sabato 31 dicembre 2016

I migliori (nuovi) programmi del 2016 secondo me


Come ogni anno indico quelli che secondo me sono stati i migliori programmi dell’anno, ma solo fra quelli nuovi. Per quello nella mia breve lista non troverete programmi come Black-ish o Crazy Ex-Girlfriend, The Americans o Rectify, che diversamente non potrebbero mancare. E questo però fa sì che purtroppo io non riesca nemmeno a inserire programmi potenzialmente meritevoli che non ho fatto in tempo a vedere entro l’anno, uno per tutti Atlanta.

I migliori nuovi programmi del 2016 sono stati per me:

  1. The Night Of: ne ho parlato qui.

  2. The Crown: recensito qui.

  3. American Crime: tecnicamente non è un programma nuovo, perché si tratta della seconda stagione (ne ho parlato qui), ma dal momento che è una serie antologica che si resetta totalmente ad ogni nuovo giro, se non negli interpreti quanto meno nelle storie e nei personaggi, mi sento legittimata a considerarla nuova.
Questi per me sono stati la crema della crema. Una onorevole menzione va anche a This is us, che si fa ogni giorno più stratificato (la puntata natalizia – 1.10 – in cui si è affrontato da più prospettive il tema della morte, ad esempio, è stata notevole). The A Word, The Path e Baskets sono sicuramente meritevoli. Molti hanno incluso nelle proprie liste Westworld e Stranger Things, ma io non ho completato la visione e per questo preferisco per ora non pronunciarmi in proposito.
Fuori dall’ambito della fiction, dai pezzi che se ne possono vedere online, Full Frontal with Samantha Bee è assolutamente grandioso, e rilevante, così come mi sento di caldeggiare Gaycation.

Per una lista delle liste, con il meglio del meglio secondo la critica, oltre a curiosare nelle liste da me indicate nei post precedenti, invito a curiosare sul sito di Metacritic che unisce le valutazioni delle maggiori testate. 

martedì 27 dicembre 2016

I migliori programmi del 2016 secondo FRESH AIR e il NYT


I migliori programmi del 2016 sono stati...

Secondo David Bianculli, critico di Fresh Air: 1. Better Call Saul; 2. Black Mirror; The Night Of; 4 e 5 a pari merito: The People vs e OJ Simpsons, e OJ: Made in America; 6. The Night Manager; 7. Last Week Tonight with John Oliver; 8. Shameless; 9. Game of Thrones; 10. Horace and Pete; Veep.

Secondo il New York Times:

James Poniewozic non numera la sue scelte, ma le elenca in ordine alfabetico, ricordando che questo genere di liste “(d)icono la verità mentendo. L’idea che un critico possa guardare tutta la televisione che c’è oggi, lasciamo stare isolare i 10 migliori lavori fra generi ampiamente differenti, è una finzione”. I programmi scelti sono: The Americans; Atlanta; BoJack Horseman; Crazy Ex-Girlfriend; Full Frontal with Samantha Bee; High Maintainance; Horace and Pete;  The People Vs. OJ Simpson: American Crime Story; Rectify; Transparent.

Mike Hale compila una lista di soli programmi internazionali: 1. Happy Valley; 2. Detectorists; 3. Gomorrah; 4. Chewing Gum; 5. Case; 6. Fleabag, e a pari merito Crashing; 7. My Hero Academia; 8. Glitch; 9. In the Line of Duty; 10. Catastrophe.

Neil Genzlinger, infine, sceglie i 10 muovi programmi più “outlandish”, più bizzarri: 1.  Bajillion Dollar Propertie$; 2. Stan Against Evil; 3. Debate Wars; 4. Dream Corp LLC; 5. Legends of Chamberlain Heights; 6. Flowers; 7. Braindead; 8. Mr Neighbor’s House; 9. Wrecked; 10. Vice Principals. 

venerdì 23 dicembre 2016

I migliori programmi del 2016 secondo THR e VARIETY


I migliori programmi del 2016 sono stati…

Secondo The Hollywood Reporter:

Tim Goodman, il critico principale, premettendo che non è umanamente riuscito a vedere tutto, come ogni anno, tanto più in un’epoca considerate di platino per la televisione, sceglie di segnalare i programmi che ha ritenuto migliori dell’anno, senza limitarsi ad un numero preciso, e ne sceglie 13 per i network, 38 per la TV cable.

