Dopo il bilancio
positivo della prima
stagione (“Il prescelto”), Il
XIII Apostolo ha continuato ad appassionare anche nella seconda
stagione (“La rivelazione”). Le storie si sono fatte più esplicitamente
sovrannaturali - una per tutti l’apparizione del demone Baal (2.04) - ma non è
dispiaciuto. Si perdonano eventuali ingenuità facilmente ridicolizzabili anche
grazie a una recitazione molto solida praticamente da parte di tutti – ha fatto
eccezione per me Rebecca (Miriam Giovanelli), l’assistente universitaria di
Gabriel, che si scopre poi essere figlia del nemico storico Serventi (Tommaso
Ragno), il cui modo di parlare mi è sempre sembrato un po’ forzato. Il suo
personaggio però, com’era in realtà prevedibile, muore alla fine della
stagione, così come Jacopo, il suo fidanzato.
Accanto alla storia
autoconclusiva dell’episodio su cui indagano come sempre i due protagonisti, il
sacerdote Gabriel (Claudio Gioè) e la psicologia Claudia (Claudia Pandolfi) –
un guaritore (2.01), una suora con le stimmate (2.02), l’apparizione ai
genitori di un ragazzo in coma (2.03), possessione (2.05), psicocinesi (2.06), visioni
(2.07), vampiri (2.08), un neonato creduto morto ma rapito da una setta
satanica (2.10)… - c’è la storia dell’arco, che riprende a un anno dalle
vicende precedenti e nelle ultime due puntate prende il sopravvento su tutto il
resto. Gabriel, in questa stagione decide di lasciare la chiesa per il timore
di essere colui il quale ne porterebbe la sconfitta, come diceva la profezia. E
decide di abbandonarsi al suo amore per Claudia.
Il rapporto romantico
fra i due protagonisti è stato costruito in modo molto convincente e
coinvolgente: conservano entrambi la propria identità e intelligenza, rimanendo
prima di ogni cosa amici. In un ribaltamento di prospettiva rispetto alla
tradizione favolistica de La Bella
Addormentata nel Bosco e affini, lei lo bacia mentre lui è steso sul suo
letto di morte e con questo lo risveglia (2.02). Lui ricambia il favore in
chiusura, quando lei muore e lui la salva andandosela a prendere nell’aldilà,
come ha fatto in passato grazie ai suoi poteri: un bacio la riporta in vita. Quando
finalmente lui lascia la Chiesa e consumano sulla spiaggia la loro passione
(2.08), il regista di tutta la serie, Alexis Sweet, è riuscito a regalare una
scena (la si può rivedere qui)
appassionata e dolce, non troppo casta ma nemmeno volgare, con un montaggio che
ha adeguatamente giustapposto momenti di prima, durante e dopo. L’effetto è
stato romantico, ma non sdolcinato.
La morte di Clara
Antonori (Imma Piro), la madre di Gabriel, è stata anticlimatica e ben poco
efficace, ma la parte avventurosa è stata ben costruita: a poco a poco è emerso
che gli omicidi che si immaginavano collegati a Serventi, sono stati in realtà
perpetrati da un ordine segreto, di origine antica e guerriera, come un cancro
all’interno della Chiesa, che si liberava degli eretici e dei nemici della Chiesa
uccidendoli e marchiando le vittime con un loro simbolo. È venuto
alla luce, in un passaggio forse in questo caso un po’ frettoloso, il lato
oscuro di Isaia (Stefano Pesce) che è diventato un templare dell’ordine. Già nella
prima stagione aveva avuto un cedimento, ma fin’ora era rimasto il miglior
amico di Gabriel. Così lo si è posizionato strategicamente come suo rivale per
la terza stagione.
La lotta spirituale dei
personaggi è diventata molto fisica ed espressivamente corporea. Nel caso di
Gabriel le sue parti buona e cattiva si sono combattute e, se lo scarso
controllo della parte cattiva, ha allontanato momentaneamente Claudia,
spaventata, in chiusura la parte nobile ha prevalso: ha risparmiato l’amico
dichiarando che preferisce saperlo pronto ad uccidere lui che saperlo morto.
La sicurezza di un
prosieguo, le cui riprese dovrebbero cominciare in autunno, giustifica il cliffhanger finale (2.12): Gabriel viene
eletto all’unanimità a capo del nuovo direttorio, ma sceglierà di guidarlo
tornando in seno alla Chiesa o deciderà di rimanere accanto a Claudia, incinta
di lui? Già si freme per le nuove puntate.