venerdì 20 giugno 2025

EVERYONE ELSE BURNS: religione da ridere

È vagamente spiazzante, oltre che esilarante, la serie umoristica inglese (Channel4) Everyone Else Burns, su una famiglia di Manchester ultrareligiosa, che crede che presto arriverà la fine del mondo e “tutti gli altri bruceranno” (traduzione del titolo), ma evidentemente non loro. Appartenenti a una setta cristiana puritana, il fittizio Order of the Divine Rod (Ordine della Verga Divina – lo lascio in inglese, perché non c’è ancora una traduzione ufficiale e potrebbe poi essere diversa), sono estremamente rigidi: non è ammesso nessun divertimento - “come la Corea del Nord, ma almeno loro hanno le parate” (1.01); si viene allontanati dalla comunità per aver semplicemente consumato caffeina, e non si può più avere contatto con gli apostati; nel caso dei Lewis, i nostri protagonisti, si fanno anche “pratiche di apocalisse”, magari svegliati nel mezzo della notte per mettersi in salvo…

David (Simon Bird), il padre della famiglia, con il suo taglio di capelli a ciotola capovolta, lavora in un certo di smistamento pacchetti ed è maniacalmente preciso nel suo lavoro, ma quello a cui aspira è diventare un Anziano della sua comunità e si aspetta di diventarlo a breve perché, narcisista, si ritiene il migliore in tutto, ma i leader della sua chiesa hanno altre idee. Mamma Fiona (Kate O'Flynn) è completamente investita nella vita della sua famiglia e della sua comunità, ma vuole di più: quando il marito si rifiuta di acquistare un nuovo televisore quando il loro si rompe, va a guardare la TV dalla vicina e impara presto che ha talento per vendere oggettistica online, e si fa da fare in questo senso, sapendo mettere a tacere il marito quando serve. La diciassettenne Rachel (Amy James-Kelly) vorrebbe diventare medico, ma i suoi genitori le impongono sempre che trascorra piuttosto il tempo a predicare: vuoi studiare o salvare le anime per tutta l’eternità? Nei suoi giri nel cercare di convertire la gente incontra un ex-membro della chiesa, che come tale non dovrebbe frequentare, Joshua (Ali Khan), che guadagna qualcosa portando a spasso cani, e i due diventano presto amici. Il dodicenne Aaron (Harry Connor), bullizzato dai compagni, sfoga e sue emozioni disegnando, ed è un vero credente e non vede l’ora che l’apocalisse si verifichi, e rimane deluso quando non accade.

Everyone Else Burns riesce ad essere esilarante senza essere offensiva per i credenti o per la fede. Parte del bersaglio è indubbiamente in ogni caso la religione e i paraocchi che impone se diventa fanatismo. Si irride anche la pomposità di chi si ritiene superiore agli altri per il fatto di avere determinate credenze, ma allo stesso tempo non si disprezzano o svalutano queste persone, che sono guardate con affetto, con cuore.

Una parte dell’umorismo viene dalla sovversione delle aspettative. Quando Rachel torna a casa con un’ottima pagella, i genitori si domandano dove abbiano sbagliato con lei: sono delusi perché evidentemente ha trascorso troppo tempo sui libri e troppo poco a predicare, e il fatto che voglia frequentare poi l’università lo vedono come un crollo morale; David ritiene di aver tradito la moglie per pensieri da lui giudicati impuri che nessun altro vede come tali. Un'altra fonte di risate è la ripetizione di alcuni pattern: Aaron disegna sempre nuovi atroci modi in cui il padre soffre la dannazione eterna, o Gesù Cristo in modalità che lasciano intendere che il bambino possa avere desideri omosessuali non riconosciuti; i leader della chiesa deflettono in modo costante domande su questioni spinose.

A mano a mano che si procede con gli episodi i personaggi diventano più tridimensionali, e la serie finisce per essere un modo per guardare alla famiglia, alla crescita alle relazioni. David è il più esaltato, egoista e inconsapevole di esserlo, ma a modo suo ama la sua famiglia e si impegna ad essere un buon padre, ma è talmente preso nel suo mondo che non vede altro e dalla sua bocca possono uscire con nonchalant le frasi più atroci.

Rachel è quella che più spezza il cuore perché è quella che di più si scontra con il mondo esterno. La gente non le risponde, le sbatte la porta in faccia, la deride, e lei deve farsi scivolare tutto addosso. I genitori boicottano le sue legittime aspirazioni - penso al colpo di scena alla fine di 1.05, ad esempio, e quello che fa la madre al computer. Cerca di comportarsi al meglio e per lei mangiare una fetta di torta per festeggiare il proprio compleanno è già una grande trasgressione per cui si sente in colpa. In più viene a contatto con la realtà esterna per cui magari ha aspettative e desideri diversi da quelli ristretti che la sua religione le impone. Finché conosci solo una realtà non la metti in discussione tanto quanto quando vedi delle alternative. Nel seguire le stroyline che la riguardano, non ho potuto non pensare a libri come L’educazione di Tara Westover, che ho letto, o How to Say Babylon, di Safiya Sinclair, che non ho letto ma di cui ho sentito un’intervista all’autrice. Raccontano la loro vita in un contesto religioso estremamente patriarcale, chiuso, limitante e anche perverso nella rigidità dei suoi dogmi e nella impossibilità di confronto con chi la pensa in modo diverso, il primo di matrice mormona, il secondo rastafari, e raccontano sia della percezione che gli altri avevano di loro, sia le loro scoperte e difficoltà nel vivere nella realtà ordinaria. In questa sit-com single-camera ci vedo scintille di quel tipo di vissuto.

Quello che è messo in scena in Everyone Else Burns nella vita vera suona folle e anche crudele nei confronti di chi non lo sceglie per sé, ma nella finzione immaginata da Dillon Mapletoft e Oliver Taylor fa ridere di gusto. La prima stagione ha sei puntate ed è previsto l'arrivo in Italia, anche se non è chiaro quando e dove. Una seconda stagione è già stata realizzata. 

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