lunedì 27 febbraio 2012

OSCAR 2012: i vincitori


Domenica 26 febbraio sono stati consegnati gli ambiti Oscar, nella 84esima edizione degli Academy Awards. A presentare è stato Billy Crystal,  svegliato, novello bell’addormentato, da un bacio di George Clooney.  
Sotto, la lista dei vincitori:
Miglior film: The Artist
Miglior attrice: Meryl Streep, The Iron Lady
Miglior attore: Jean Dujardin, The Artist
Miglior regia: Michel Hazanivicius. The Artist
Miglior cortometraggio animato: The Fantastic Flying Books of Morris Lessmore
Miglior documentario breve: Saving Face
Miglior cortometraggio: The Shore
Miglior sceneggiatura originale: Woody Allen, Midnight in Paris
Miglior sceneggiatura non originale: Alexander Payne, Nat Faxon e Jim Rash, The Descendants – Paradiso Amaro
Miglior canzone originale: “Man or Muppet”, The Muppets
Miglior colonna Sonora: Ludovic Bource, The Artist
Miglior attore non protagonista: Christopher Plummer, Beginners
Migliori effetti speciali: Hugo
Miglior film animato: Rango
Miglior documentario: Undefeated
Miglior mixaggio suono: Hugo
Miglior montaggio sonoro: Hugo
Miglior montaggio: Kirk Baxter e Angus Wall, The Girl with the Dragon Tattoo
Miglior attrice non protagonista: Octavia Spencer, The Help
Miglior film straniero: A Separation – Una Separazione
Miglior trucco: Mark Coulier e J.Roy Helland, The Iron Lady
Migliori costumi: The Artist
Miglior art direction: Hugo
Miglior cinematografia: Hugo

giovedì 23 febbraio 2012

CFP per Ol3Media: SESSO


La rivista accademica online Ol3Media, cerca saggi sull’argomento “sesso”. Ecco sotto il call for papers:

CFP Ol3Media: Sesso

Il sesso è da sempre uno degli elementi cruciali di tutta la produzione mediale (cinema, teatro, televisione, videogiochi, fumetti, web) e uno dei temi caldi di dibattito, e non solo accademico, sulle modalità e l’ampiezza della sua rappresentazione, dal mainstream al porno.
Il prossimo numero di Ol3Media cerca brevi interventi che possano offrire spunto di riflessione sull’argomento rispetto alle varie produzioni: sia rispetto a quelle che si focalizzino sul sesso in modo programmatico, sia quelle che lo rappresentano all'interno di prodotti che hanno un focus più ampio 

Possibili suggerimenti (ma sono ben accette proposte di altri argomenti):

- Verginità e prima volta
- Il mestiere più antico del mondo
- Sesso / amore / piacere
- Alternative all’eteronormia: gay, scambismo, poliamore, kink e feticismi vari… 
- Tematiche collegate: gravidanze, STDs, stupro…
- porno (ai tempi dei social media, con riferimento al trans media storytelling…)
I saggi dovranno essere brevi riflessioni che possano offrire spunto di discussione su vari argomenti: i tropi, le tematiche, l’audience,  lo stile autoriale, l’evoluzione della morale, la censura, le questioni di gender, il fan service, il linguaggio, la violenza, le diverse declinazioni culturali di erotismo...
Alcuni suggerimenti: Sex and the City, Shameless, The Secret Diary of a Call Girl, Satisfaction, Queer As Folk, The L Word, soap operas, k-dramas, hentai,  teen dramas, Californication, Swingtown, Tell Me You Love Me, Skins, Ultimo Tango a Parigi, 9 settimane e mezzo, Twilight, cinema di sesso e tortura, Gola Profonda, Basic Instinct, Histoire d’O