Per la cable: 1. The Americans; 2. The People vs OJ Simpson: American Crime Story; 3. Atlanta; 4. Happy Valley; 5. Soundbreaking: Stories from the cutting edge of recorded music; 6. The A Word; 7. Rectify; 8. Black Mirror; 9. Game of Thrones: 10. Veep; 11. Horace and Pete; 12. Better Call Saul; 13. Fleabag; 14. Silicon Valley; 15. Mr Robot; 16. Westworld; 17. The Night Of; 18. Casual; 19. Catastrophe; 20. You’re the worst; 21. Better Things; 22. The Girlfriend Experience; 23. Stranger Things; 24. Dectectorists; 25. Orange is the New Black;  26. Insecure; 27. The Path; 28. People of Earth; 29. Teachers; 30. Last week tonight with John Oliver; 31. Full Frontal with Samantha Bee; 32: Orphan Black; 33. 11.22.63; 34. The Last Panthers; 35. London Spy; 36. Chance; 37. Gomorrah; 38. The Night Manager.

Per i network: 1. Crazy Ex-Girlfirend; 2. Jane the virgin; 3. Brooklyn Nine-Nine; 4 Bob’s Burger; 5. Black-ish; 6. Jimmy Kimmell Live!; 7. You, Me and the Apocalypse; 8. Late Night with Seth Meyers; 9. Fresh Off the Boat: 10. Speechless; 11. The Goldbergs; 12. The Good Place; 13. This is us.

Secondo Daniel Fienberg, critico in seconda, sono stati: 1.OJ: Made in America; 2. Rectify; 3 Atlanta; 4. BoJack Horseman; 5. Full Frontal with Samantha Bee; 6. The Americans; 7. Happy Valley; 8. Veep; 9. Halt and catch fire; 10. Horace and Pete; 11. American Crime Story: The People vs OJ Simpson.



Secondo Variety, sono stati:

Per Maureen Ryan: 1. Jane the virgin; 2. Rectify; 3. The People vs, OJ Simpson: American Crime Story; 4. Black-ish; 5. The Americans; 6. One Mississippi; 7. Crazy Ex-Girlfriend; 8. Atlanta; 9. Insecure; 10. Better Things; 11. Halt and catch Fire; 12. Full Frontal with Samantha Bee; 13. Catastrophe; 14. Last week tonight with John Oliver; 15. OJ: Made in America; 16. Fleabag; 17. Transparent; 18. Stranger Things; 19. Superstore; 20 Marvel’s Agent Carter.

A link trovate anche ulteriori link alla sua lista di migliori fra nuovi programmi e fra i vecchi.

Per Sonia Saraiya: 1. Atlanta; 2. Silicon Valey: 3. The Girlfriend Experience; 4. Halt and Catch Fire; 5. Fleabag; 6, The People vs OJ Simpson: American Crime Story; 7. Better Call Saul; 8. Unbreakable Kimmy Schmidt; 9. Insecure; 10. BoJack Horseman; 11. Rectify; 12. Frontline; 13. Black Mirror; 14. The Real O’Neals; 15. Lemonade; 16. Veep; 17. Superstore; 18. The Crown; 19. Crazy Ex-Girlfriend; 20. Lady Dynamite.


Ha scelto poi i 20 migliori episodi dell’anno.  

martedì 20 dicembre 2016

I migliori programmi del 2016 secondo EW e TV GUIDE


I migliori programmi del 2016 sono stati…

Secondo Entertainment Weekly: 1. OJ: Made in America; 2. Unbreakable Kimmy Schmidt; 3. The Americans; 4. The People vs OJ Simpson: American Crime Story: 5. Atlanta; 6. Better Things; 7. Rectify; 8. The Good Place; 9. Search Party; 10. Westworld; 11. Crazy Ex-Girlfriend; 12. American Crime; 13. Black-ish; 14. Mr Robot; 15. Documentary Now!; 16. Better Call Saul; 17. Roots; 18. Lady Dynamite; 19. Stranger Things; 20. Horace and Pete.

