In prima battuta, con un pilot che al netto della pubblicità dura poco più di un’ora, Alphas, la nuova serie ideata da Zak Penn (X-Men) e Michael Karnow in onda sull’americana SyFy dallo scorso 11 luglio, dopo che era stata progettata in origine per la ABC, mi è parsa una sorta di Heroes dei poveri con i protagonisti che giocano a CSI.
Sotto la direzione del dottor Lee Rosen (David Strathairm, Temple Grandin, Good Night, and Good Luck ), neurologo e psichiatra impiegato dal dipartimento della difesa degli Stati Uniti, lavora un gruppo di persone che vengono chiamate Alpha perché hanno poteri straordinari, conosciuti appunto come abilità alpha, dovute a differenze neurologiche loro proprie. Si tratta di Nina Theroux (Laura Mennell, Watchmen), una “influenzatrice” che con lo sguardo riesce a piegare le persone alla propria volontà (nel pilot la vediamo far mangiare a un vigile urbano la contravvenzione che le ha appena fatto); di Bill Harken (Malik Yoba, New York Undercover) un ex-agente dell’FBI che, iperadrenalinico, in alcune circostanze assume una grande forza e risulta quasi immune al dolore; di Rachel Pirzad (Azita Ghanizada, Castle), una ragazza “sinestetica”, che concentrandosi riesce temporaneamente a potenziare fortemente uno dei propri sensi a scapito degli altri; e di Gary Bell (Ryan Cartwright, Mad Men, Bones), un “trasduttore”, un giovane che è una sorta di antenna umana capace di captare onde televisive, radio, telefoniche… A costoro alla fine del pilot si aggiunge, non senza una certa resistenza, Cameron Hicks (Warren Christie, October Road) che, grazie a quella che chiamano “ipercinesi”, ha mira, equilibrio e attività motorie eccellenti. Il pilot si apre proprio con lui che, in una sorta di trance, ammazza un uomo, dopo che ogni parola che sentiva e ogni messaggio che leggeva gli intimava che “è tempo di uccidere” e “premi il grilletto”, un inizio accattivante che per lui si è chiuso con una altrettanto intrigante chiusura, con il cattivo di turno che prima di morire gli dice che sta dalla parte sbagliata.
Nonostante la possibilità di relazionarsi a protagonisti che, come persone comuni, sono improbabili supereroi, e a dispetto di una storia iniziale raccontata in modo diretto e anche solida, la narrazione mi è parsa forzata e semplicistica, con il sapore di tanti telefilm dimenticabili degli anni ’80, primo fra tutti Misfits of Science - in italiano semplicemente Misfits, ma che indico con il titolo originale anche per non confonderlo con l’omonima contemporanea serie inglese -, e, se si esclude il segmento del pilot prima della comparsa del titolo, molto “già vista” da un punto di vista registico.
già non mi ispirava un granché
RispondiEliminanon so se gli darò una possibilità...