È vagamente spiazzante,
oltre che esilarante, la serie umoristica inglese (Channel4) Everyone Else Burns, su una famiglia di
Manchester ultrareligiosa, che crede che presto arriverà la fine del mondo e
“tutti gli altri bruceranno” (traduzione del titolo), ma evidentemente non
loro. Appartenenti a una setta cristiana puritana, il fittizio Order of the
Divine Rod (Ordine della Verga Divina – lo lascio in inglese, perché non c’è
ancora una traduzione ufficiale e potrebbe poi essere diversa), sono
estremamente rigidi: non è ammesso nessun divertimento - “come la Corea del
Nord, ma almeno loro hanno le parate” (1.01); si viene allontanati dalla
comunità per aver semplicemente consumato caffeina, e non si può più avere
contatto con gli apostati; nel caso dei Lewis, i nostri protagonisti, si fanno
anche “pratiche di apocalisse”, magari svegliati nel mezzo della notte per
mettersi in salvo…
David (Simon Bird), il padre
della famiglia, con il suo taglio di capelli a ciotola capovolta, lavora in un
certo di smistamento pacchetti ed è maniacalmente preciso nel suo lavoro, ma
quello a cui aspira è diventare un Anziano della sua comunità e si aspetta di
diventarlo a breve perché, narcisista, si ritiene il migliore in tutto, ma i
leader della sua chiesa hanno altre idee. Mamma Fiona (Kate O'Flynn) è
completamente investita nella vita della sua famiglia e della sua comunità, ma
vuole di più: quando il marito si rifiuta di acquistare un nuovo televisore
quando il loro si rompe, va a guardare la TV dalla vicina e impara presto che
ha talento per vendere oggettistica online, e si fa da fare in questo senso,
sapendo mettere a tacere il marito quando serve. La diciassettenne Rachel (Amy
James-Kelly) vorrebbe diventare medico, ma i suoi genitori le impongono sempre
che trascorra piuttosto il tempo a predicare: vuoi studiare o salvare le anime
per tutta l’eternità? Nei suoi giri nel cercare di convertire la gente incontra
un ex-membro della chiesa, che come tale non dovrebbe frequentare, Joshua (Ali
Khan), che guadagna qualcosa portando a spasso cani, e i due diventano presto
amici. Il dodicenne Aaron (Harry Connor), bullizzato dai compagni, sfoga e sue
emozioni disegnando, ed è un vero credente e non vede l’ora che l’apocalisse si
verifichi, e rimane deluso quando non accade.
Everyone Else Burns riesce ad essere esilarante senza essere
offensiva per i credenti o per la fede. Parte del bersaglio è indubbiamente in
ogni caso la religione e i paraocchi che impone se diventa fanatismo. Si irride
anche la pomposità di chi si ritiene superiore agli altri per il fatto di avere
determinate credenze, ma allo stesso tempo non si disprezzano o svalutano
queste persone, che sono guardate con affetto, con cuore.
Una parte dell’umorismo
viene dalla sovversione delle aspettative. Quando Rachel torna a casa con
un’ottima pagella, i genitori si domandano dove abbiano sbagliato con lei: sono
delusi perché evidentemente ha trascorso troppo tempo sui libri e troppo poco a
predicare, e il fatto che voglia frequentare poi l’università lo vedono come un
crollo morale; David ritiene di aver tradito la moglie per pensieri da lui giudicati
impuri che nessun altro vede come tali. Un'altra fonte di risate è la
ripetizione di alcuni pattern: Aaron disegna sempre nuovi atroci modi in cui il
padre soffre la dannazione eterna, o Gesù Cristo in modalità che lasciano
intendere che il bambino possa avere desideri omosessuali non riconosciuti; i
leader della chiesa deflettono in modo costante domande su questioni spinose.
A mano a mano che si
procede con gli episodi i personaggi diventano più tridimensionali, e la serie
finisce per essere un modo per guardare alla famiglia, alla crescita alle
relazioni. David è il più esaltato, egoista e inconsapevole di esserlo, ma a modo
suo ama la sua famiglia e si impegna ad essere un buon padre, ma è talmente
preso nel suo mondo che non vede altro e dalla sua bocca possono uscire con
nonchalant le frasi più atroci.
Rachel è quella che più
spezza il cuore perché è quella che di più si scontra con il mondo esterno. La
gente non le risponde, le sbatte la porta in faccia, la deride, e lei deve
farsi scivolare tutto addosso. I genitori boicottano le sue legittime
aspirazioni - penso al colpo di scena alla fine di 1.05, ad esempio, e quello
che fa la madre al computer. Cerca di comportarsi al meglio e per lei mangiare una
fetta di torta per festeggiare il proprio compleanno è già una grande trasgressione
per cui si sente in colpa. In più viene a contatto con la realtà esterna per
cui magari ha aspettative e desideri diversi da quelli ristretti che la sua
religione le impone. Finché conosci solo una realtà non la metti in discussione
tanto quanto quando vedi delle alternative. Nel seguire le stroyline che la riguardano,
non ho potuto non pensare a libri come L’educazione
di Tara Westover, che ho letto, o How to Say Babylon, di Safiya
Sinclair, che non ho letto ma di cui ho sentito un’intervista all’autrice.
Raccontano la loro vita in un contesto religioso estremamente patriarcale, chiuso,
limitante e anche perverso nella rigidità dei suoi dogmi e nella impossibilità
di confronto con chi la pensa in modo diverso, il primo di matrice mormona, il
secondo rastafari, e raccontano sia della percezione che gli altri avevano di
loro, sia le loro scoperte e difficoltà nel vivere nella realtà ordinaria. In
questa sit-com single-camera ci vedo scintille di quel tipo di vissuto.
Quello che è messo in scena in Everyone Else Burns nella vita vera suona folle e anche crudele nei confronti di chi non lo sceglie per sé, ma nella finzione immaginata da Dillon Mapletoft e Oliver Taylor fa ridere di gusto. La prima stagione ha sei puntate ed è previsto l'arrivo in Italia, anche se non è chiaro quando e dove. Una seconda stagione è già stata realizzata.
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