I saggi scelti saranno pubblicati nel secondo numero del 2012 di Ol3Media, online per la fine del 2012. Le proposte, unitamente ad una breve biografia dell’autore (5/6 righe), dovranno pervenire entro il 30 giugno 2012 mentre i saggi accettati dovranno essere conclusi ed inviati entro il 15 ottobre 2012 per l’editing necessario. I saggi sono accettati in italiano o in inglese. Se l’inglese non è la lingua madre, si chiede la cortesia di accertarsi che il saggio proposto sia scritto in un inglese corretto.
La lunghezza dei saggi dovrà essere intorno alle 2000 - 3000 parole. Sono graditi collegamenti ipertestuali a altri siti, video, foto. Immagini jpg della grandezza massima di 200 kb possono essere inviate per l’inserimento nel saggio. Eventuali ulteriori indicazioni verranno inviate agli autori dei saggi scelti. 
Per informazioni e l’invio delle proposte:
Ol3Media è la rivista online di Cinema, Televisione e Media Studies del Master Cine&Tv, Università Roma Tre: http://host.uniroma3.it/riviste/Ol3Media/Home.html


martedì 21 febbraio 2012

ZELIG: anche la nuova edizione continua forte


Non devono essere superstiziosi quelli di “Zelig”, e con i successi che mietono non ne hanno certo bisogno, perché hanno debuttato la nuova stagione a gennaio di venerdì 13, con Caludio Bisio e Paola Cortellesi in una performance canora eseguita in frac bianco. Sono due conduttori sullo stesso piano, all’occorrenza spalla l’uno dell’altro, in formissima, e lei quest’anno sempre magrissima, ma non preoccupantemente patita come nella scorsa edizione.

Il successivo venerdì 20, poi, c’è stata la celebrazione della centesima puntata, con tante amate vecchie conoscenze. Non ci sono state forse grandi novità, ma va bene così: certe gag saranno anche ormai trite, ma non sarebbe nemmeno lo stesso show se non ci fosse qualche attesa battutina sulla mancanza di capelli del conduttore. Ale e Franz per la “complepuntata” sono tornati sulla mitica panchina, ma altrimenti si sono presentati in una nuova versione, quella di due gangster, e come sempre hanno stupito inanellando una battuta riuscita dietro l’altra nel loro inconfondibile stile di doppi sensi (puliti). Dai “vecchi”, come il Mago Forest, Giuseppe Giacobazzi, i Pali e Dispari, Gioele Dix , gli Emo, il “maniaco”, il Duo Idea, John Peter Sloan (giusto per citare quelli del debutto) sai già che cosa aspettarti e sei felice di ottenerlo.

Il test sulla forza di una nuova edizione spesso poggia su quanto forti sono i nuovi arrivati. Quest’anno mi hanno convinto proprio da subito senz’altro Manuel Chupa Chupa “poeta e vero uomo spagnolo”,  e Fausto Solidoro pronto per il più surreale dei provini.

