giovedì 18 settembre 2025

DYING FOR SEX: intensa, poetica, potente

La primissima cosa da osservare su Dying for sex è indubbiamente qualcosa di risaputo ma non meno meritevole di essere ribadito espressamente, ovvero quanto sia straordinaria Michelle Williams: vulnerabile, cruda, onesta, distrutta, vogliosa, sconfitta, vincente, abbattuta, piena di vita, impertinente, insicura, carica, entusiasta, eccitata, morente…interpreta Molly Kochan, una donna realmente vissuta che ha raccontato la sua storia con un omonimo podcast, da cui la serie scritta da Liz Meriwether e Kim Rosenstock è liberamente tratta. A Molly viene diagnosticato un cancro metastatico alla mammella al quarto stadio. Rendendosi conto di non avere molto da vivere (il podcast è stato pubblicato dopo la dipartita della reale Molly), decide di lasciare il marito Steve (Jay Duplass), che pure si prende cura di lei in modo molto attento e premuroso. Cerca di proteggerla, ma è una cosa che lei alla fine non vuole, e non si percepisce che, ovviamente con i distingui di grado del caso, è in fondo una cosa che capita anche a lui.

Molly si rende conto di non aver mai avuto un orgasmo con lui ed è anche inibita nel godersi il sesso dall’abuso del fidanzato della madre che le ha imposto del sesso orale all'età di sette anni. Nel poco tempo che le rimane vuole sperimentare il piacere sessuale, scoprire cos’è anche. Immunocompromessa, non dovrebbe avere rapporti intimi con estranei, ma agogna essere toccata da qualcuno che desideri toccarla, per lei diventa una vera priorità. A starle vicino è l’amica Nikki Boyer (nella realtà co-ideatrice del podcast e nella finzione interpretata con vigore e vera emozione da Jenny Slate, una forza della natura), che perde anche il lavoro che trascura per starle vicino al meglio, pur non essendo l’organizzazione il suo forte e che trascura il suo partner Noah (Kelvin Yu) dal quale finisce per separarsi. È molto cruda nella sua partecipazione emozionale, una ferita aperta, ma che sa mettere da parte per stare vicina all’amica. A seguire Molly, in modo diversi, ci sono il suo oncologo il Dr. Pankowitz (David Rasche), la specialista di cure palliative Sonya (Esco Jouléy) e la madre Gail (Sissy Spacek). Cominciano così la sua esplorazione alla ricerca del piacere sessuale, con persone diverse, a partire dal suo vicino di casa (Rob Delaney) con il quale i sentimenti diventano via via più intensi e coinvolgenti.

Si può ben dire che ci sono eros e thanatos in una serie che, visto il contenuto, sorprende vedere su DisneyTV+, dove eros ha un valore apotropaico, e thanatos è qui la diagnosi di una malattia terminale. Molly sviluppa un gusto da dominatrice, e per il kink in senso più ampio, ma soprattutto impara ad ascoltare se stessa e i propri desideri senza preconcetti o paure. La incoraggiano a capire che il sesso è un’onda, un stato della mente, ad ascoltare anche cose che non comprende intellettualmente e di darci e darsi una possibilità, ad essere presente (1.04). “Il dolore è politico, il piacere è politico” (1.03) Quindi dolore e piacere sono centrali, in declinazioni ludiche e no, e c’è Sehnsucht nei confronti di una vita che sta sfuggendo e un futuro che non si potrà avere. Si rifiuta anche la positività tossica, rinunciando ai sensi di colpa perché non si è positivi, nella consapevolezza che al cancro non importa nulla se sei positivo o meno.

C’è rabbia, desolazione, e c’è amicizia: consumante, totale, presente, una mano tesa nelle sabbie mobili che risucchiano. Da parte di Nikki, ma poi in realtà da parte di tutti quelli che la circondano. Grande umanità, senso di perdita e lutto, superati solo dall’amore e dalla condivisione. È straziante e doloroso, ma non deprimente per lo spettatore, piuttosto agrodolce. Una operatrice dell’hospice in cui viene ricoverata per gli ultimi momenti, Amy (Paula Pell, Girls5Eva), fin troppo entusiasta, la descrive come un’ultima fase piena di momenti di lucidità alternati a momenti di estati allucinatoria. Un momento importante tanto quanto la nascita. Non la vediamo esalare l’ultimo respiro, e bene così. Non era quello il punto. La destinazione finale tutti sappiamo qual è. Intensa, poetica, potente. Sicuramente una delle serie top di quest’anno.

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