lunedì 17 marzo 2014

LOOKING: la prima stagione


Con un sapore indie, Looking, la “serie gay” targata HBO ideata da Michael Lannan che ha da poco terminato la sua prima stagione ed è stata rinnovata per una seconda, è decisamente post-Queer As Folk. Lo spirito di rivendicazione della legittimità del proprio status, e di combattere per essere accettati per quello che si è, ha lasciato il posto alla quotidianità, con i suoi alti e bassi. Il tono infatti é realistico – un po’ alla Girls, è stato detto – il ritmo pacato, il sesso visualmente meno sfrontato, più assodato, in qualche maniera. Siamo a San Francisco – e il sapore e il tono della città sono parte integrante della storia con, a fare da sfondo, momenti della vita del luogo che difficilmente si vedono altrove (penso a una cosa come la fiera di Folsom Street, evento clou per la comunità leather, che si è visto in 1.04).
Le vite di tre amici si intrecciano. Patrick (Jonathan Groff) lavora per un’azienda che sviluppa videogiochi ed è in cerca di una relazione. Della sua storia con Richie (Raùl Castillo), un barbiere di origine messicana,  forse un po’ anche si vergogna, e alla fine cede alla avance del suo nuovo capo, Kevin (Russell Tovey, noto per il Being Human britannico). Augustin (Frankie J. Alvarez) è un artista in crisi che, in cerca di ispirazione, assume un prostituto per filmarlo a letto con il proprio ragazzo, Frank (O.T. Fagbenle), finendo per non riuscire a realizzare l’opera che desidera e per perderlo. Dominic “Dom” è un quasi quarantenne (compie gli anni nel corso della stagione, in 1.06) che divide il suo appartamento con la sua migliore amica Doris (Lauren Weedman), una infermiera, vuole avviare un’attività di ristorazione e trova l’appoggio del proprietario di un negozio di fiori che è una sorta di istituzione in città, Lynn (Scott Bakula, Men of a Certain Age, Enterprise), con il quale desidera anche instaurare una relazione.
La serie ha un approccio quasi casuale, nel senso che le vicende non sembrano nemmeno “messe in scena”, ma sembrano entrare nella vita dei protagonisti lasciando che le cose si spieghino un po’ alla volta. Qualcuno lo ha definito noioso, ma è tutt’altro, e ci si concede puntate come la magnifica 1.05 che è quasi una semplice giustapposizione di momenti fra Patrick e Richie: Patrick si prende una giornata dal lavoro per trascorrerla in un lungo appuntamento con Richie e parlano e si conoscono. Tanto semplice e ordinario, quanto potente.   
Anche le numerose citazioni meta-testuali, vengono fatte in modo molto realistico. Durante il loro appuntamento Patrick e Richie  si chiedono se il primo sia Rachel. Non c’è bisogno di dire che si tratta del personaggi di Friends. Sì dà per scontato, e non è un citare un altro programma, è un menzionarlo come riferimento come si farebbe effettivamente nella vita. La stagione termina con Patrick che guarda al computer una puntata di Golden Girls - Cuori senza età, di cui si è parlato in precedenza nel corso della puntata. E quando si chiude lo si fa con l’ausilio di una musica che sappiamo bene essere quella della sigla di apertura della popolare sit-com degli anni ’80. Mi sono letteralmente commossa, perché è stato fatto alla perfezione, oltre a essere un commento ai personaggi e al loro rapporto.
Rispetto alla rappresentazione del sesso in particolare, mi è stato fatto notare in passato (credo da alcune riflessioni di Dan Savage), come una cosa che distingue il sesso eterosessuale da quello omosessuale è il fatto che in quello omosessuale solitamente, per definirlo tale, non si dà per scontato che si tratti necessariamente di un rapporto penetrativo, cosa che si tende più a dare per scontata nei rapporti eterosessuali invece. Qui si è proprio visto questo attraverso Patrick che non si sente di farsi penetrare da Richie, quando ormai si pensano come coppia, e sono boyfriends. Non l’ho mai visto altrove, o forse non l’ho mai notato altrove, perché qui parlano esplicitamente del fatto che lui non si sente di avere quel genere di rapporto (anche se poi decide di averlo con Kevin).
Si tratta di una serie che non mi ha travolto. Durante la puntata “Looking for a Plus-One” (1.07) in cui Patrick partecipa al matrimonio della sorella, ad esempio, non ho potuto non ripensare con un certo rimpianto alla spettacolosa puntata di Queer As Folk in cui Vince partecipa al matrimonio della sorellastra (2.01). Tuttavia, Looking è partita bene e ha coinvolto pian piano, narrando storie che hanno il sapore di vita vissuta. Non aspetto con trepidante attesa la nuova stagione, ma quando arriverà non me la farò scappare. 

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