domenica 19 febbraio 2012

62° FESTIVAL DI SAN REMO: vince Emma


Emma, con la canzone “Non è l’inferno” ha vinto la sessantaduesima edizione del Festival di San Remo. A farla vincere è stata il televoto, dopo che la “golden share” attribuita ai giornalisti aveva eliminato dal terzetto finale Gigi D’alessio e Loredana Bertè (“Respirare”) e aveva portato sul podio come finaliste la tripletta tutta al femminile costituita dalla suddetta, da Arisa (“La Notte”) e da Noemi (“Sono solo parole”). Alessandro Casillo con “È vero (che ci sei)” ha vinto San Remo Social, ovvero la sezione dei Giovani un tempo chiamata anche delle “nuove proposte”. Il premio Mia Martini, della critica, è andato a Samuele Bersani (“Un pallone”).
Dai vincitori è chiara una volta di più una cosa: a  venire premiati sono quei cantanti che i votanti a casa hanno imparato a conoscere nel tempo perché sono emersi da vari talent show – Amici (Emma), X-Factor (Noemi, e Arisa come giudice), Io Canto (Casillo, il Justin Bieber di casa nostra) – interpreti per cui il pubblico è abituato a esprimere la propria preferenza con il televoto. In parte è anche demoralizzante, ma è un elemento che mette in crisi una volta di più, semmai ce ne fosse bisogno, il senso della rilevanza artistica della manifestazione canora che quest’anno era alla sua 62 edizione. Qualche canzone mi è anche piaciuta ( quelle di Bersani e Renga, ad esempio), ma in generale mi sono sembrate irrilevanti.
È stato detto che questo è stato il festival peggiore di sempre, e lo condivido. La serata finale è stata salvata, al volo e quasi per caso si potrebbe dire, dalla presenza di Geppi Cucciari, che con leggerezza e ironia ha incarnato quello che il Festival delle nuove generazioni potrebbe essere e non è stato se non in ultimo grazie a lei. Si è stufi delle vallette scelte solo per la propria bellezza, ma che non sanno spiccicare parole e sono inutili, come Ivana Mrazova, puro adorno di uomini attempati; si è stufi di donne il cui talento è o si riduce a mostrare la “farfallina” di turno. Ecco una donna intelligente, professionale e divertente, anche se non bella, che con il suo talento intrattiene e diverte: scende le scale senza scarpe, perché, commenta, se non scendi senza qualcosa sembri fuori posto; “posso non dire parolacce?”, chiede, dicendo che ha studiato dai salesiani e per lei non è buona educazione. Ha dato a lezione a tutti, facendo ridere su quello che nella manifestazione non andava, e nel vedere Morandi chiederle se avesse mai lavorato per la Rai, gli si è letto nella mente che si è rammaricato di non averla chiamata prima.
E poi c’è la questione Celentano, re degli ignoranti, che predica, insulta, e regola conti personali attraverso lo schermo TV: pietoso nella forma e nel contenuto. Anche se è chiaro che il senso finale voleva essere “meno politica, più fede”, ha preso in ostaggio un programma per farne uno diverso, propinando un predicozzo qualunquista ed arrogante. Che canti, che è il suo mestiere. “Basta!” gli hanno urlato dal pubblico, ed è stato un sentimento condiviso, anche nei confronti della Rai, che si finge scandalizzata, ma chiaramente lo lascia sul palco perché sa che con la sua presenza avrà i numeri negli ascolti.
Luca e Paolo, tiepidi in apertura con il loro “Comici soli” (ma l’idea di una versione umoristica di un classico di San Remo continua a piacermi), in chiusura si sono presentati da pagliacci con una preghiera al Signore, parodistica e critica del Molleggiato: un bel commento. Per il resto gradevole Rocco Papaleo, ma poco incisivo come co-conduttore; bella la scenografia; un po’ manchevole la scrittura degli autori, che potevano prevedere materiale extra per Morandi un po’ perso nei momenti di empasse. A lui si vuole sempre comunque bene, e gli si perdonano anche i lapsus che in chiusura inanella per stanchezza. È una parte d’Italia, si vede e si sente.

mercoledì 15 febbraio 2012

Aldo Grasso su Celentano al Festival


Vale la pena leggere la magnifica recensione di Aldo Grasso su Celentano al Festival di San Remo, Il Predicatore Decadente. Alle sue parole posso aggiungerne solo un'altra: amen.

UTV: un eccellente servizio sulla CFS/ME


Molto recentemente ho lodato il primo documentario televisivo, in lingua gaelico scozzese, sulla CFS/ME. Ora, lodo un eccellente servizio andato in onda su UTV, una televisione nord irlandese, per un servizio in proposito davvero ben fatto.
Si racconta la storia di Andrew McGorrian, un bimbo di 11 anni malato grave e costretto a letto. “All’inizio non riusciva ad alzare la testa o a mangiare. Pensavamo che l’avremmo perso” racconta la madre Jacqueline. Racconta che non riesce a fare nulla, lui: “Vorrei giocare a calcio per mezz’ora. Anche solo per 5 minuti” dice, se stesse bene, bloccato nel letto da cui lo intervistano.
Una storia di impatto emotivo e molto vera, che racconta bene che cosa significa essere malati gravi di CFS/ME.
Sotto, il servizio in questione.