Secondo Tv Guide: 1. The People vs OJ Simpson: American Crime Story; 2. Stranger Things; 3. Better Call Saul; 4. The Night Of; 5. Atlanta; 6. Rectify; 7. The Good Place;  8. Crazy Ex-Girlfriend; 9. Westworld; 10. This is us.

sabato 17 dicembre 2016

I 10 programmi dell'anno secondo l'AFI


I programmi dell’anno, ovvero quelli ritenuti artisticamente e culturalmente significativi, secondo l’American Film Institute sono, in ordine alfabetico:

The Americans
Atlanta
Better Call Saul
The Crown
Game of Thrones
The Night Of
The People vs OJ Simpson: American Crime Story
Stranger Things
This is us
Veep


Per il cinema si veda a questo link

lunedì 12 dicembre 2016

Le nomination ai GOLDEN GLOBE 2017


Sono state annunciate oggi le nomination ai Golden Globe, premi della stampa strabiera presente ad Hollywood. Le statuette verranno consegnate il prossimo 8 gennaio. 

Miglior drama

The Crown
Game of Thrones
Stranger Things
This is us
Westworld

Miglior attore in un drama

Rami Malek, Mr Robot
Bob Odenkirk, Better Call Saul
Matthew Rhys, The Americans
Liev Schreiber, Ray Donovan
Billy Bob Thornton, Goliath

Miglior attrice in un drama

Catriona Balfe, Outlander
Claire Foy. The Crown
Keri Russell, The Americans
Wynona Ryder, Stranger Things
Evan Rachel Wood, Westworld



Miglior comedy o musical

Atlanta
black-ish
Mozart in the Jungle
Transparent
Veep

Miglior attore in una comedy o musical

Anthony Anderson, black-ish 
Gael Garcia Bernal, Mozart in the Jungle
Donald Glover, Atlanta
Nick Nolte, Graves
Jeffrey Tambor, Transparent

Miglior attrice un una comedy o musical

Rachel Bloom, Crazy Ex-Girlfriend
Julia Louis-Dreyfus, Veep
Sarah Jessuca Parker, Divorce
Issa Rae, Insecure
Gina Rodriguez, Jane the Virgin
Tracee Ellis Ross, black-ish



Miglior miniserie o film-TV

American Crime
The Dresser
The Night Manager
The Night Of
The People vs. OJ Simpson: American Crime Story

Miglior attore in una miniserie o film-TV

Riz Ahmed, The Night Of
Bryan Cranston, All The Way
Tom Hiddleston, The Night Manager
John Turturro, The Night Of
Courtney B. Vance, The People vs. OK Simpson: American Crime Story

Miglior attrice in una miniserie o film-TV

Felicity Huffman, American Crime
Riley Keough, The Girlfriend Experience
Sarah Paulson, The People vs OJ Simpson: American Crime Story
Charlotte Rampling, London Spy
Kerry Washington, Confirmation



Miglior attore non protagonista in una serie, miniserie o film-TV

Sterling K. Brown, The People vs OJ Simpson: American Crime Story
Hugh Laurie, The Night Manager
John Lithgow, The Crown
Christian Slater, Mr Robot
John Travolta, The People vs OJ Simpson: American Crime Story

Miglior attrice non protagonista in una serie, miniserie o film-TV

Olivia Colman, The Night Manager
Lena Headey, Game of Thrones
Chrissy Metz, This is us
Mandy Moore, This is us
Thandie Newton, Westworld


