giovedì 28 luglio 2011

ALPHAS: un "Heroes" dei poveri



In prima battuta, con un pilot che al netto della pubblicità dura poco più di un’ora, Alphas, la nuova serie ideata da Zak Penn (X-Men) e Michael Karnow in onda sull’americana SyFy dallo scorso 11 luglio, dopo che era stata progettata in origine per la ABC, mi è parsa una sorta di Heroes dei poveri con i protagonisti che giocano a CSI.
Sotto la direzione del dottor Lee Rosen (David Strathairm, Temple Grandin, Good Night, and Good Luck ), neurologo e psichiatra impiegato dal dipartimento della difesa degli Stati Uniti, lavora un gruppo di persone che vengono chiamate Alpha perché hanno poteri straordinari, conosciuti appunto come abilità alpha, dovute a differenze neurologiche loro proprie. Si tratta di Nina Theroux (Laura Mennell, Watchmen), una “influenzatrice” che con lo sguardo riesce a piegare le persone alla propria volontà (nel pilot la vediamo far mangiare a un vigile urbano la contravvenzione che le ha appena fatto); di Bill Harken (Malik Yoba, New York Undercover) un ex-agente dell’FBI che, iperadrenalinico, in alcune circostanze assume una grande forza e risulta quasi immune al dolore; di Rachel Pirzad (Azita Ghanizada, Castle), una ragazza “sinestetica”, che concentrandosi riesce temporaneamente a potenziare fortemente uno dei propri sensi a scapito degli altri; e di Gary Bell (Ryan Cartwright, Mad Men, Bones), un “trasduttore”, un giovane che è una sorta di antenna umana capace di captare onde televisive, radio, telefoniche… A costoro alla fine del pilot si aggiunge, non senza una certa resistenza, Cameron Hicks (Warren Christie, October Road) che, grazie a quella che chiamano “ipercinesi”, ha mira, equilibrio e attività motorie eccellenti. Il pilot si apre proprio con lui che, in una sorta di trance, ammazza un uomo, dopo che ogni parola che sentiva e ogni messaggio che leggeva gli intimava che “è tempo di uccidere” e “premi il grilletto”, un inizio accattivante che per lui si è chiuso con una altrettanto intrigante chiusura, con il cattivo di turno che prima di morire gli dice che sta dalla parte sbagliata.  
Nonostante la possibilità di relazionarsi a protagonisti che, come persone comuni, sono improbabili supereroi, e a dispetto di una storia iniziale raccontata in modo diretto e anche solida, la narrazione mi è parsa forzata e semplicistica, con il sapore di tanti telefilm dimenticabili degli anni ’80, primo fra tutti Misfits of Science - in italiano semplicemente Misfits, ma che indico con il titolo originale anche per non confonderlo con l’omonima contemporanea serie inglese -, e, se si esclude il segmento del pilot prima della comparsa del titolo, molto “già vista” da un punto di vista registico.

1 commento:

  1. già non mi ispirava un granché
    non so se gli darò una possibilità...

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