Tanto apollineo, ma
troppo poco dionisiaco è stato il primo pensiero che ho avuto nel guardare la
nuova incarnazione di Dracula , serie
della NBC (negli USA) e Sky One (in Inghilterra) in 10 puntate - ideata da Cole Haddon, e
basata molto liberamente sul classico di Bram Stocker, ma poi scritta da Daniel
Knauf (Carnivale) anche showrunner -,
in cui il volto del più famoso vampiro della storia è interpretato da Jonathan
Rhys Meyers (I Tudor).
Siamo alla fine del XIX
secolo e Abraham Van Helsing (Thomas Kretschmann, attore che in passato ha
interpretato Dracula lui stesso, nella pellicola di Dario Argento Dracula 3D) risveglia il
suo nemico, il conte Dracula, per creare con lui un’alleanza diretta a
distruggere l’Ordine del Drago. Dracula accetta perché vuole vendicarsi di chi
lo ha condannato all’immortalità. Accompagnato dal fido Renfield (Nonso
Anozie), si fa passare per Alexander Grayson un ricco imprenditore americano –sembra
una sorta di più tenebroso Mr Selfridge – che vuole far scoprire ai londinesi
il potere dell’energia elettrica senza fili, possibile grazie al potere del
geomagnetismo (in un guizzo di steampunk,
come ben nota Barbara Maio). Organizza
all’uopo una grande festa nella sua sontuosa dimora Vittoriana – come una sorta
di versione non-morta del grande Gatsby, modello
esplicito dello scenografo Rob Harris. Qui incontra Mina Murray (Jessica De
Gouw), aspirante medico di cui si invaghisce, che pare la reincarnazione della
sua defunta moglie (ma vogliono evitare il melodramma), il fidanzato di lei, il giornalista Jonathan Arker (Oliver Jackson Cohen), che
aspira alla scalata sociale, e la loro amica Lucy Westenra (Katie McGarth).
Girata a Budapest (che
passa per Londra), la serie è visivamente mozzafiato, ma manca di mordente da
un punto di vista narrativo, e in definitiva annoia. Al di là dell’alleanza fra
i due nemici storici, le premesse della rivisitazione non dispiacciono, ma mancano
tormento e passione. È esangue.
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