Remake (nella prima stagione) di Clan,
serie televisiva fiamminga del 2012, Bad Sisters (Apple TV+) è una black
comedy irlandese sviluppata da Sharon Horgan, Dave
Finkel e Brett Baer, che l’hanno poi proseguita per una seconda. Quest’ultima
ha forse avuto un lieve calo rispetto alla impeccabile prima, ma è stata
comunque dinamica ed intrigante, piena di colpi di scena e un ritmo invidiabile.
Protagoniste sono le cinque
sorelle Garvey, che vivono a Dublino. Eva (Sharon Horgan, Catastrophe),
la primogenita, si è presa cura delle più piccole dopo la morte dei genitori.
Lavora in uno studio di architettura. È
single e non può avere figli. Grace (Anne-Marie Duff, Shameless, Sex
Education) è sposata con John Paul (Claes Bang), collega della sorella Eva,
un uomo fortemente controllante che la sminuisce di continuo, annullandola, ma
di cui è innamorata e con cui ha una figlia, Blánaid (Saise Quinn). Ursula (Eva
Birthistle) è un’infermiera. Sposata con tre figli che ha anche una relazione
extraconiugale con il suo insegnante di fotografia. Bibi (Sarah Greene), che
porta una benda dopo aver perso un occhio in un incidente, è lesbica ed è
sposata con Nora e madre adottiva di un bambino. Becka (Eve Hewson, figlia del
cantante Bono, giusto per curiosità), la più giovane di loro, è una terapista
del massaggio che aspira ad aprire un proprio studio
A SEGUIRE SPOILER RISPETTO ALLA
TRAMA.
Nel corso della prima stagione
Eva, Ursula, Bibi e Backa si alleano per tentare di uccidere, senza successo,
Jean Paul, il marito di Grace, per come tratta lei e loro. Alla fine lui muore
comunque (e scopriremo come). La narrazione si sposta continuamente fra il
presente in cui l’uomo è finalmente morto e il passato, che ci mostra le
costanti angherie di lui, a cui vorremmo tirare il collo noi stessi e in cui si
crea indubbiamente empatia nei confronti della protagoniste che lo vorrebbero
eliminare e, in modo assai esilarante, mostra i loro variegati tentativi di faro.
Grace dovrebbe ritirare la cospicua assicurazione sulla vita, ma trova la
resistenza degli agenti di assicurazione della Claffin & Sons che
fallirebbero se pagassero. Thomas ("Tom") Claffin (Brian Gleeson)
cerca perciò di fare di tutto per dimostrare che non lo debbono fare, con
l’aiuto anche del fratellastro Matthew "Matt" (Daryl McCormack) che,
inizialmente all’oscuro di chi sia nella vicenda, comincia una relazione con
Becka. Nelle vicende è anche coinvolto il vicino di casa di Grace, segretamente
innamorato di lei, Roger (Michael Smiley).
Nella seconda stagione sono
passati due anni dalle vicende della prima (così come due anni dalla messa in
onda): Grace si risposa con Ian (Owen McDonnell), ma presto è lei stessa a
morire. Le sorelle vogliono scoprire la verità e pensano possa essere coinvolta
la sorella iper-religiosa del vicino Roger, Angelica (Fiona Shaw). E se
l’ispettore della polizia Fergal Loftus
(Barry Ward) comincia a mollare la presa sulle investigazioni perché sta per
andare in pensione ed è preso dalla vicenda personale dell’ex-moglie che vuole
portare all’estero la figlia, la nuova giovane e brillante detective Una (Thaddea
Graham) ha l’entusiasmo della neofita e la persistenza di un cane con un osso e
sta sempre loro addosso. Anche in questo caso si arriva alla soluzione e viene
scoperto come è andata e cosa ha condotto alla morte dell’amata Grace. La
musica assume qui e lì delle sfumature alla The White Lotus.
L’accattivante sigla di apertura
(stagione1) mantiene
un filo conduttore nel senso che, pur essendo le immagini diverse, mostra
sempre una macchina
di Rube Goldberg, ovvero un domino a cascata fra
vari oggetti, sottolineata dal tema musicale che è una cover di “Who by Fire”
di Leonard Cohen eseguita da PJ Harvey. Azzeccatissimo. Se nel primo arco la
tensione e l’umorismo dark derivano dall’escogitare nuovi modi per uccidere
Jean Paul che proprio non vuole morire, e dal fallimento di ogni tentativo,
nella seconda stagione questo è assicurato da una serie di incidenti che
rischiano di far accusare di omicidio le sorelle in questo caso innocenti,
minacciate però dal vero colpevole.
La prima stagione è solo in parte
una revenge story, perché le quattro sorelle si coalizzano per liberare
la sorella da quello che via via si rivela un sociopatico e proteggere la
nipote, non per vendicarsi, ma quello è certamente un bonus dato che hanno loro
stesse validi motivi di odiarlo: Eva viene abilmente tormentata da lui perché
non può avere figli, e si scopre poi che l’ha violentata; Ursula viene
ricattata e riesce a farsi mandare da lei con l’inganno una foto osé; Bibi deve
la perdita del suo occhio a un incidente causato da lui; e Becka vede sfumare i
propri sogni dopo che lui le promette poi negando un investimento economico a
un suo progetto; Roger, viene accusato di essere un pedofilo a causa di
deliberati tentativi di lui di farlo passare per tale. Insomma, si merita
l’appellativo di “prick”, “coglione”, “cazzone”, ma credo (l’ho letto ma non
visto) tradotto “minchione” nella versione italiana. È razzista, omofobo, non perde occasione di
ferire.
Forse per far accettare la scelta (im)morale delle protagoniste, Jean Paul non ha elementi che possano redimerlo, è cattivo e basta. E se qui la storia è una freccia scoccata che tira dritto, la seconda stagione è più tortuosa, “frangiata”, ma ugualmente incalzante e riesce in ogni caso da andare a segno. Una terza stagione la vedo forzata perché ci si tiene comunque ad un certo realismo, e tornare su certi schemi potrebbe richiedere un’eccessiva sospensione dell’incredulità. Devo ammettere che mi riuscirebbe gradita comunque. Tutte le interpretazioni, dalle protagoniste ai comprimari, sono brillanti ed è magnifico il rapporto di sorellanza che si ritrae: donne che si amano, si proteggono, si fidano e confidano, condividono il bene e il male e ci sono sempre l’una per l’altra.