I Golden Globe premiano anche il cinema. Per la lista completa nelle varie categorie, si veda qui


sabato 10 dicembre 2016

THE CROWN: regale


Regale, sontuosa, elegante, precisa, misurata: può sicuramente vantarsi di essere tutto questo la serie di Netflix The Crown, ideata e scritta da Peter Morgan (The Queen e Frost/Nixon al cinema), incentrata sulla vita personale e politica della regina Elisabetta II d’Inghilterra ed erede ideale, come tipo di sensibilità, di Downton Abbey. La prima stagione di 10 episodi sarà seguita da una confermata seconda, ma il progetto totale è di 6 stagioni che dovrebbero ripercorrere in gran parte tutto il suo regno, con cambi di attori principali in corso di via (ogni due stagioni), presumibilmente per una questione di età degli interpreti. Si tratta di una delle serie più costose di sempre, spettacolosa in quanto a scenografie, costumi, cinematografia e valori produttivi in generale.

Si esordisce nel 1947 all’epoca delle nozze di Elisabetta (Claire Foy) con Filippo (Matt Smith, Doctor Who). A regnare è ancora il padre re Giorgio VI (Jared Harris, Mad Men) che morirà di lì a poco, alla Corona dopo l’abdicazione del fratello re Edward (Alex Jennings) che vi ha rinunciato per amore di Wallis Simpson (Lia Williams). La giovane regina, consigliata anche dal primo ministro Winston Churchill (John Lithgow), deve imparare a gestire la propria posizione, e con questo a ridefinire anche il proprio ruolo nei confronti dei propri familiari  - così come loro peraltro  dovranno fare con lei -, con il marito in primis, ma anche con la madre, la regina Mary (Eileen Atkins),  e con la sorella, la principessa Margaret (Vanessa Kirby), innamorata del colonnello Peter Townsend (Ben Miles).

Centrali nella costruzione della narrazione sono questioni di filosofia del diritto: da chi deriva il potere del sovrano, quali sono i suoi limiti, quali sono i rapporti fra la Corona e il Governo… Si insiste molto sul fatto che, nella concezione della monarchia britannica il potere rappresentativo della Corona viene da Dio: lo ricorda alla figlia la regina Mary (1.04), lo ribadiscono in occasione della solennissima cerimonia di incoronazione, mostrata in televisione, ma nascosta nel momento sacro dell’unzione (1.05), lo ripete Elisabetta bambina, in un flashback che la mostra impegnata a studiare diritto costituzionale (1.07). Indossare il diadema è un peso fisico, ma soprattutto metaforico, elemento enfatizzano anche nella diegesi, e il fardello che comporta è pure un concetto su cui si insiste molto: re Edward è disprezzato e ritenuto egoista per non aver voluto portarlo ed Elisabetta ritiene che lo zio avrebbe dovuto scusarsi con lei per averla messa nella posizione di farlo, così come Churchill la istruisce a non mostrare mai la fatica, ma a sorridere sempre di fronte al suo popolo (1.08). In campo c’è la difficile negoziazione del potere fra le istituzioni, ma anche e forse soprattutto l’equilibrio fra l’istituzione e la persona che la incarna (Elisabetta, Churchill), con un ventaglio di situazioni collegate, nell’intreccio fra vita pubblica e vita privata, che tenere separate comporta sacrifici continui.

Elisabetta non può andare a vivere dove vorrebbe così come non può scegliere il segretario personale che vorrebbe, il principe consorte non può volare o fare alcune manovre in volo senza il permesso del Governo (1.04), Churchill non accetta di vedersi fragile in un ritratto che gli viene regalato dal Parlamento per i suoi 80 anni perché nella sua immagine vede anche rappresentato l’esecutivo (1.09). Philip si sente minato nella sua mascolinità – una tematica che viene ripresa in più occasioni - e si lamenta che la moglie gli ha tolto la carriera, la casa, il nome (1.03); la sorella che vorrebbe sposarsi (1.06) deve rinunciare all’amore con il suo innamorato (1.10), inizialmente di fatto esiliato fuori dallo stato per due anni, perché il Gabinetto e la Chiesa non approvano; lo zio, escluso dalla cerimonia di incoronazione e ostracizzato di continuo per aver scelto l’amore, si esprime in più di un’occasione sulla crudeltà del sistema e dei suoi parenti; perfino la regina Mary si rammarica di come sia stata messa da parte proprio in un momento in cui avrebbe avuto più bisogno di sentirsi occupata, dopo la morte del marito (1.08).

