È il
genere di telefilm che non è soddisfatto se non c’è almeno una scazzottata o
una sparatoria a puntata: tenuto a mente questo, Timeless ha quella stessa certa ingenua godibilità che hanno i suoi
precursori di storie di viaggio nel tempo come Quantum
Leap o Voyagers!
- I Viaggiatori del Tempo…
Garcia Flynn (Goran Višnjić, ER) ruba dai laboratori dell’ideatore
Connor Mason (Paterson Joseph) una macchina del tempo, intenzionato a
modificare il passato per scopi personali, e il governo arruola la
professoressa di storia Lucy Preston (Abigail Spencer, Rectify), il militare della Delta Force Wyatt Logan (Matt Lanter, 90210) e l’ingegnere Rufus Carlin
(Malcolm Barrett, The Hurt Locker)
per fermarlo, utilizzando il prototipo di una navicella più piccola, una “Lifeboat”,
una scialuppa di salvataggio. I tre vengono affidati a un’agente del
dipartimento di sicurezza nazionale, Denise Christopher (Sakina Jaffrey), e fra
i programmatori c’è la fidanzata di Rufus (Claudia Doumit).
Ideata da due nomi di rilievo
dell’industria televisiva, Shawn Ryan (The
Shield) e Eric Kripke (Supernatural,
Revolution), lo storytelling rimbalza con agilità di puntata in puntata in diversi
momenti storici (in gran parte legati agli Stati Uniti): il disastro Hindenburg
(1.01), l’assassinio di Lincoln (1.02), lo scandalo Watergate (1.06), la
missione dell’Apollo 11 (1.08), Bonnie e Clyde (1.09), Jesse James (1.12), Al
Capone (1.15)… Alla narrativa verticale autoconclusiva se ne affianca una
orizzontale carburata dalla presenza di una società segreta, la Rittenhouse,
che nel tempo cerca di dirigere gli eventi storici a proprio piacimento agendo
per scopi che sono ovviamente loschi, nebulosi e segretissimi. Lucy scopre di
essere più collegata a tutto questo di quanto vorrebbe, e Flynn è in possesso
di un diario scritto nel futuro di Lucy che dimostrerebbe come lui in realtà è
dalla parte della ragione.
Gli spostamenti nel
tempo sono molto meccanici: l’apparecchio con cui si muovono è una grande palla
che si apre come un occhio, circondata da due fasce metalliche che ruotano vorticosamente.
È
quasi pittoresca nel suo essere all’antica e quasi umoristica per come causa
una folata di vento sui presenti quando parte. Si sorride, e in questo caso è
voluto, anche dei nomi finti che i personaggi si attribuiscono chiamandosi come
persone o figure della cultura pop.
Tutti i protagonisti – interpretati
da un solido cast - sono in qualche maniera motivati da ragioni familiari. Il
cattivo della situazione Flynn vuole cambiare gli eventi che hanno portato al
potere la Rittenhouse, colpevole a suo dire dell’assassino di sua moglie e
figlia, che vuole riavere; Wyatt, vedovo inconsolabile, pure vuole riportare in
vita la moglie; Lucy, il cui primo viaggio ha cancellato la sorella dall’esistenza,
vuole che possa esserle restituita; Rufus, che in quanto nero non vede di buon
occhio dover andare in epoche storiche in cui la vita per quelli con il suo
colore di pelle era anche peggiore di ora, e che è l’unico in grado di pilotare
la navicella, viene costretto a registrare quanto avviene nel passato sotto
minaccia di violenza alle persone a cui tiene.
C’è l’eterno dilemma
etico-morale di questo genere di avventure, ovvero se sia giusto e legittimo
modificare il passato, e una certa sincera fiducia che quello che ci tramandano
i libri di storia sia la verità. Ne esce
un’avventuretta gradevole, ma poco più. Se una qualche riflessione su come si sono
modificati i costumi e sull’impatto sociale di determinati eventi c’è, è solo
tangenziale e superficiale.
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