Considerato in origine un po’ l’erede spirituale di Lost di cui ha cercato di rubare i pregi ed evitare i difetti (segnatamente la mancanza di risposte per periodi di tempo troppo lunghi), Heroes (Eroi cioè, da domani su Italia2), votato programma dell’anno nel 2007 dai critici americani e canadesi, è un telefilm che nella prima stagione, prima che si perdesse per strada, ho personalmente caldeggiato a parenti e amici che amano un genere avventuroso ben scritto e ricco di colpi di scena.
Protagonisti sono un gruppo di persone che, per una mutazione genetica, hanno ciascuno un potere diverso: Isaac Mendez (Santiago Carrera), un pittore che dipinge il futuro; Jessica/Niki Sanders, una spogliarellista che si sdoppia; Matt Parkman (Greg Grunberg), un poliziotto che legge nella mente; Nathan Petrelli (Adrian Pasdar), un politico in grado di volare; Peter Petrelli (Milo Ventimiglia, il Jess di Una mamma per amica) che assorbe le facoltà di chi gli sta vicino; l’appassionato di fumetti giapponese Hiro Nakamura (Masi Oka, diventato popolarissimo) che con la forza del pensiero si riesce a spostare nello spazio e nel tempo e che, accompagnato dall’amico Ando (James Kyson Lee), assicura anche una vena comica al programma; Claire (una Hayden Panettiere che in realtà mi ha un po’ deluso come capacità di interpretazione dai tempi in cui bambina recitava sorprendentemente bene in Sentieri), una ragazza pompon indistruttibile, diventata quasi il simbolo della serie, insieme al tormentone “Save the cheerleader, save the world” (salva la ragazza pompon, salva il mondo). Ci sono poi altri eroi e altri poteri, e altri personaggi, come lo studioso indiano Mohinder Suresh (Sendhil Ramamurthy) che vuole continuare l’opera del padre, un genetista assassinato che aveva scoperto gli “eroi”, il padre di Claire (Jack Coleman) o Sylar (Zachary Quinto) il cattivo della situazione.
Anche chi non fosse troppo entusiasta di guardare un gruppo di persone con dei superpoteri, così come non lo ero io inizialmente, potrebbe ricredersi. Abilissima in memorabili cliffhanger, la creazione di Tim Kring fa sua la Weltanschauung di X-Men ovvero l’avere poteri come motivo di svantaggio, responsabilità ed emarginazione. La visualità è da tavole dei fumetti, con una titolazione ad emblema di questa estetica. Gustosi sono i riferimenti. Un paio di esempi: il cane della madre di Claire è Mr Muggles (che la traduzione ha correttamente reso con Mr Babbani, rimando ad Harry Potter); la macchina di Hiro, che è un grande appassionato di Star Trek, ha il numero di targa del numero dell’astronave Enterprise. Ricchissimi anche i temi: l’eroismo, la solitudine, il fato versus il libero arbitrio, la lealtà e il tradimento, il sacrificio, la vendetta, la famiglia…
Ha deluso poi tutti invece la seconda stagione intitolata “Generazioni”, di meri 11 episodi a causa dello sciopero degli sceneggiatori, che ha finito per archiviare pure l’annunciato progetto di uno spin-off dal titolo Heroes: Origini. Per gli scarsi risultati Kring si è addirittura scusato con il suo pubblico promettendo miglioramenti. Il secondo capitolo comincia a quattro mesi di distanza dagli eventi del primo. Peter (Milo Ventimiglia) è considerato morto dai familiari, ma lui è in Irlanda privo di memoria; Hiro (Masi Oka) è bloccato nel Giappone del 1671, e scopre che il grande eroe leggendario di cui aveva sempre sentito narrare le gesta non è chi credeva fosse; Claire (Hyden Panettiere) e il padre (Jack Coleman), trasferitisi in California, cercano di tenere un profilo basso per non farsi notare… Due nuovi eroi vengono introdotti fin dall’inizio, Maya (Dania Ramirez) che causa una sorta di malattia mortale delle persone accanto a lei, mentre lei ha lacrime nere, e solo il fratello gemello Alejandro (Shalim Ortiz) non ne è toccato e riesce a curarle. Non molto di cui essere entusiasti comunque: presto si è visto il calo. Le stagioni in tutto sono quattro.
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