Un ragazzino undicenne, David Latimer, viene trovato ucciso sulla spiaggia della
piccola comunità della fittizia cittadina costiera di Broadchurch: la famiglia è
devastata – la madre Beth (Jodie Whittaker), impiegata nel locale ufficio del
turismo; il padre Mark (Andrew Buchan), un idraulico; la sorella adolescente Chloe (Charlotte
Beaumont); la nonna Liz (Susan Brown). Gli investigatori locali, i detective Alec Hardy (David Tennant, Doctor Who), nuovo in città, e Ellie
Miller (Olivia Colman), amica di famiglia, indagano fino a scoprire
l’insospettabile colpevole. Ideata e scritta da Chris Chibnall, questo è quello
che narra la prima stagione di Bradchurch
serie inglese (ITV) in 8 puntate che ha debuttato in madre patria lo scorso
marzo e che torna con una nuova stagione il prossimo marzo.
È stato un successo travolgente e inaspettato. “Lo scorso lunedì,
l’Inghilterra ha inventato la televisione… ancora una volta. Una gran quantità
di persone hanno guardato lo stesso programma alla stessa ora, al momento della
prima messa in onda” scrive John
Ellis in The Broadchurch Case su Critical
Studies in Television osservando la valenza culturale del mezzo in uno
specifico momento di crisi generale, oltremanica. La serie, la più twittata di
sempre, è stata definita la risposta inglese a The Killing, e Forbrydelsen,
ma con differenze di atmosfera e plotting; è stata accostata a Twin Peaks, per una comunità ristretta
che si scopre ricca di torbidi segreti; è stata avvicinata alla serie inglese Mayday che con scarso successo aveva
debuttato poco prima. Già l’americana Fox ha annunciato un remake (e questo
porta a molte riflessioni che meriterebbero un post separato).
In realtà non c’è nulla di sconvolgente o di nuovo in questo giallo che,
se colpisce, è per essere semmai molto classico, alla Agatha Christie, quasi,
potremmo dire, con la scoperta dell’assassino alla fine dopo aver scartato una
serie di possibili sospetti. Chi sarà stato? Il padre del bambino? Nige Carter
(Joe Sims), il collega del padre del ragazzo? Susan Wright (Pauline Quirke), una
donna che vive sola insieme a un cane in una roulotte? Il reverendo Paul Coates
(Arthur Darvill), il giovane prete con un passato di alcolismo? Tom, il suo presunto
migliore amico, figlio di Ellie e Joe (Matthew Gravelle), che dice che è “contento
che Danny sia morto”? Jack Marshall (David Bradley), il vecchio giornalaio che
ha nel suo passato una condanna per pedofilia? Steve Connelly (Will Mellor), un
sensitivo che dice di ricevere messaggi dal defunto e che l’omicida è una
persona legata alla famiglia? La proprietaria di un hotel legata alla famiglia
più di quanto non si credesse…? O qualcun altro ancora?
Al gusto antico si aggiungono un senso del luogo e del paesaggio davvero
vibranti e, come ha ben scritto Emily
Naussbaum su The New Yorker, “un’impressionante
mistura di crudele intuizione e calore sentimentale che lo eleva dagli intrugli
di più bassa lega”. C’è molta umanità in Broadchuch
che non è privo di difetti, primo fra tutti il fatto che fa del detective Hardy
– il cui nome vuole probabilmente essere un’allusione a Giuda l’Oscuro di Thomas
Hardy, come è stato fatto
notare da Jace Lacob - un eroe a
tutti i costi, e mi riferisco a come
hanno costruito il suo passato con la moglie.
Uno dei grandi temi della prima stagione è stata la pedofilia, e ancora di
più il sospetto, l’onta che vi si accompagna. E un altro tema portante, e uno
che non ho mai visto svolto prima in questo modo, è stato quello del ruolo dei
media (di quelli tradizionali e dei social network, Twitter nello specifico):
all’interno di una comunità, e all’interno dello show stesso. Questo argomento è
stato sviluppato più esplicitamente attraverso i personaggi di Olly Stevens
(Jonathan Bailey), nipote di Ellie, un giovane reporter per un quotidiano
locale che aspira a far carriera, e Karen White (Vicky McClure), inviata di un
tabloid londinese che in passato ha scritto su come il detective Hardy abbia
mandato a monte il precedente caso su cui lavorava, ma in modo più sottile e
indiretto in ogni caso è stato affrontato come un aspetto della vita che tocca
e riguarda tutti i personaggi. La riflessione su questo argomento, nelle linee
narrative che si intersecano, è stata pregnante.
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