mercoledì 8 luglio 2015

PENNY DREADFUL: la seconda stagione


Sviluppata in dieci puntate anziché otto, è stata più compatta questa seconda stagione di Penny Dreadful: se la prima aveva episodi che erano quasi capitoli assestanti, in questa invece l’arco è stato costruito come un unicum che si apre con Vanessa Ives (Eva Green) che prega di fronte alla croce (fine di 2.01) e che si chiude con lei che brucia quella croce (fine di 2.10). È stata infatti lei il fulcro di ogni cosa: il suo passato è stato ricostruito in The Nightcomers (2.03), quasi un bottle episode che ha usato immagini druide e pre-cristiane, con echi di Milton. Le è stata mentore the Cut-Wife (Patti Lupone), una “strega” che le ha insegnato quello che sapeva e le ha trasmesso quello che era, risvegliando il suo potenziale e spiegandole come usarlo. Si è parlato di sovrannaturale e di occulto e di magia, ma non come formulette da recitare per gioco, ma con un senso profondo: è stata una esplorazione della brutalità e del potenziale degli esseri umani, come ammette John Logan, autore della serie in toto, scrittore di tutte le puntate della serie, intense e spesso poetiche.

Nella finale si è consumata definitivamente la lotta perenne di Vanessa contro l’oscurità, spiegata dalle reliquie del Verbis Diablo che tutto il gruppo – una specie di Scooby Gang vittoriana - ha cercato di interpretare con l’aiuto di Ferdinand (Simon Russell Beale). A incarnare il nemico in questo caso è stata Evelyn Poole (Helen McGory), apparentemente una semplice medium nota come Madame Kali, ma serva di Lucifero con cui si è consumato uno scontro finale. Il demonio ha cercato di sedurre Vanessa e di farle rinunciare alla sua anima parlando attraverso un simulacro, la bambola con le sue fattezze in cui era stato messo il cuore di un neonato ucciso appositamente dalla sacerdotessa del male. Miss Ives ha avuto il sopravvento ma, con la rinuncia al male, ha accettato la parte oscura di se stessa (uno scorpione uscito dal simulacro le si poggia sulla mano, si tatua in rilievo sul palmo e viene da lei assorbito completamente). Ha perso la fede.

“Vanessa ha accettato la complessità e la dualità di chi lei è. È parte angelo e parte mostro, come siamo tutti. E questo è alla fine ciò di cui parla la serie”, spiega Logan (The Hollywood Reporter). E ora è sola, così come sparpagliati per il mondo sono gli altri personaggi: Ethan Chandler (Josh Hartnett) – il cui vero nome si è scoperto essere Ethan Lawrence Talbot (“Lawrence Talbot” è il tormentato uomo lupo nel classico del 1941, The Wolfman) - si è costituito per una serie di efferati omicidi compiuti da licantropo ed è stato estradato negli Stati Uniti; Sir Malcom (Timothy Dalton) parte per l’Africa per seppellire l’ex-mercante di schiavi Sembene (Danny Sapani), dopo che Ethan lo ha ucciso; il dottor Frankenstein (Harry Treadaway), sopraffatto dalla disperazione per aver dato vita alle sue “creature” e per l’amore non corrisposto nei confronti di Lily, è perso nella droga che si inietta ovunque; la Creatura (un sempre mesmerizzante Rory Kinnear), imprigionato a tradimento e deriso per la sua mostruosità, uccide i suoi carcerieri e naviga fra i ghiacci deciso ad allontanarsi da quell’umanità a cui agogna assimilarsi e che perennemente lo respinge, e che, come nota Vanessa stessa, possiede più di ogni altro.  

Il più grande orrore nella serie non è mai quello esteriore, ma quello delle persone, e quello del modo in cui si relazionano le une alle altre: “In fondo al cuore, questa è una storia di persone che soffrono, persone che cercano e provano a trovare qualcosa. Non riguarda i tropi dell’orrore vittoriano” (The Wall Street Journal). E l’orrore più grande è affrontare se stessi e i propri demoni, come fanno un po’ tutti i personaggi, in modo molto ferale e primordiale. Ognuno di loro cerca di essere normale, a suo modo. La serie si tiene in equilibrio fra il razionale, il teologico, il  sovrannaturale e il romantico e cerca di bilanciarli e, sempre parafrasando l’autore, aspira alla comprensione della necessità umana di venire accettati, anche lì dove ci si sente mostruosi, e a mostrare la benevolenza umana nell’accettare, perdonare e redimere quello che può essere considerato mostruoso. Sono temi che ricorrono in tutti i personaggi e nell’affrontarli si ricordano ed evocano le modalità espressive di Wordsworth e Keats.

Come ci viene ricordato dalle parole di Mr Claire, “il vero male è sopra ogni cosa seduttivo” (2.09), il demonio è bellissimo, è come una sirena. Cedi per non essere più solo. Dio, così come la droga, sono modi di cercare trascendenza, di cercare una personale connessione con la verità divina. Penny Dreadful lo ha illustrato in questa stagione anche attraverso i personaggi di Lily Frankenstein (Billie Piper) e Dorian Grey (Reeve Carney). La prima è coinvolta in uno straziante poligono amoroso, apparentemente innocente, in realtà consapevole e brutale; il secondo è trascinato in una storia d’amore con Angelique (Jonny Beauchamp), un transessuale, per usare un termine di per sé anacronistico per l’epoca: Dorian lo accetta e lo spinge a farsi accettare dalla società per quello che è, ma non riesce a farsi a sua volta accettare per come lo rivela intimamente il famoso quadro che lo rappresenta, e così uccide Angelique dopo che lo ha visto.  In “And They Were Enemies” (2.10)  – in uno dei molti momenti che mostra uno dei punti di forza del programma, al di là della scrittura e della recitazione, ovvero la cinematografia e i costumi – Dorian e Lily , con gli abiti bianchi sporcati dal sangue delle ferite inferte dal dottor Frankenstein che ha cercato di ucciderli, ballano incuranti di tutto, nella bellissima sala illuminata da innumerevoli candele sotto gli occhi dei quadri che tappezzano le pareti. Sono ipoteticamente immortali e si sentono superiori, e vogliono provare al mondo di esserlo. La prossima stagione, che sarà di 9 puntate, mostrerà il loro modo di cercare il potere, con tutti i personaggi a un crocevia, promettono.

La seconda stagione intanto conferma la sottovalutata Penny Dreadful una serie gotica narrativamente coinvolgente, psicologicamente raffinata e visivamente sontuosa.

Nessun commento:

Posta un commento