“L’amore
è letale, Camille. Esplora il tuo cuore, ma studia il cuore degli altri.
Credimi quando ti dico che il tuo amante è il tuo futuro nemico”: dice così Genevieve
de Merteuil (Lesley Manville), nobildonna della Francia pre-rivouzionaria a
Camille (Alice Englert) nel pilot di Dangerous
Liaisons (sull’americana Starz). Ma non è Le Relazioni Pericolose di Choderlos de Laclos questa serie in 8
puntate, e per me questa è stata la vera delusione, ma una sorta di origin story della Marchesa de Merteuil
e del Visconte di Valmont, una specie di prequel, se vogliamo.
Camille
è una giovane prostituta che è legata da un debito verso la responsabile del
bordello per cui lavora, Madame Jericho (Clare Higgins), ma vorrebbe smettere di
esserlo da momento che si è innamorata di Pascal Valmont (Nicholas Denton) un
cartografo che ha perso denaro e titolo quando il padre ha lasciato tutto alla
matrigna, Ondine de Valmont (Colette Dalal Tchantcho). Dice di amare Camille e
di volerla sposare, ma ha donne in ogni parte di Parigi. Gli hanno scritto
appassionate lettere e lui le ha conservate. Con quelle scrittegli da Genevieve
de Marteuil la ricatta minacciandola di inviarle al marito se lei non gli
procura un titolo nobiliare e del denaro. Contro i consigli dell’amica Victoire
(Kosar Ali), cameriera del bordello, Camille accetta di sposare Pascal, salvo
poi scoprire tutto questo. Si rivolge perciò alla nobildonna e in cambio delle
lettere chiede di trasformarla in un’aristocratica. Lei accetta, ed è allora
che le dice quello di cui sopra, suggerendole di nascondere il proprio dolore e
chiudere il suo cuore all’amore e alla rovina che minaccia. Lei ha esperienza.
Il marito è spesso via, ma può contare sull’amicizia del maggiordomo (Hakeem
Kae-Kazim). Gabriel Carrè (Hilton Pelser), un ufficiale della morale, si è
invaghito di Camille e, respinto, confessa ad un prete che il male si abbatterà
su di loro.
Io ho amato il libro a cui la serie è liberamente ispirata, ho trovato eccellente anche l'omonimo film con Glenn Close e John Malkovich, così come la pellicola Valmont diretto da Forman, e pure la rivisitazione in teen drama Cruel Intentions l’avevo trovata a suo tempo gustosa, per cui la mia insoddisfazione di primo acchito è stata per qualcosa che a mio modo di vedere ha usurpato il titolo del romanzo epistolare da cui è tratta: l’ideatrice e showrunner Harriet Warner, pare si sia ispirata a una lettera in particolare contenuta nel testo. Se non mi rovinasse il ricordo dei personaggi, il cui fascino era soprattutto essere così sofisticati e smaliziati, sarei stata forse più indulgente nei confronti di un’idea che non ho trovato priva di pregi. All’esordio, dal pilot che è la sola puntata che ho visto, l’aspetto più interessante sembra l’amicizia, chiamiamola così, fra le due donne, una giovane e l’altra anziana, e un apprendistato non solo evidentemente al bel mondo, ma alla manipolazione. Un dettaglio come mostrare le cicatrici dei polsi tagliati della ragazza, che vengono coperti da dei magnifici nastri, lascia capire che quello c’è: la bellezza apparentemente frivola è una copertura per le proprie ferite.
Il
romanzo è uno studio sulla seduzione e sui meccanismi del cuore umano, sui
virtuosismi verbali capaci di ammaliare, ed è una graffiante meditazione sulla
morale e la società dell’epoca, sul peso delle reputazioni, dell’apparenza
versus la realtà. In fondo anche sull'idea di come sedurre non sia amare. E come a giocare
troppo si rischi il cuore. Dal primo approccio però qui, sotto parrucche
importanti e visi incipriati, abiti lussuosi e ricchezza, non c’è molta
sostanza, e si è a un passo dal trash. Amore, desiderio, ambizione, rabbia,
delusione, amor proprio, tradimento, vendetta sembrano in fondo di poco conto,
volatili. Non capiamo davvero perché Camille e Pascal siano attratti l’uno dall’altra
se non perché gli sceneggiatori hanno deciso che sia così, o perché tante donne
siano rimaste sedotte da Valmont. E la lussuria, che apparentemente muove molti
di loro, è ben poco lussuriosa. Sì, ci sono scene di sesso, ma completamente
dimenticabili.
Gli intrighi di nobili francesi di fine ‘700 possono anche essere un godibile divertimento. Qui lo sono troppo poco, tanto che in futuro potrei ri-considerare di seguire la serie, già rinnovata per una seconda stagione, ma per ora passo.
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