The Good Fight (CBS Access) esordisce a un anno di distanza
dagli eventi della serie di cui è lo spin-off, The Good Wife, e ne raccoglie il testimone in maniera egregia, mantenendone
molto dello spirito, ma conquistandosi un’identità propria.
Diane Lockhart
(Christine Baranski) intende andare in pensione, ma è costretta a continuare a
lavorare dopo che uno schema
Ponzi la defrauda dei risparmi di una vita. Le viene incontro, accogliendola
come socia, Adrian Boseman (Delroy Lindo), dello studio legale a prevalenza
afro-americana Reddick, Boseman & Kolstad, nonostante la perplessità della
partner Barbara Kolstad (Erica Tazel). Diane si lascia convincere da Marissa
Gold (Sarah Steele) ad assumerla come sua assistente personale. La ragazza,
piena di risorse come sempre, matura progressivamente l’idea di studiare per
ottenere una licenza come investigatrice privata – una sorta di anti-Kalinda:
tanto misteriosa e segreta quest’ultima, tanto aperta e sorridente lei. A perseguire
quest’idea la aiuta Jay (Nyambi Nyambi), già investigatore privato dello
studio. Chi segue Diane è anche la
novellina Maia Rindell (Rose Leslie, la Ygritte di Game of Thrones), sua figlioccia, fidanzata con Amy (Heléne Yorke)
e nell’occhio del ciclone perché è suo padre Henry (Paul Guilfoyle) in primis,
e la sua famiglia in generale, l’artefice della truffa ai danni di Diane e di
molti altri. Nel nuovo contesto già lavora Lucca Quinn (Cush Jumbo), che nella
vita privata comincia una storia con Colin Morello (Justin Bartha), avvocato
nell’ufficio del procuratore di Stato.
Sempre ideata dai
coniugi Robert e Michelle King, The Good
Fight arriva in un momento storico diverso rispetto alla serie madre. The Good Wife ha coperto grosso modo
tutti gli anni dell’amministrazione Obama. Qui si esordisce proprio con Diane
che incredula assiste in TV al giuramento di Trump come nuovo presidente. Tutto
ciò che aveva caro, insomma, collassa intorno a lei, e la sigla d’apertura in
modo non troppo sottile annichilisce il passato facendo esplodere sullo schermo
degli oggetti simbolo della raffinata, per quanto esigente, vita di avvocato di
grido: il martelletto da giudice, un laptop, dei telefoni, un vaso di fiori…Se
di là la protagonista era indiscutibilmente una, Alicia (Julianna Margulies),
qui sono tre: Diane, Lucca e Maia. Ed è quest’ultima quella che si ritrova nella
posizione che era di Alicia, ovvero quella di neofita, costretta ad amare
delusioni anche sul fronte di casa. Il tema di riferimento è stato quello di “ricostruire
la famiglia”, o nel suo caso, quella di rendersi conto che è collassata e che rifarsene
una per lei significa fidarsi delle persone che le vogliono bene sul serio (THR).
Anche qui, accanto alla
storyline di arco - quella di Maia e
della truffa messa in atto dai suoi familiari – ci sono le storie più o meno autoconclusive
della puntata; e ci sono tematiche legate alla stretta attualità - il tema delle fake news, ad esempio, il problema delle notizie false e di come
possano prendere vita propria è stato trattato con acume – e legate all’impatto
della tecnologia nelle nostre vite – in “Social Media and Its Discontents” (1.06)
il fulcro della puntata è stata la discussione su come si possano moderare gli
interventi sul web mantenendo il diritto alla libertà di espressione al
contempo togliendo commenti razzisti, misogini, antisemiti e quest’altro che
spesso si traducono in minacce e violenza. Qui, programmaticamente avendo scelto
uno studio legale afro-americano, si presta particolare attenzione alle
questioni razziali – si sono trattati i casi di brutalità della polizia contro
i neri ad esempio, dove si sono mostrati anche i beceri, purtroppo realistici,
trucchetti politici in proposito - e delle minoranze. Lo show, come sempre
verrebbe da dire pensandolo ragionevolmente come una continuazione di The Good Wife, reagisce a quello che
accade nella cultura che lo circonda. Tornano anche vecchi amati volti ricorrenti
della serie madre: il giudice Abernathy (Denis O’Hare), Elsbeth Tascioni (Carrie
Preston), Mike Kresteva (Matthew Perry), Kurt McVeigh (Gary Cole), David Lee
(Zach Grenier), Colin Sweeney (Dylan Baker)…
La prima stagione è
stata appagante e ha il potenziale per raggiungere vertici notevoli. Per la confermata
seconda stagione, Robert King ha spiegato che se Trump sarà ancora il
presidente, i temi che affronteranno riguarderanno i cambiamenti nella legge e
che cosa accade quando ci sono disaccordi fra i diversi livelli legali, e che
cosa succede quando le istituzioni su ci si fa affidamento cominciano a
sbriciolarsi e il mondo che ci circonda diventa sempre più caotico. Uno dei
temi che vorrà affrontare è la legge come ideale, cosa inusuale perché
solitamente è vista più come un ostacolo e qualcosa da cui trovare delle
scappatoie. (THR)
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