lunedì 13 febbraio 2012

Morta Whitney Houston: ATWT e GLEE


Whitney Houston è scomparsa ieri all’età di 48 anni. Non molti sanno che la cantante ha fatto anche un’apparizione nella soap opera AS THE WORLD TURNS - ATWT - Così Gira il Mondo nell’agosto del 1984, per un paio di duetti con Jermaine Jackson. Sotto vedete quello di "Nobody Loves Me Like You Do". Per un’ulteriore approfondimento in proposito, leggete qui.
Per onorare la sua morte, Glee sta prendendo in considerazione di aggiungere un tributo nella puntata di San Valentino. Nell’episodio è già prevista la canzone “I’ll will always love you”, un successo di Dolly Parton del 1974 di cui la Houston ha fatto una famosissima cover nel 1992. Nella puntata Mercedes (Amber Riley) la canta mentre deve decidere fra il suo ex Sam (Chord Overstreet) e il suo attuale fidanzato Shane (LaMarcus Tinker). Per l’interpretazione della canzone fatta in Glee, sentite qui.

venerdì 10 febbraio 2012

LUCK: una serie difficile, ma su cui scommettere


Se mi sforzo, sono sicura che un argomento per me più lagnoso delle scommesse sulle corse dei cavalli riesco a trovarlo. Ugualmente ho voluto dare una chance a Luck, la nuovissima serie targata HBO: esce dalla penna dell’“autore di prestigio” David Milch (Hill Street Blues, NYPD Blue, Deadwood) che l’argomento lo conosce in prima persona e che si autodefinisce “dipendente” – nel libro TV Creators, di James L. Longworth, jr. racconta (p. 95) come un pomeriggio in cui gli hanno reso un tributo come sceneggiatore poco prima avesse perso un milione e 300 mila dollari  per una scommessa, e pare che il padre lo abbia iniziato all’ambiente che lui aveva solo 5 anni, come racconta in una recente intervista a Fresh AirNon guasta che ci sia un cast di prim’ordine, a partire da Dustin Hoffman, al suo primo ruolo televisivo.
Dopo aver visto il pilot (girato da Michael Mann, Miami Vice) mi dispiace ammettere che l’argomento non mi attrae di più, anzi, ma ancora non voglio gettare la spugna. Non è una serie facile, punta più a creare l’atmosfera, un po’ alla Treme che guarda ad una subcultura con fascino e rispetto, e l’odore – “puzza di pelle e Scotch invecchiato” scrive il New Yorker -, descrive la gente (fantini, allenatori, proprietari di cavalli, scommettitori, malavitosi) e osserva la viaria umanità che vi gira attorno (un po’ machista, spesso e volentieri), senza apparentemente preoccuparsi della storia-qui-e-subito almeno in partenza abbastanza nebulosa nel complesso. Immersa in quel mondo, Luck ne dà per scontate gergo e tecniche statistiche, che, come Emily Nussbaum (sempre del New Yorker) ha ben scritto, a volte può sembrare tanto impenetrabile quanto il Klingoniano, per i non iniziati: magari aiuta magari aiuta la piccola guida al gergo pubblicata sul sito del programma. Lo sfondo è quello dell’ippodromo di Santa Anita.
La serie esordisce con Chester “Ace” Bernstein (Dustin Hoffman – la cui recitazione è stata appropriatamente definita uno “studio in minimalismo”) che esce di galera dove ha passato tre anni prendendosi una colpa non sua per evitare il carcere al nipote. Intende ora costruire un casinò collegato al circuito di corse di cavalli, ma per evitare di violare i termini della libertà condizionale si avvale come facciata dell’unico di cui è disposto a fidarsi a parte se stesso, Gus “il Greco” Demetriou (Dennis Farina), il suo autista. Vuole anche possedere un purosangue che sia una campione e regolare vecchi conti. C’è l’irascibile allenatore peruviano Turo Escalante (John Ortiz); c’è il borbottante Walter “il vecchio” Smith (Nick Nolte); ci sono i giovani fantini, Rosie Shanahan (Kerry Condon), che tiene in esercizio i cavalli, e Leon “Bug Boy” Micheaux (Tom Payne)– “bug” nel gergo è un fantino apprendista – e il veterano Ronnie Jenkins (Gary Stevens, Seabiscuit); c’è l’agente Joey Rathburn (Richard Kind, Curb Your Enthusiasm), che balbetta - non è un caso che uno dei grandi temi, secondo l’autore stesso, è quello della difficoltà di comunicazione, del mistero del linguaggio e di quello che si suppone o non si suppone venga capito, parte dell’attrattiva di quel mondo; c’è la veterinaria Jo Carter (Jill Hennessy, Crossing Jordan); ci sono gli scommettitori che sognano i grandi soldi, il quartetto vagamente umoristico di Marcus (Kevin Dunn), Lonnie (Ian Hart, Dirt), Renzo (Ritchie Coster) e Jerry (Jason Gedrick)…
Quando si tratta di Milch, noto per il dialogo arcano e i riferimenti letterari, fioccano i parallelismi e le citazioni a Shakespeare, e in questo caso non di meno c’è chi già sta tenendo il conto. Qui e lì, anche quando ci si sente disorientati, si colgono pagliuzze d’oro. In particolare si sente la passione quando si parla dei cavalli (le corse vere e proprie, uno che si spezza una gamba e viene conseguentemente ucciso, la gioia per uno che finalmente è riuscito ad evacuare, uno che si mangia una carotina dal palmo di una mano…). Lì c’è poesia.  Le puntate sono nove, ma è già sicura una seconda stagione. Sembra una grande serie, una serie su cui scommettere, ma un po’ sulla fiducia: ha bisogno di tempo e pazienza,  perché indubbiamente è difficile.
Sotto, un promo:

