In Bored to death (HBO, 2009), sottotitolato “Investigatore per noia” nella versione italiana (FX, da sabato 12), Jonathan (Jason Schwartzman) è uno scrittore in crisi appena lasciato dalla sua ragazza. Si confida con un amico (Zach Galifianakis), ma non basta, vuole un cambiamento, perciò oltre a rifornire il suo capo (l’ubiquitario Ted Danson) di marijuana (la scelta sana, perché naturale, non come il crystal meth, ci tiene a precisare), decide di improvvisarsi investigatore privato e mette un annuncio.
Il primo caso va in modo rovinoso: la cliente che lo contatta per ritrovare la sorella scomparsa dubita più volte della sua professionalità; nel cercare di scoprire dove si trova il ragazzo di detta sorella, spende e spende, e non avendo chiesto il rimborso spese ci perde; quando finalmente la trova legata a un letto finisce per intervenire la polizia e si ritrova ad essere arrestato. Insomma, un disastro. Le forze dell’ordine gli intimano pure di smettere l’attività che lui ammette di praticare senza licenza. Ma, squilla il telefono ed è qualcuno che chiede aiuto…“Come faccia a risolvere un qualunque caso è il vero mistero”, scherza la copertina del DVD, che la definisce una commedia “noir-otica”, giovando fra nevrotica e noir. Sul confine fra umorismo molto sottile, quasi impercettibile, e serietà, il telefilm si mantiene in buon equilibrio, anche se non conquista. La serie è ideata da Jonathan Ames.
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