The Good Fight (da adesso sull’americana Paramount+) è
tornata con la quinta stagione, e… che inizio! Solo Robert e Michelle King
potevano scrivere un’intera puntata di “Previously on” - proprio il titolo della 5.01 – e terminare
con la sigla d’apertura che ha sostituito la furia distruggi-tutto delle
precedenti a cui eravamo abituati, in fondo uno sfogo di tutta la rabbia anti-Trump,
per sostituirla con gattini, porcellini, pulicini, cagnetti, e agnellini…
tenerezza.
È stata
un riassunto del 2020, e non poteva essere più denso: pandemia e Jay (Nyambi Nyambi)
con il COVID-lungo (fatemi sperare per un momento che troveranno spazio per parlare
anche di questo); George Floyd; il secondo emendamento; ZOOM; il white guilt; la morte di RBG, il riot di
inizi gennaio alla Casa Bianca…e cenni alla formazione giuridica, all’apprezzamento
professionale, al valore dei capelli nella cultura nera, al senso della
politica…The Good Fight ha sempre
tanta di quella carne al fuoco da togliere il fiato. “Talk. Understand. Unite.”
Parla. Comprendi. Unisci.” Questa la strada da percorrere?
Perdiamo Lucca
(Cush Jumbo) e Adrian (Delroy Lindo): la pandemia con la conseguente accorciata
quarta stagione non ha permesso di raccontarne l’uscita come intendevano, ma sono
riusciti a renderlo entusiasmante ugualmente con questa loro apparizione di
cortesia ora, a risolvere le questioni sospese. Marissa (Sarah Steele) dà una
svolta alla sua vita. Diane (Christine Baranski) e Liz (Audra McDonald) saranno
al timone, e si attendono nuove entrate. So già che non rimarrò delusa.
Mi sono
divertita a vedere Karl Marx, Malcom X, Gesù e Frederick Douglass discutere con
Jay – chi altri infila personaggi simili nelle sue storie? Il riferimento a una
pubblicità in Soul Train risalente
agli anni ’70 non sono stata in grado di coglierlo se non lo avessero
specificatamente menzionato, ma ammetto che la critica televisiva che è in me
si è commossa quando ha visto Diane e Adrian avvicinarsi alle porte all’ascensore
che si è spalancato sul vuoto del pozzo in cui quasi hanno rischiato di cadere,
un evidentissimo riferimento a uno dei momenti iconici del piccolo schermo, l’uscita
di scena di Rosalind (Diana Muldaur) da L.A.
LAW – Avvocati a Los Angeles morta proprio così (qui).
Come sempre questa serie mi lascia carica e so che non mancheranno gli stimoli legati all’attualità e alle questioni politico-sociali più discusse del momento. Non vedo l’ora.
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