Boo, Bitch (Netflix) è una commedia soprannatural-adolescenziale
insipida e dimenticabile, nonostante qualche elemento che la redime.
Erika Vu (Lana Condor) e la
sua migliore amica Gia (Zoe Colletti), due ragazze dell’ultimo anno di liceo,
si rammaricano di non essere popolari, ma completamente invisibili. Sono le
ultime sei settimane di scuola, e decidono di non aver più niente da perdere,
partecipano a una festa, ma tornando a casa mezze ubriache vengono investite.
Quando si risvegliano scoprono che da sotto un alce spuntano i piedi di un
cadavere che ha le scarpe di Erika. Presto perciò si rendono conto che, se è
ancora visibile, deve essere diventata un fantasma. Erika si interroga su come
mai sia ancora legata alla terra, e capisce che ha ancora questioni irrisolte
nella vita e decide perciò di recuperare il tempo perduto, anche con l’aiuto
dell’amica. Uno dei suoi desideri è conquistare Jake C (Mason Versaw), che ha
da poco rotto la sua relazione a intermittenza con Riley (Aparna Brielle), che
è molto ammirata socialmente e diventa presto una “frenemy” di Erika. Gia, dal
canto suo, si interessa a Gavin (Tenzing Norgay Trainor), leader degli
Afterlifers, un gruppo di compagni di scuola appassionati di occulto, composto
anche dalla sensitiva Raven (Abigail Achiri), l'aspirante mago Brad (Reid
Miller) e da Sail (Savira Windyani)
Ideata da Tim Schauer,
Kuba Soltysiak, Erin Ehrlich e Lauren Iungerich, questa improbabile sit-com ha
un inaspettato significativo colpo di scena in “Who Dat Bitch?” (1.06), si
fonda soprattutto sull’amicizia fra le due protagoniste principali e prende in
giro il linguaggio “giovane” fatto di abbreviazioni e parole troncate, volutamente
così complicate che è necessaria la sovrimpressione per capire a che cosa fanno
riferimento.
Ci sono troppe situazioni
irrealistiche ed esasperate e tanti cliché, che rendono insulsa la visione.
L’invisibilità, la sensazione che sia tutto questione di vita o di morte, i
primi amori, la pressione sociale, l’amicizia e le rivalità sono tutte
tematiche che potevano offrire molto se non fosse stato così cringy e ridicolo.
Gli eccessi di Erika che, raggiunto lo status a cui agognava, manipola e
guarda dall’alto in basso chi considera inferiore, risultano fastidiosi. Per la
gran parte la serie manca di arguzia, e invece di un tagliente divertimento, si
ha la sensazione di assistere a della sciocca, gratuita cattiveria. Ossessionata dal suo stato
e dalla popolarità ottenuta, manda all’aria le priorità, salvo poi rendersi
conto di essere diventata squallida come essere umano. E
i cambiamenti improvvisi di 180°, quando alla fine si pente e si ravvede, hanno davvero poca
credibilità e anche l’aspetto didascalico ne rimane schiacciato.
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