Siamo nel 1862, durante
la guerra di Secessione americana in Mercy
Street, la nuova serie con una prima stagione di 6 puntate in onda
sull’americana PBS. E siamo ad Alexandria, in Virgina, in una cittadina della
Confederazione (quindi degli Stati sudisti e schiavisti) occupata dall’Unione
(quindi dagli Stati nordisti abolizionisti).
Mary Phinney (una Mary
Elizabeth Winstead che interpreta un personaggio realmente esistito che ha
lasciato documentazione di sé in forma di diari) è una giovane vedova
antischiavista che decide di prestarsi come infermiera. La sovrintendente
Dorothea Dix (Cherry Jones), le ricorda che loro sono solo “strumenti di
misericordia e speranza”, nient’altro, e la manda al Mansion House Hospital, un
ex-albergo convertito in ospedale dove lavorano il dottor Jedediah Foster (Josh
Radnor, How I Met Your Mother), che
ha problemi di dipendenza da morfina, e il più sbrigativo medico militare James
Green (Norbert Leo Butz, Bloodline),
mentre a prendersi cura delle anime c’è il cappellano Henry Hopkins (Luke MacFarrlane,
Brothers and Sisters).
Essendo stata nominata capo-infermiera, si
trova in conflitto con una delusa Anne Hastings (Tara Summers), che aveva
lavorato un Florence Nightingale nella Guerra di Crimea, ma viene sostenuta da
Samuel Diggs (McKinley Belcher III) un giovane nero libero, esperto in medicina
perché cresciuto nella casa di un medico. Quest’ultimo è attratto da Aurelia
(Shalita Grant, NCIS: New Orleans),
che scappata dalla schiavitù cerca di costruirsi una vita da donna libera, ma
viene molestata e violentata dall’uomo per cui lavora, Silas Bullen (Wade
Williams). L’hotel ora convertito in nosocomio militare è di proprietà della famiglia Green. James
Green (Gary Cole), cerca di temporeggiare per tenere a galla gli affari e si
ricicla come venditore di bare, mentre il figlio maggiore soffre al sentirsi un
codardo per non essere andato in guerra, la figlia minore ha il suo promesso
fra i feriti e la figlia maggiore Emma (Hannah James), innamorata di Frank
Stringfellow, (Jack Falahee, How to Get
Away with Murder), si reca come
volontaria per dare sollievo in particolare ai soldati della Confederazione,
che vengono trascurati a favore di quelli dell’Unione. Sarà Mary a guidare
Emma.
Ideata da Lisa Wolfinger e David Zabel, inzialmente questa
serie voleva essere un docudrama sulla medicina durante la Guerra Civile
americana, ma poi è stato trasformato in una fiction che è una mescolanza di The Knick (e condividono come consulente
medico storico il dottor Stanley Burns), di Via
Col Vento e dei prodotto cultural-filosofici dell’intellighenzia dell’epoca
– la Winstead si è preparata leggendo fra l’altro Hospital Sketches di Louisa May Alcott, Radnor immergendosi nella Confessioni di un mangiatore d’oppio di
Thomas De Quincey. (Washington
Post).
Le vicende si mantengono in un buon equilibrio fra
accessibilità e accuratezza storica, con venature sentimentali, ma l’ambizione
narrativa non raggiunge il livello a cui la si vede tendere. Le grandi
tematiche su cui fa leva la storia, in particolare la condizione delle donne,
quella dei neri, la rudimentalità della medicina, l’abuso di sostanze da parte
della classe medica e l’aborto (1.02) sono le stesse affrontate dalla ben
superiore The Knick, ambientata circa
mezzo secolo più tardi, di cui sembra essere una fotocopia sbiadita. Nondimeno si affronta intanto un periodo storico
in fondo poco visitato dalla serialità americana –sorprendentemente visto che
non manca generalmente oltreoceano una spiccata tendenza auto-celebrativa – e poi
l’affrontare tematiche come gli echi della guerra e il costo psicologico che ha
su chi la combatte; il suicidio (1.04); l’importanza dell’alimentazione , la
scarsità e i criteri di allocazione delle risorse; le alleanze in tempo di
guerra e i compromessi; la moralità e le priorità che si danno nelle cure in
riferimento alla posizione ideologica o affettiva dei coinvolti; la mascolinità; la schiavitù e quanto il
passaggio alla libertà sia, pure agognato, tanto individualmente quanto
socialmente difficile e a maturazione progressiva; il rapporto fra le donne e
la modalità in cui gestiscono “sorellanza” e conflitti; tradizioni
intellettuali e culturali.
Per ora non è dato sapere se ci sarà una seconda stagione.
Nessun commento:
Posta un commento