The Wilds (Amazon Prime) è una
sorta di Signore delle Mosche al femminile che incontra Lost.
Il volo di nove ragazze
adolescenti diretto alle Hawaii a un ritiro di empowerment per giovani donne
dal nome “Dawn of Eve” (l’Alba di Eva) precipita e si ritrovano su un’isola
deserta. Qui devono sopravvivere e imparare a fidarsi l’una dell’altra. Quello
che non sanno è che si tratta di un esperimento e vengono osservate da Gretchen
Klein (Rachel Griffiths, Six Feet Under), a capo del programma, che
conduce indagini poco ortodosse. Le vicende partono da un momento successivo,
quando le ragazze, ora in salvo ma separate, vengono interrogate da -
apparentemente - un agente dell’FBI (Troy Winbush) e da uno psicologo (David
Sullivan).
Proprio come in Lost,
le vite delle nove ci vengono raccontate con dei flashback che ci spiegano chi
sono e perché in qualche caso reagiscono come fanno, compresa Jeanette, in
realtà Linh Bach, un’agente sotto copertura (1.07). Leah (Sarah Pidgeon) si sta
riprendendo da una delusione d’amore, dopo una relazione con un romanziere che
lui ha interrotto quando ha scoperto che lei era minorenne (1.01, 1.06); Rachel
(Reign Edwards) ha un passato di bulimia sviluppato nel disperato tentativo di
rimanere competitiva nei tuffi (1.02) ed è precipitata insieme alla sorella
gemella Nora (Helena Howard, una Zendaya look-alike), quieta e studiosa;
Dot (Shannon Barry) si occupava del padre morente (1.03); Toni (Erana James),
con la madre a disintossicarsi e data a una famiglia affidataria, è una lesbica
apertamente tale che ha facili scatti d’ira (1.04), ed è molto amica di Martha
(Jenna Clause), della riserva Obijwe in Minnesota, che ha un passato di abuso
con cui ha difficoltà a venire a patti (1.09); Fatin (Sophia Ali) è una violoncellista spinta
ad eccellere dalla madre (1.05); Shelby (Mia Healey) è una reginetta di
bellezza del Texas, molto religiosa con omofobia interiorizzata (1.08).
Ci sono tutte le tematiche
classiche del genere sopravvivenza, dall’allocazione delle risorse scarse, alla
costruzione di ripari, dalla necessità di procurarsi cibo e acqua all’esigenza
di comunicare con l’esterno, ai pericoli e come difendersi, alla divisione dei
compiti… Questa volta è declinato al femminile, ed è bello per una volta vedere
delle giovani donne parlare di partner e anche di sesso in modo naturale, molto
vero. Indubbiamente contemporaneo pure nel fare riferimento esplicito da parte
dei personaggi a programmi televisivi che hanno trattato questo genere, come Survivor.
La trama orizzontale del
fatto che sono parte di un progetto di ricerca aggiunge quel pizzico di mistero
utile ad aumentare la tensione. Una delle ragazze del gruppo è segretamente informata
e una di loro comincia a nutrire dei sospetti. È appassionante e ricco di
colpi di scena, fino all’ultimo momento, con un cliffhanger che rende già ghiotta
la prospettiva di una seconda stagione.
L’abilità dell’autrice
Sarah Streicher sa nel rendere fresca una premessa già vista, creando credibili
relazioni fra donne che provengono da ambienti molto diversi fra loro. Quello
che davvero è il nucleo della narrazione sono i rapporti umani, e come
un’esperienza del genere cambi le persone. A mano a mano che si procede poi nella
storia si capisce l’intento dell’esperimento (1.07): creare una “ginotopia” — le donne sarebbero più
naturalmente portate a creare una società armoniosa, senza i conflitti distruttivi
che hanno minato l’umanità fino ad oggi a causa del patriarcato, per cui sono
loro che dovrebbero avere il potere.
Il target sono gli adolescenti, ma è trascinante anche per gli adulti.
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