Apparenza e sostanza viaggiano su due binari separati e per Philip è come il circo (1.08; 1.10). Quando intraprendono un lungo viaggio nei Paesi del Commonwealth, lui la vive come un equivalente di una tournee. La loro presenza è come dare una mano di vernice a una carretta arrugginita per dare l’impressione che vada tutto bene anche quando non è così. “È il nostro lavoro, è quello che siamo. La mano di vernice. Se i costumi sono abbastanza imponenti, se la tiara è abbastanza brillante, se i titoli sono abbastanza assurdi, la mitologia abbastanza incomprensibile, allora va ancora tutto bene”. Un valore su cui si insiste molto è quello dell’impassibilità e del silenzio, come modo per essere super partes e astenersi dal prendere posizione. La regina rappresenta tutti e come tale non deve mostrare la propria opinione. Non fare, non dire, restare neutrale: difficilissimo. Questa “freddezza” e questo riserbo sono condivisi dalla scrittura che sa utilizzare con molta finezza il non-detto, come è ben evidente dal pilot in cui re Giorgio capisce che deve morire presto da una seconda domanda al medico che non pone mai – quanto mi resta da vivere? - e che non ha bisogno di porre, o dalla realizzazione della morte del padre da parte di Elisabetta dal solo sguardo del marito (1.02).

Si tratta in fin dei conti di una sorta di Bildungsroman di una regina, con anche delle riflessioni su quello che è necessario per svolgere questo ruolo. Elisabetta, istruita nell’infanzia esclusivamente in diritto costituzionale ed esperta per il resto solo di cani e cavalli, capisce di non poter reggere una conversazione con i leader di stato che è chiamata a incontrare, si sente inadeguata, rimprovera la madre per averle impartito un’educazione insufficiente, assume un precettore. Sa solo l’essenziale, ma è un processo di apprendimento costante. La serie, si direbbe, crede nell’importanza di fare la differenza nel mondo, ma il modo in cui si fa questa differenza, a volte è inaspettato. Con impegno, una ragazzina che lo zio chiama Shirley Temple e la maggior parte di quelli che la circondano considerano mediocre, ma di cui Churchill vede la perspicacia e la potenzialità, riesce a condursi in modo esemplare. Una segretaria che legge a guarda ammirata il primo ministro, compara i propri risultati a quelli dello statista e si rammarica della differenza fra loro due, di fatto è morendo durante la grande nebbia londinese del 1952 (1.04) che fa la differenza.

La recitazione è di prim’ordine. Spiccano in particolare l’eccellente John Lithgow nel ruolo del residente al 10 di Downing Street, potente e in declino nello stesso momento, in parte motivato dall’ambizione in parte dal senso dell’onore e dell’impegno di dover guidare la giovane regina prima che su di lui cada il sipario; poi Claire Foy, fulcro di tutto quanto accade intorno a Buckingham Palace, in equilibrio fra innocenza e scaltrezza, fra volere e dovere, fra umanità e iconicità; e se non può non venire alla mente l’interpretazione al cinema di re Giorgio VI interpretato da Colin Firth ne Il Discorso del Re, Jared Harris non è sicuramente meno convincente. Vanessa Kirby, Matt Smith… tutti fanno davvero un lavoro eccellente.

In chiusura (1.10) si riprende in modo forte il tema conduttore di tutta la prima stagione. Ci sono due Elisabette, una in contrasto  con l’altra: la persona e la regina. La persona deve sopprimersi per il bene del regno. Non respira nemmeno, per usare le parole del fotografo che la immortala in un servizio nella season finale.  Il dovere ha la meglio sul resto (come sarà forzato destino per Margaret e Peter). Tutto questo perché, come ricorda la regina Mary alla figlia (1.02), “La Corona deve vincere. Deve vincere sempre”.