Volevo gettare la spugna
dopo aver visto i primi venti minuti di Scandal
(in Italia su FoxLife), la serie politico-scandalistico-investigativa di Shonda
Rhimes (Grey’s Anatomy), dove Olivia
Pope (Kerry Washington) è una specie di super-eroina, colei che può risolvere
tutti i problemi, la più brava, la più tosta. Se c’è una crisi si chiama lei,
perché lei può. Risibile. Ne ho viste tante di serie con questi principio da
ragazzina, mi sono detta. Poi però quello che mi ha fatto continuare a verla è
che, sì ne ho viste anche troppe su questo principio, ma mai con una donna. E
sono una gran fan delle pari opportunità, anche quando si tratta di cose
risibili, anzi proprio queste sono un buon segno di parità, in fondo.
E così ho seguito la
prima stagione delle investigazioni dell’ufficio di gestione delle crisi di
Olivia Pope, ex-direttrice del Dipartimento delle Comunicazioni della Casa
Bianca – si dice che la sua figura sia ispirata a quella di Judy Smith,
assistente alle comunicazioni durante l’amministrazione di George W. Bush, e
qui produttrice esecutiva -, e a capo di una squadra di Associati: il donnaiolo
Stephen Finch (Henry Ian Cusick, Lost);
Harrison Wright (Columbus Short), un avvocato che ritiene che loro non siano
altro che gladiatori vestiti bene; Abby Whelan (Darby Stanchfield),
investigatrice che ha un passato di abuso da parte dell’ex-marito; Huck Finn
(Guillermo Diaz, Weeds), hacker che
vuol cercare di dimenticare il suo violento passato con la CIA, organizzazione
per cui torturava e ammazzava i traditori degli Stati Uniti; e Quinn Perkins
(Katie Lowes), la neoassunta del gruppo, giovane avvocato. Tutti sono
ferocemente leali a Olivia per un motivo o per l’altro. Un po’ rivale, un po’
amico è il procuratore David Rosen (Joshua Malina, The West Wing).
Le vicende si dipanano
fra le storie autoconclusive di investigazione e la storia multi-episodica che
coinvolge la Casa Bianca, con il Presidente repubblicano Fitzgerald Grant (Tony
Goldwyn), con cui Olivia ha avuto una storia, e il suo capo del personale Cyrus
Beene (Jeff Perry). La prima stagione in particolare si focalizza su un intrigo
che inizia un po’ alla Monica Lewinksy, ma poi prende una direzione diversa, con
Amanda Tanner come l’amante del presidente. A interpretarla è Lisa Weil (la
Paris di Gilmore Girls che ora recita
in Bunheads) che dimostra di essere
tanto ferrata nei ruoli drammatici quanto lo è da sempre nei ruolo comici. Il
finale è andato in crescendo con colpi di scena non da poco, tanto che con la
seconda stagione la serie è di molto cresciuta affermandosi come un vero
piacere colpevole per molti.
Scandal si lancia negli intrighi con forza e senza vergogna, senza
a benché minima autoironia e forse ha ragione Vulture
quando afferma che questo programma è come un pacchetto di patatine,
difficilmente se si apre se ne mangia solo una. Il valore salutistico-nutritivo
pure è lo stesso.
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