In Project Runway – taglia, cuci e…sfila (Cielo), talent show ideato da Eli Holzman, 12 stilisti si battono a suon di passerelle (“runway” è “passerella” in inglese) per ottenere i premi che potrebbero lanciare la loro carriera in modo definitivo: un articolo su una rivista di moda, la possibilità di commercializzare la loro produzione, 100.000 dollari e una macchina. Di puntata in puntata devono realizzare modelli secondo le richieste del talent show, e a uno a uno vengono eliminati.
I tre o quattro a cui la conduttrice Heidi Klum non dà il rituale Auf Wiedersehen si devono scontrare in un finale defilè con una propria collezione nella famosa settimana della moda che si tiene ogni anno a New York. Durante la competizione possono dover realizzare gli abiti più svariati, confezionando costumi per lottatrici di westling come traendo ispirazione dalle opere d’arte conservate al Metripolitan Museum of Art. Nelle sale della prestigiosa scuola newyorkese di design “Parsons”, muniti di macchine da cucire, forbici, metri da sarti, ago e filo e un budget prestabilito dalla produzione, sotto l’occhio attento e critico di Tim Gunn, che li segue tappa dopo tappa, lavorano, e lavorano sodo. E noi vediamo quanta perizia, fantasia e sudore ci vogliano per lavorare in un campo che troppo spesso sembra solo tutto lustrini. Forse anche per questo è un successo ormai arrivato negli USA alla sua nona stagione.
L’edizione italiana prevede la traccia audio italiano udibile su quella originale. Anche per quello dovrebbero stare più attenti a pronunciare correttamente le accentazioni (visto che le sentono e le sentiamo) o, per fare un altro esempio, a non a usare un timbro di voce troppo caricaturale per un ragazzo effeminato che è evidente che non ha la voce oca che gli danno in italiano, come è capitato nelle puntate della quarta stagione.
Nessun commento:
Posta un commento