giovedì 9 febbraio 2012

Ol3Media: CFP su Comunicazione Interattiva e Multimediale

La rivista accademica online Ol3Media intende dedicare il prossimo numero alla comunicazione interattiva e multimediale. Sotto trovate il testo del call for papers.
CFP Ol3Media: Comunicazione Interattiva e Multimediale
I contenuti che vengono prodotti per essere fruiti da supporti non tradizionali e l’analisi degli stessi supporti.
La diffusione capillare dell’ICT e delle tecnologie audio-video distribuite tramite sistemi di trasmissione wi-fi consente oggi di fruire dei contenuti multimediali attraverso molteplici supporti che spaziano dallo smartphone al computer fino ad arrivare a vere e proprie superfici multimediali che possono assumere la dimensione di intere facciate di edifici.
In questi casi non è tanto importante il contenuto del messaggio mediale che si propone quanto la sua valenza estetica, che deriva dal connubio che instaura con il mezzo che lo veicola. Esempi salienti in questo senso sono le videoinstallazioni proiettate sui monumenti o gli involucri dinamici che “trasmettono” video a scala urbana.
Per il prossimo numero della rivista Ol3Media, si cercano contributi su questo argomento, in particolare su:
il mediabuilding come extra-supporto per la diffusione di contenuti digitali innovativi (facciate edifici, superfici multimediali…)
la video-arte e le videoinstallazioni (es.involucro della kunsthaus di graz, facciate ledwall, etc.)
le superfici dinamiche (es. Aegis hyposurface)
la videoproiezione (es. sui monumenti, l’illuminazione artistica delle opere d’arte, la proiezione di immagini in movimento su superfici non convenzionali, etc.)
Sistemi informativi evoluti (paesi cablati per fornire informazioni su iphone, le video guide wi-fi dei musei accessibili tramite smartphone, etc)
l’olografia (contenuti prodotti per essere fruiti in assenza di supporto)
ipod, ipad, telefonini e tablet (prodotti sviluppati esclusivamente per la fruizione su devices portatili)
ma si valuteranno proposte interessanti anche da altri punti di vista.
I saggi scelti saranno pubblicati nel primo numero del 2012 di Ol3Media, online in autunno. Le proposte, unitamente ad una breve biografia dell’autore (5/6 righe), dovranno pervenire entro il 30 maggio 2012 mentre i saggi accettati dovranno essere conclusi ed inviati entro il 15 luglio 2012 per l’editing necessario. I saggi sono accettati in italiano o in inglese. Se l’inglese non è la lingua madre, si chiede la cortesia di accertarsi che il saggio proposto sia scritto in un inglese corretto.

