Ha avuto il sapore di un
romanzo, per me, la prima stagione della nuova creazione di Ava DuVernay (Queen Sugar, When They See Us), Cherish
the Day, che racconta la vita di una coppia guardando in ciascuna puntata a
un solo giorno nel corso della loro relazione – nel primo arco di
otto episodi si sono coperti 5 anni. Ogni stagione intende avere personaggi
diversi, e in questo senso è definita una serie antologica. Il titolo è tratto
da un’omonima canzone di Sade che funge da sigla.
Nella prima tranche si è
trattato di Gently James (Xosha Rochemore) ed Evan Fisher (Alano Miller). Lei è
una giovane donna indipendente che ama viaggiare; si prende cura di una anziana
leggenda del cinema, Miss Luma (Cicely Tyson), condannata in carriera a ruoli
secondari e all’oblio in quanto nera; vive con il genitore affidatario che l’ha
cresciuta, Ben (Michael Beach), ex membro di una gang e ora fattorino. Lui è un
laureato di Stanford (scherzosamente lo chiamano proprio “Stanford”, come lui
chiama lei “Carson” per il quartiere da cui proviene) che viene da una famiglia
danarosa e che ambisce a fare successo creando una propria app.
La storia si snoda
attraverso dei momenti topici – l’incontro avvenuto in biblioteca (1.01), la
prima volta che fanno l’amore (1.02), la conoscenza con i genitori di lui in
occasione del loro quarantesimo anniversario (1.03); la proposta di matrimonio
(1.04); i preparativi per le nozze (1.05); la crisi (1.06); la terapia di
coppia (1.07); il re-incontro a distanza di tempo da quando di sono separati (1.08). Quello
che può essere accaduto fra un momento e l’altro sta a noi capirlo e
ricostruirlo.
C’è molto realismo nel trattare
il rapporto di coppia e, mettendo la lente
di ingrandimento sugli snodi e sui momenti nevralgici, si riesce a mostrare che
cosa fa sì che ci siano delle svolte in una direzione o in un’altra, oltre a soppesare
in che modo si costruisce ed evolve un rapporto. Viene definita una serie “romantica”,
ma il motivo per cui io sono restia a definirla tale è perché a quel termine do
un’accezione un po’ di edulcorazione dell’amore, cosa che qui non c’è affatto.
Si guarda al rapporto, che capita sia prevalentemente di natura
sentimentale-romantico-sessuale, ma è di vita in senso ampio.
Qui i due protagonisti
vengono da ambienti molto diversi e parte della riflessione si poggia proprio
sulla capacità di incontrarsi e di superare queste diversità, lì dove sono un
ostacolo, o di farle essere motivo di arricchimento reciproco. La madre si lui,
Marilyn (Anne-Marie Johnson) non approva
il rapporto (1.03). Le basta sentire che Gently non è stata al college o accorgersi
che ha un tatuaggio per non vederla come una compagna adatta al figlio. Qui,
nello specifico nella puntata scritta da Chloé Hung, lo spettatore lo capisce
anche prima dell’interessata, grazie a un sapiente uso del non detto e da come
il detto viene espresso. La differenza, e come possa costituire una difficoltà,
c’è in ogni dettaglio della preparazione delle nozze. Nella puntata scritta da
Sylvia L. Jones (1.05) si rende tangibile attraverso gli oggetti fisici di
vita. La scelta fra possibili tipi di torta rappresenta le diversità culturali,
familiari e di educazione fra i due come meglio non poteva avvenire. Il padre
di lei glielo fa notare: ci sono dolci ugualmente buoni, ma sono fatti con
ingredienti diversi e non tutti sono per lo stesso palato, alla fine è una
questione di scelte.
Si indaga che cosa sia
importante nella vita di una coppia, a che cosa dar valore, che peso abbiano le aspirazioni di
ciascuno e in che modo trovare un equilibrio. E, quasi sempre, si esaminano
queste questioni nell'incontro e scontro delle due metà della coppia, messa
l’una davanti all’altra con molta onestà.
Francamente non mi hanno
convinto più di tanto come duo. Gli attori sono stati molto convincenti, e
hanno una buona intesa “chimica” fra loro – vedendoli ci si rende conto anche di quanto siano
troppo rare belle scene d’amore per le coppie nere. In definitiva, pur
capendone razionalmente le basi però, non vedevo questo grande amore, o perché
l’uno dovrebbe essere così interessato all’altra. Il comportamento di lei in
particolare mi irritava, di fronte a quello più accomodante di lui. Ma questa è
una sensibilità personale. Non dubito che per molti possa essere l’opposto. In
fondo comunque il fatto che non fosse il grande amore travolgente per cui uno
fa il tifo, ma uno dei tanti amori in cui si inframmezzano le banali
quotidianità e diversità di carattere penso sia il senso della serie, e in questa
prospettiva non l’ho considerato un difetto.
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