Bau Boys (prima in onda nel pomeriggio, ora alle 8.15), il programma per ragazzi di Italia1 che parla di animali e vuole instillare nei giovani rispetto e attenzione per tutti gli esseri viventi, mi ha convinto nel contenuto, ma molto meno nella forma.
L’intento è lodevole, e i servizi che vengono realizzati – si parla tanto di animali domestici, ma anche molti altri animali – sono veramente accurati e interessanti. Se quello della puntata di apertura sui cani combattenti (su come vengono maltrattati e addestrati e su come vengono salvati e adottati o reinseriti) è un’indicazione, il modo in cui vengono affrontati gli argomenti è eccellente. Ci sono molti specialisti – il dottor House degli animali Zeira, il comportamentalista Marchesini, l’addestratore di cani Cibelli, il veterinario inglese Luke Gamble di cui si vedono le missioni in filmati tradotti e doppiati – ed è evidente che il loro lavoro lo sanno fare bene e lo sanno anche spiegare bene.
Non mi è piaciuta però la “militarizzazione” senza un vero perché del concetto, con i conduttori che diventano il sergente Berry sul campo e il sergente Chiabotto dalla torre del quartier generale e i vari soldato Panda, Pinguino, Doc, Geko, Leon, Pulce, Picchio, bambini mostrati più a dire sì signore e a scattare sull’attenti che nel vero contatto con gli animali. Capisco che l’aria “brutta e cattiva” è stata assunta per instillare quello che c’è di buono nella disciplina militare, e le missioni sono all’insegna di “tante cure e coccole”, ma allora forse non era bene scegliere come sigla e musica distintiva quella dell’A-Team, tanto per cominciare perché è di un altro programma, per quanto riarrangiata, e poi perché i protagonisti della serie, erano sì eroi incompresi, ma finiti alla corte marziale e ricercati per alto tradimento dall’esercito. Non mi pare troppo coerente.
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