È terminata con il futuro della protagonista in bilico così come quello
della serie, la prima stagione di Pitch
(dell’americana Fox) che ha raccolto buoni consensi di critica – era una delle
più attese del 2016 – ma ascolti minori del previsto.
Ginny Baker (Kylie Bunbury) è una giocatrice di baseball che diventa la
prima donna a venire assunta come lanciatrice da una squadra della Major League,
quella dei Los Padres di San Diego. Fin da piccola il padre (Michael Beach),
ora scomparso, intuendone le potenzialità, l’ha allenata duramente – se doveva
scegliere fra il ballo scolastico e gli allenamenti, erano sempre questi ultimi
ad avere la meglio (1.04). Da adulta a prendersi cura dei suoi interessi
professionali è la sua agente, Amelia Slater (Ali Larter), che insieme ad Eliot
(Tim Jo), che diventa direttore dei social media, lascia la sua carriera
precedente per dedicarsi completamente al nuovo astro nascente dello sport. La
posizione di Ginny non è facile, anche perché si ritrova in un ambiente, anche
storicamente, completamente maschile. Del fatto che non sia una situazione
usuale sono molto consapevoli tutti, in primis il manager generale, Oscar
Arguella (Mark Consuelos, All My Children)
e il presidente ad interim Charlie Graham (Kevin Connolly, Entourage). Presto Ginny guadagna la stima del capitano della
squadra, Mike Lawson (Mark-Paul Gosselaar, noto soprattutto per il suo ruolo di
Zack in Saved By the Bell / Bayside
School), che è alla fine della carriera, e dell’allenatore Al (Dan Lauria).
Fra i colleghi trova un vecchio compagno di quando giocava in squadre minori,
Blip Sander (Bo McRae), che, con la moglie Evelyn (Meagan Holder), è per lei un
vero amico. Il fratello Will (BJ Britt), che agli inizi seguiva la sua
carriera, è più interessato a sfruttare la sua fama che altro, messo alle
strette da debiti contratti con persone con pochi scrupoli.
È probabilmente dai tempi di Friday
Night Lights che non c’è una serie così fortemente incentrata sullo sport.
In questo caso, come in quello, non è necessario conoscerne le regole per
apprezzare quello che accade, ma di certo aiuta a comprendere finezze e
riferimenti. E come in quel caso la vita personale dei protagonisti è centrale.
Qui, essenziale è specificatamente Ginny in quanto donna. La serie è
consapevole della politica di genere e delle filosofie femministe, anche con
riferimento specifico a dibattiti molto attuali. Il personaggio stesso nella
diegesi è cosciente che è come se facesse una dichiarazione per il fatto stesso
di esistere. Diventa un simbolo e un modello da emulare per milioni di
ragazzine. Come viene vista e trattata proprio in quanto femmina è occasione di
ripetuta riflessione. Al deve scusarsi pubblicamente (1.02) per aver fatto
delle osservazioni su di lei che la riducono a suo solo aspetto fisico. È una
giocatrice, ma allo stesso tempo un brand. Questo le provoca anche momenti di
panico: si sente sopraffatta dalla responsabilità che sente addosso. Essendo la prima, infrange il cosiddetto
soffitto di cristallo, e uno spot che prepara su di lei una nota marca di
scarpe (1.06) la dipinge proprio come una pioniera che con la sua pallina
lanciata verso l’alto spacca un muro di vetro.
La serie è davvero molto attenta alla questione femminista e non solo è
quasi emozionante per come trasmette un messaggio di empowering, ma diventa soggetto attivo di un dibattito che intende
cambiare la conversazione. In un momento in cui nella realtà americana è molto
presente il problema degli stupri nei campus universitari e in cui c’è il
riverbero del danno delle parole dell’allora ancora candidato alla presidenza
Trump che diceva che le donne basta “afferrarle per la figa” per far fare loro
quello che si vuole, dichiarazioni da lui definite come semplici chiacchiere da
spogliatoio, e in un’epoca in cui si ragiona sul modello di mascolinità che si
vuole proporre, ha una pregnanza non da poco entrare in quel tipo di spogliatoi
per sentirne le chiacchiere. Che gli autori del programma facciano dichiarare
alla giovane sportiva, in occasione della sua ospitata nella diegesi al live di
Jimmy Kimmel, che “una donna non è responsabile del fatto che la assalgano
sessualmente perché era nello spogliatoio sbagliato. Questo non solo è
sbagliato, è pericoloso. Non dobbiamo assicurarci che ogni ragazza entri nella
stanza giusta, dobbiamo assicurarci che ogni ragazzo sappia che è sbagliato
stuprare” (1.02). Queste parole hanno se non il senso di una risposta,
sicuramente quello di una presa di posizione.
Che per superare atteggiamenti di “due pesi due misure” ci voglia il
sostegno e l’impegno di tutti si è ben visto, ad esempio, un una puntata come “San
Francisco” (1.07). C’è il rischio che delle foto nude di Ginny vengano rese
pubbliche contro la sua volontà. I manager sono preoccupati. Nella discussione su
come gestire la situazione, sottolineano ad Amelia che gli uomini non vengono
resi oggetto come le donne. “Thanks for mansplaining that to me!” replica lei. “Grazie di spiegarmelo!” tradurrei in italiano in mancanza di soluzioni
migliori. In inglese viene utilizzato però il neologismo “mansplaining”, che si usa
quando un uomo assume nei confronti di una donna un tono di spiegazione su un
argomento che presumibilmente lei conosce meglio di lui. Si trattava di un selfie e Ginny senza
imbarazzo dichiara “It’s my body, it’s my business – È il mio corpo, sono
affari miei”, mostrando una forte consapevolezza del proprio potere sul proprio
corpo, terreno di battaglie femministe da sempre. Lì dove si vede che è la collaborazione
di tutti che porta a demolire double
standard sessisti è quando per sostenerla l’intera squadra decide di posare
nuda. In generale, si riesce ad evitare di essere didattici perché si mostra la
necessità della parità, per una vita sana, per un buon lavoro.
L’infanzia e i suoi risvolti nell’età adulta (con i flashback non solo
di Ginny, ma anche di Mike), la lealtà familiare e amicale, il rapporto con i
media, il rapporto fra il singolo e il gruppo, l’amicizia uomo-donna ed
eventualmente i rapporti sentimentali (con il rapporto fra Ginny e Mike che ha
sempre anche un sottotesto di potenziale intesa romantica) sono pure argomenti
di molto rilievo. Ideata da Dan Fogelman (This
is us, Galavant) e Rick Singer, Pitch è distante dai vertici raggiunti
dalla summenzionata Friday Night Lights,
ma nondimeno è un racconto solido.
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