Ha il sapore di una
raccolta di racconti Modern Love, la
serie antologica che ha debuttato su Amazon lo scorso ottobre basata su una
rubrica settimanale del New York Times
(qui) diventata anche
un podcast. A dispetto della bella sigla
di apertura che zigzaga su romantici momenti di varie coppie, qui il senso
dell’Amore Moderno suggerito dal titolo non è esclusivamente, anche se lo è prevalentemente,
di tipo sentimental-relazionale.
Maggie (Cristin Milioti,
A to Z), una critica newyorkese,
frequenta molti uomini, ma a giudicare se sono adatti a no a lei c’è il
portiere del complesso dove vive, Guzmin (Laurentiu Possa) – 1.01; una
giornalista (Catherine Keener, Forever),
raccontando la propria storia al suo intervistato, Joshua (Dev Patel, The Newsroom), gli fa rendere conto di
non farsi sfuggire la donna che ama sul serio – 1.02; Lexi (Anne Hathaway, Il Diavolo veste Prada, Interstellar) sabota involontariamente
ogni relazione e ogni posto di lavoro che ha, a causa del disturbo bipolare di
cui soffre – 1.03; Sarah (Tina Fey, 30
Rock) e Dennis (John Slattery, Mad
Men) sono una coppia con il matrimonio in crisi che cerca di ritrovare la
connessione persa – 1.04 – in una puntata scritta e diretta da Sharon Horgan (Catastrophe); al loro primo
appuntamento, Yasmine (Sofia Boutella) e Rob (John Gallagher Jr, The Newsroom) finiscono all’ospedale –
1.05; Maddy (Julia Garner, Maniac)
vede nel suo capo al lavoro, Peter (Shea Whigham, Homecoming), una figura
paterna – 1.06 (qui la regia è di Emmy Rossum di Shameless); una coppia gay, Tobin (Andrew Scott) e Andy (Brandon
Kyle Goodman), intende adottare il bebè
di una senzatetto incinta – 1.07 (questa storia era tratta da uno scritto di
Dan Savage); Margot (Jane Alexander, Tell Me You Love Me) e Kenji (James Saito) sono coppia di
anziani che si innamorano facendo jogging – 1.08.
L’ultima puntata ha una
coda in cui tutti i personaggi delle puntate vengono ripresi, cosa che in sé mi
ha fatto molto piacere, ma è apparsa un po’ posticcia, appiccicata. Più senso avrebbe
avuto se nelle varie puntate ci fossero state comparse degli altri protagonisti,
magari fugaci e tangenziali nel mostrare comunque un mondo variegato e
interconnesso, ma così non è stato per cui mostrarlo così solo alla fine non è
stata una scelta retorica troppo felice. Ma è la sola vera critica negativa che
mi sento di rivolgere.
C’è molta delicatezza in
queste storie per la gran parte scritte e dirette da John Carney, e molto
realismo nel mostrare l’amore nella sua ineffabilità, e nelle sue difficoltà
anche. Non sono commedie romantiche di facili sentimenti, e nemmeno si mostra un amore fatto di
magici trasporti e perfezioni estatiche che, se ci sono, sono piuttosto attimi
fuggevoli, ma è un’esplorazione onesta di un sentimento che porta anche
delusione e amarezza, insicurezza e rimpianti. È spesso commovente, ma
non sciropposo, né costruito a tavolino fuori dal nulla. Dal momento che si
tratta di vignette autoconclusive, si gioca bene con il tempo, che passa
veloce. La narrazione è asciutta. Elegante.
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