giovedì 15 ottobre 2020

LOVE LIFE: frustrante

 

La nostra vita amorosa può essere ridotta a dei dati: statisticamente prima di trovare l’amore delle vita una persona avrà avuto in media 7 relazioni, di cui due lunghe, le altre a breve termine, appuntamenti superficiali e avventure di una notte, due volte ci si sarà innamorati sul serio e due volte si avrà avuto il cuore spezzato. Esordisce con queste informazioni la voce narrante di Love Life (HBO Max, e si tratta della la prima serie scripted del canale), senza peraltro fornire alcuna indicazione aggiuntiva su quale possa essere la fonte di questi dati. Ce li dobbiamo prendere come buoni. E sulla base di questi ci viene raccontata la vita amorosa della protagonista, Darby Carter (Anna Kendrick). Successivamente (1.02) veniamo informati del fatto che statisticamente una coppia ci pensa per un paio di anni prima di divorziare e poi ci vogliono circa 3 anni prima di risposarsi.

Darby quando la conosciamo lavora come guida in un museo d’arte e la seguiamo appunto nelle sue vicende sentimentali, a partire da “Augie Jeong” (1.01), conosciuto in un locale di Karaoke, ma poi lasciato perché l’impegno professionale di lui lo porta altrove – (spoiler – si ritroveranno in seguito). Un anno dopo comincia una storia con un uomo divorziato. “Bradley Field”, ma non piace alla famiglia di lei. Segue l’avventura di una notte che è lei a non voler proseguire (1.03 , “Danny Two-Phones”) e poi quella con un cuoco, che sul principio va alla grande,  riesce perfino a gestire l’ipercritica madre di lei, fino al giorno in cui lui non perde il lavoro (1.04). La psicoterapeuta la invita a ripensare al primo amore (1.05). Poi altre storie sono anche di amicizia e con la madre (Hope Davis). E ci starebbe, se non fosse che la struttura narrativa sembra ripensata a mezza via.

La voce fuori campo, che commenta quasi con il distacco dello studioso che annuncia i dati di cui sopra, in alcuni passaggi narrativi è usata alla stessa maniera in cui era già stato fatto in A to Z. Anzi, così tanto che sono andata a verificare che non si trattasse della stessa attrice, ma no, qui è Leslie Manville, lì era Katey Sagal. Almeno la memoria me le ha associate, poi magari a risentirle sono diverse. E in seguito, a secco di informazioni statistiche si direbbe, il voice-over si sofferma a fare affermazioni generali sulla protagonista. Si potevano tralasciare tutte le informazioni successive alla prima sulla quale si fonda il principio della serie, o quelle in cui il commento non offre nessun insight maggiore rispetto alla semplice visione: inutili.

Funzionerebbe meglio come più ordinaria storia di relazioni e di amicizia, con un ruolo maggiore ai comprimari, che energizzano le vicende della protagonista, come la migliore amica Sara (Zoë Chao) e il suo ragazzo Jim (Peter Vack) o Mallory (Sasha Compère). Nella prima parte della stagione in particolare, questi sono appena abbozzati, meri segnaposto.  

In questa rom-com ideata da Sam Boyd, poco "rom" e poco "com", insicurezze e  tediose banalità quotidiane sono in primo piano, un’illusione  ogni aspirazione ad essere la Sex and the City del 21° secolo. L’ho trovata anche gradevole, ma un po’ stantia, e la protagonista principale, sebbene una brava attrice, poco carismatica. Frustrante.

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