La lunghezza dei saggi dovrà essere intorno alle 2000 - 3000 parole. Sono graditi collegamenti ipertestuali a altri siti, video, foto. Immagini jpg della grandezza massima di 200 kb possono essere inviate per l’inserimento nel saggio. Eventuali ulteriori indicazioni verranno inviate agli autori dei saggi scelti. 
Per informazioni e l’invio delle proposte:

mercoledì 8 febbraio 2012

Bilancio positivo per la prima stagione de IL TREDICESIMO APOSTOLO


Nonostante ampio spazio per miglioramenti, devo ammettere che è stata piuttosto appagante – sicuramente per gli standard italiani – la visione de Il tredicesimo apostolo costruito sull’arco in modo molto più solido di quanto non si intuisse in prima battuta.

In chiusura, con le ultime due puntate, non ci si è risparmiati di sacrificare qualche personaggio (lo studente Pietro, colpito da Serventi, che lascia la compagna incinta, il veggente Mustar che si sacrifica per salvare la vita a Gabriel, lo zio che si toglie la vita) e ci sono stati non pochi inaspettati colpi di scena - l’identità del vero padre di Gabriel, la madre ancora in vita, lo zio che era una pedina del nemico, Gabriel stesso che si scopre essere il XIII apostolo del titolo, il prescelto per portare a compimento la distruzione della Chiesa dal suo interno – con un ribaltamento delle aspettative: quelli che Gabriel credeva i suoi nemici in realtà intendevano proteggerlo perché, secondo la profezia, è lui che porterà a quella distruzione della Chiesa Cattolica che loro attendono. Lui potrà anche opporvisi, ma nel farlo fin’ora ha servito comunque i disegni dei suoi nemici.

Un bel twist davvero, anche perché posiziona l’eroe protagonista in una posizione impossibile e moralmente problematica per l’impossibilità da parte sua di valutare quali sono le scelte da compiere per agire per il bene. Già riconosce definitivamente in sé alcuni poteri: positivi, che gli permettono di riportare in vita le persone (aprendo una porta su una terra di luce pura ed entrando per riprenderle), o negativi, che lo portano, trascinato dalla rabbia, a poter ucciderle (chiudendo dietro di loro una porta su un terreno nero e infuocato). Se qui bene e male sono in netto preciso contrasto, delle conseguenze del suo agire ad ampio spettro non può mai essere pienamente certo. Metaforicamente è anche interessante rispetto alla vita di ciascuno.

Un pizzico di mistero lo ha assicurato anche l’aver legato le vicende a una commedia del ‘500 del filosofo Giordano Bruno effettivamente esistente, il Candelaio, chiamato l’antivangelo, che è stata l’oggetto delle ricerche dei personaggi. Di certo ha incuriosito ed in una eventuale seconda stagione vorrei effettivamente vedere sviluppato meglio il legame fra i personaggi del libro e quelli sullo schermo. Si sorride di molte ingenuità e della scrittura che talvolta è incerta, ma la sostanza c’è, così come la buona recitazione, e indubbiamente la naturale scenografia offerta da Roma.
Sotto, la sigla d’apertura.

