domenica 17 luglio 2022

RESERVATION DOGS: indigeni americani oggi

Ideato da Sterlin Harjo e Taika Waititi, e realizzato da nativi americani, dal cast alla troupe, Reservation Dogs (di FX on Hulu, in Italia su Star di Disney+), come nessun’altra serie ci mostra una cultura fiera e antica relegata ai margini. I “Cani della Riserva” sono quattro ragazzi adolescenti che vivono in una riserva indiana dell'Oklahoma – sono consapevole che dire “indiano” non è considerato politicamente corretto, ma lo faccio solo nella misura in cui i personaggi si definiscono tali, cosa che mi ha sorpreso. Le scene sono girate interamente nella Nazione Muscogee, e quelle terre da cui sono stati de facto espropriati sono parte dell’identità e si respirano nella loro autenticità.

Bear (D'Pharaoh Woon-A-Tai), Willie Jack (Paulina Alexis), Cheese (Lane Factor), ed Elora (Devery Jacobs) sognano la California, con l’idea di seguire il miraggio di lasciarsi alle spalle la realtà in cui vivono, che vedono come una “discarica”. Un loro comune amico, Daniel, prematuramente scomparso, ha messo loro in testa quest’idea e loro cercano alla meno peggio, anche con atti non proprio legali, di mettere insieme la somma che serve loro per partire. Poi però vogliono essere brave persone, sono teen-agers che stanno cercando di capire chi sono e che ruolo hanno nel mondo. Sono apparentemente duri, ma un po’ persi e in cerca di direzione, in lotta con una banda rivale, gli NDN Mafia.   

Se questa premessa è il motore che li muove, narrativamente però quella è solo una scusa per incursioni nella vita di queste persone, gettate a lato e schiacciate dagli eventi del passato, ma con una storia e un’umanità che qui palpita a ogni passaggio, con un senso di comunità e di legami forti, oltre le apparenze.

C’è un’atmosfera indie, quasi documentaristica, disinteressata all’essere vista, umoristica ma appena appena, senza forzature, con qualche incursione nel sovrannaturale, con Bear che ha una sorta di visioni del suo spirito guida, William "Spirit" Knifeman (Dallas Goldtooth), un buffo antenato a cavallo che gli dispensa perle di saggezza o forse, meglio, con la sensazione che vita fisica e spirituale non sono così impermeabili come pragmaticamente finiamo per credere.

Le storie non si concentrano solo sui ragazzi, ma sugli adulti che li circondano e che fanno loro da mentore – l’ufficiale Big (Zahn McClarnon), lo zio Brownie (Gary Famer), mamma Rita (Sarah Podemski), papà Leon (Jon Proudstar) - consapevoli di avere una tradizione forte da tramandare alle nuove generazioni, e una cultura solida, nonostante il disfacimento circostante, dove la superficie racconta il dolore del trauma generazionale della sconfitta indigena. Ne emergono ritratti poetici e intensi che lasciano una sensazione dolce di appartenenza e di resilienza. E se i ragazzi di sentono in trappola e vogliono fuggire, imparano a vedere i motivi per restare e per essere fieri delle proprie radici e della propria identità. 

Negli Stati Uniti la seconda stagione debutta il 3 agosto. 

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