Ho letto nel 2007 “La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo”, di Audrey Niffenegger, da cui è tratta l’omonima serie televisiva sviluppata e scritta da Steven Moffat, per cui non posso dire di ricordarlo davvero, ma solo che mi era che mi era piaciuto molto, e mi era sembrato molto romantico. Lo stesso posso dire della serie (HBO Max, in Italia su Sky serie, dal 13 al 27 giugno 2022, con il titolo "Un amore senza tempo”), e mi rammarico che non sia stata rinnovata per una seconda stagione, dopo la prima di 6 puntate. Le recensioni sono mediamente tiepide, ed è vero che non è che abbia chissà quali dialoghi memorabili, ma per me è stata sicuramente un appuntamento solido e godibile.
Henry (Theo James, Sanditon) soffre di un disturbo genetico
che lo costringe, contro la propria volontà, a viaggiare nel tempo. Non è
chiaro che cosa scateni questi viaggi, ma all’improvviso si ritrova in un’altra
epoca, solitamente nell’arco della propria vita, tante volte incontrando sé
stesso ad altre età. L’approdo nella nuova annata è piuttosto brutale: si ritrova
in costume adamitico, nei luoghi più disparati e pericolosi (magari sulle
rotaie di un treno). Le prime cose che deve imparare a fare bene per
sopravvivere sono scappare, lottare, rubare. Non diventa un supereroe, né può
cambiare alcunché, deve solo sopravvivere.
Non è chiaro nemmeno perché finisca in alcuni momenti e non in altri, ma
sembra gravitare verso accadimenti e persone che sono per lui emotivamente
significativi. Non è di certo poco doloroso essere costretti a rivedere la
morte della propria madre molte e molte volte (1.02) anche se questo significa
anche poterla rivedere viva.
Claire (Rose Leslie, Il Trono di Spade) è quella che
diventerà “la moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo”, è lei la vera
protagonista, ci viene ricordato non solo dal titolo, ma anche apertis verbis da lei stessa, in una delle interviste che le vengono fatte e che sono la modalità attraverso cui accediamo da
subito alle loro vicende – “perché l’amore è intensificato dall’assenza?”
esordisce l’incipit. E si raccontano…Lei ha conosciuto quello che sarebbe
diventato l’amore della sua vita già da bambina, anche se lei non lo sapeva
ancora, sebbene si siano incontrati molte volte e lei si sia innamorata fin da
allora. Per un lasso di 14 anni però non si
sono visti, e quando lei da adulta lo incontra per la prima volta, non ne è
affatto impressionata. Non le piace granché, perché non è ancora la persona che
è diventato anche grazie a lei.
Non sono fondate le
preoccupazioni di chi è rimasto perplesso dall’idea che un uomo adulto faccia
visita a una bambina. Harry non sceglie dove andare, ci capita, e da persona matura
che vede da bimba la donna di cui è innamorato, si comporta da amico, passando
il tempo a chiacchierare e a giocare a dama. Non c’è niente di creepy, di
viscido, nel loro rapporto. Certo, c’è una bambina con una cotta per l’uomo che
amerà, ma il modo in cui stata costruito il loro innamoramento ha senso in ogni
caso. Non siamo in “Uccelli di Rovo”, dove lui aspetta solo che lei cresca. Qui,
quando si innamorano, si innamorano da adulti. Semmai da ragazzina, è piuttosto
spassoso vedere che a 16 anni è maliziosa a sufficienza per non portargli i
vestiti come per loro accordo, per poterselo gustare nudo — è un bel vedere non c’è
che dire, io ho gradito — mentre lui si ritrae conscio dell’inappropriatezza. E ci si
gode il fatto che lei non gli abbia mai detto quello che è accaduto quando lei
ha compiuto 18 anni, aspettando che sia l’uomo adulto con lei sposato a
rendersene conto.
Qui si indagano le
interconnessioni fra passato, presente e futuro, il senso dell’assenza e dell’attesa,
l’amore e come si costruisce, quello che diventiamo, anche grazie a
quell’amore, se ci piaceremmo se incontrassimo i noi stessi del passato o del
futuro, che cosa diremmo se potessimo dare dei consigli a noi stessi da giovani, si riflette sul tempo che abbiamo
con le persone amate, che è poco. La logistica dei viaggi è ben pensata, ed
entrambi i protagonisti sono ben convincenti nelle varie età, pur avendo anche
altri interpreti che danno il loro il volto da giovanissimi. Everleigh McDonell
da bambina e Caitlin Shorey da pre-adolescente per Clare, e Jason David da
bambino e Brian Altemus da adolescente per Henry. Se una qualche perplessità
l’ho avuta è stata sullo stupro di lei (che non ricordo se fosse o meno nel
libro).
Ho gradito molto che la
sigla, che cambia lievemente di puntata in puntata, termini nella prima con
la stessa immagine che è stata la copertina del libro, ovvero dei vestiti
piegati con sopra un paio di scarpe da uomo accanto a dei piedini con scarpette
da bimba.
Esiste anche una versione cinematografica
di questa storia, che non ho visto, ma se si è amato il romanzo, non si sbaglia
a guardare la serie.
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