sabato 8 febbraio 2025

TOMORROW AND I: un Black Mirror tailandese

Uscita per la prima volta nel paese d’origine lo stesso giorno in cui ha debuttato su Netflix in Italia, ovvero il 4 dicembre 2024, Tomorrow and I, il cui titolo originale è Anakhot, è una serie antologica che può ben essere definita la Black Mirror tailandese che, come scrive IMDB, “esplora l'intersezione tra tecnologie futuristiche e cultura thailandese e le inimmaginabili tensioni e dilemmi morali che nascono dal loro inevitabile conflitto”, e come dice la piattaforma di messa in onda stessa, mostra “un futuro distopico in cui la tecnologia raschia la superficie delle tradizioni, mettendo a nudo gli strappi nel tessuto culturale”.

Quattro sono le puntate di quella che presumibilmente è solo una prima stagione.

ATTENZIONE SPOILER

1.01     “Pecora nera”: un’astronauta di una stazione spaziale internazionale, Noon, in un incidente al rientro muore poco prima di completare una missione di tre anni che l’avrebbe finalmente riunita al marito, Nont, molto innamorato di lei. Nonostante il parere contrario dei familiari, lui decide di clonarla con l’aiuto di un’amica di lei, la dottoressa Vee, che già si occupa di clonazione di animali domestici. Nel farlo scopre un segreto che lei aveva gelosamente custodito: in realtà si sentiva un uomo e se non aveva fatto la transizione era solo per non opporsi alla famiglia d’origine.

1.02    “Paradiso distopico”: una giovane donna, Jessica, costruisce un impero grazie a robot del sesso addestrati da esperti per poter esaudire ogni possibile desiderio e fantasia in Paradise X: l’Oasi del Piacere. I conservatori si oppongono al progetto, pur servendosene ampiamente. In definitiva viene affossato, ma non prima di svelarci che l’intento dell’imprenditrice era di liberare gli esseri umani dalla schiavitù del sesso a pagamento di cui era stata vittima prima sua madre, poi lei stessa da bambina.

1.03     “Buddismo digitale”: il buddismo si sviluppa attraverso pratiche che, con un apposito device di intelligenza artificiale chiamato ULTRA, danno punti di merito e di demerito: buone azioni così come previste dalle scritture buddiste fanno guadagnare punti, che si possono poi riscattare per pagare le bollette o comprare quello che si vuole. Nessuno si rivolge più ai templi, che sono in crisi. Un monaco tradizionale, Anek, è contrario finché non incontra uno dei maggiori responsabili di questa tecnologia che gli fa intendere di aver avuto lo stimolo dal proprio passato che ha visto i genitori soccombere davanti a monaci criminali che chiedevano beni promettendo l’aldilà; in questo modo le buone azioni danno beni nell’aldiqua, mercificandole però. Si può quantificare quanto uno è una brava persona? Come? Con che conseguenze? Anek che era scettico, avendo un passato da ingegnere, decide di organizzare un sistema rivale e ha un enorme successo finché l’accesso alla coscienza del monaco a capo del monastero più importante non rivela un passato di molestie ai minori.

1.04    “La ragazza calamaro”: dopo quasi 3 anni di piogge incessanti in tutto il mondo, il mondo è sott’acqua e se i cittadini più ricchi possono vivere in città sopraelevate, i quartieri più poveri sono quelli più a rischio. L’acqua alta porta virus e mutazioni per gli animali. C’è un vaccino, AquaVac, che potrebbe ripararli, ma il governo che non ha il denaro per farlo avere ai meno abbienti e finge che non serva. Ha qualche effetto collaterale ben visibile però: spuntano sul mento tentacoli come barba. Due intraprendenti bambine, una con il dono per il canto, l’altra con una notevole capacità da manager, riescono a portare luce sulla grave situazione in cui versano, una partecipando a una gara canora, l’altra smascherando (letteralmente, potremmo dire) le menzogne del governo. Finalmente tutti hanno il sospirato vaccino, ma ecco che torna il sole.     

Ambientate in un futuro prossimo immaginario, la serie è affascinante innanzitutto perché ci mostra un contesto a cui noi occidentali siamo poco abituati. Quand’è l’ultima vota che so è visto un programma tailandese dove la maggioranza della popolazione è buddista? Si esaminano i rapporti familiari, l’amore, le credenze religiose, le motivazioni che spingono verso certe idee e lo sviluppo che hanno a contatto con la natura umana. Si parla di identità, di cambiamento climatico – “Perché hanno sfruttati il pianeta senza pensare a noi?” –, di disparità economiche, di sfruttamento sessuale, e cosa molto significativa visto quello che si sente rispetto al turismo sessuale in quelle terre, di pedofilia. Naturalmente raccontano il futuro per spiegarci il presente e la società attuale, per interrogarli, e con un intento parenetico. Lo si fa con molto coraggio e schiettezza e con argomenti inusitati.

Non tutte le puntate, che hanno la regia di Paween Purijitpanya che è anche uno dei co-ideatori insieme a Pat Pataranutaporn e Jirawat Watthanakiatpanya, sono ugualmente riuscite. Per me “Buddismo digitale” è la meglio riuscita, e a seguire “Pecora nera”, poi le altre. Tutte sembrano a volte narrativamente ingenue nella loro costruzione, un po’ sempliciotte (si pensi a come avviene la clonazione, ad esempio, anche paragonata a “Orphan Black: Echos”). Forse vengono da un Paese alle cui modalità narrative non sono abituata, ma credo si sarebbe avvantaggiato di qualche taglio e di un montaggio più incisivo. Le storie si prendono il loro tempo, e anche se non risultano lente, e la visione alla fine lascia comunque appagati, perché è colorata e con una propria identità forse poco rifinita ma autentica e genuina.


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