords –
Altrimondi”, la nuova entrata della scuderia di Greg Berlanti, sviluppata in
questa incarnazione da lui e da Caroline Dries, è basata ovviamente sull’omonima
eroina dei fumetti della DC, ed in particolare sulla graphic novel del 2010 Batwoman:
Elegy.
Il passato di Kate Kane,
nome civile di Batwoman, è chiaro: ha perso la madre e la sorella in un
incidente d’auto da cui l’alter ego di Bruce Wayne non è riuscita a salvarle, e
le lo ha sempre ritenuto responsabile di questo; è stata espulsa dall’accademia
per essere lesbica e nello stesso momento ha perso così la sua ragazza, Sophie
(Meagan Tandy), che ha preferito mentire per potersi invece diplomare. Ora
Gotham, la cui sicurezza è mantenuta dai Crows (i Corvi), fondata dal padre Jacob
Kane (Dougray Scott), viene minacciata dalla temibile Alice (Rachel Skarsten),
leader della Woderland Gang (la Gang
delle Meraviglie), che rapisce Sophie. La sorellastra di Kate, Mary Hamilton
(Nicole Kang), la avverte e lei, che si stava allenando per conto suo, rientra
in città. Scoperta la vera identità di Batman, estorcendo forzatamente l’aiuto
del giovanissimo Luke Fox (Camrus Johnson), che custodisce la Wayne Tower,
decide di modificarne il costume del cugino e di ergersi lei a paladina della
città. ATTENZIONE SPOILER. La scoperta maggiore che farà, alla fine del pilot,
è rendersi conto che Alice, la sua nemesi simil-Joker, altri non è se non Beth,
la sorella che lei credeva morta nell’incidente d’auto di anni prima.
Da quanto traspare dal
pilot, oltre ad un look genericamente non troppo accattivante – nei costumi, ma
anche della scenografia (salvo solo il momento in cui Kate scopre la Batcaverna
– la sceneggiatura è completamente dimenticabile e l’approfondimento psicologico
dei personaggi è lasciato al caso. La storia si snoda secondo tappe narrative
ben definite con un buon ritmo, e tutto è sufficientemente chiaro, ma è anche tutto
piuttosto preordinato e scialbo, non vibra di passione intellettuale o emotiva.
Il sottotesto, potenzialmente ricco, rimane inconsistente. Del voice-over si
potrebbe facilmente fare a meno. I rapporti fra i personaggi suonano tutti
forzati. Alice, ben recitata, è l’unica luce che scappa dal buco nero e che
presenta del potenziale.
Personalmente ero
affezionata dall’infanzia al personaggio, ma di questa vigilante i cui dolori
emotivi non sembrano più vissuti della tuta rifatta che ha deciso di indossare
faccio volentieri a meno.
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