martedì 7 febbraio 2012

La stagione dei PILOT: la guida dell'Hollywood Reporter


E sì, è la stagione dei pilot. Segnalo la guida che l’Hollywood Reporter fa su tutti quelli per la stagione 2012-2013. Non tutti diventeranno effettive serie. E quelli che saranno scelti non si sapranno comunque prima di maggio. Questi progetti perciò sono giusto per stuzzicare un po’ la curiosità.
La foto, pure quella tratta dall’Hollywood Reporter, mostra i volti di alcuni degli autori TV più popolari, amati e impegnati in progetti vari per la stagione a venire: Shonda Rhimes, Josh Schwartz, Kevin Williamson, Greg Berlanti e Ryan Murphy.

lunedì 6 febbraio 2012

Gli SPOT del SUPERBOWL


Ormai è risaputo: il superbowl americano, che ha visto ieri vincere i New York Giants sui New England Patriots (21-17) e Eli Mnning diventare l’eroe del momento, si guarda non solo per lo sport, ma per le pubblicità. In questa occasione infatti, complici i grandi ascolti, debuttano moltissimi nuovi spot e spesso alcuni dei più memorabili. Sull’Huffington Post ne trovate una carrellata di oltre 60.  E qui trovate quelli che sono stati giudicati i migliori.

venerdì 3 febbraio 2012

In TRUSADH il primo documentario TV sulla CFS/ME


Trusadh (che significa “raccogliere, mettere insieme”)  è una serie documentaristica in lingua gaelico-scozzese, che va in onda su BBC Alba dal 2008. Ora nella sua quarta stagione, ha appena dedicato una puntata alla Encefalomielite Mialgica / Sindrome da Fatica Cronica (ME/CFS) intitolata ME: An Sgìths Nimheil-ME: the Toxic Tiredness ovvero “ME: la stanchezza tossica”, una vera primizia.
Ci sono stati altri documentari sulla CFS/ME nel tempo: Living Hell, I Remember Me, Invisible, Voices from the Shadows, e in produzione c’è What about Me?. Nessuno di questi però è mai passato in televisione (o al cinema, se si esclude qualche festival). Quello che rende perciò importante questo documentario è in primo luogo il fatto che c’è. Che mi risulti è in assoluto il primo su questo argomento in televisione. Era ora.
In TV, in Italia sicuramente, quando si parla di questa debilitante malattia, difficilmente viene concesso più di qualche minuto risicato, in cui a mala pena si riescono il più delle volte ad elencare i sintomi. Al massimo si riesce ad avere qualche sporadica intervista ai pazienti – e dico ai pazienti, ma metà di quelle che sono andate in onda sono probabilmente quelle fatte a me. Troppo poco.
In questo documentario si dà voce e volto a 5 malati, intersecando le loro storie. Emergono attraverso le loro parole le tematiche principali e un quadro generale realistico della malattia. Nessuno degli intervistati è a uno stadio grave a questo punto, nessuno è perennemente allettato ma, come è stato osservato, è difficile trovare pazienti che in quelle condizioni si facciano intervistare: troppo problematico da reggere. Mi immagino peraltro queste stesse persone come saranno state ridotte il giorno dopo, in piena spossatezza neuro-immunitaria post-sforzo. Un medico, il dottor Sheperd, lui stesso malato, fornisce le essenziali osservazioni mediche. E a fine puntata viene annunciata una seconda parte/puntata (non disponibile qui, né caricata su YouTube per cui non l’ho vista) in cui a parlare sono proprio i medici.
Stilisticamente il documentario non presenta grandi novità (se si esclude qualche ripresa dei pazienti in movimento quasi “spettrale” – cosa che dà un buon senso di “disorientamento”), ma non importa, anzi è bene così. Per una malattia che ha bisogno di essere trattata in maniera seria credo che la rappresentazione più classica e tradizionale che esiste sia la migliore in questo momento. La sola cosa di cui semmai mi rammarico è che non ci sia nessun momento di vero impatto emotivo che lasci l’impronta della tragedia. Ma sono sottigliezze, in questo momento. Non solo gioisco di questo documentario - trovate sotto la prima delle due parti/puntate, spezzata nei vari pezzi caricati su YouTube-, ma mi sento di ringraziare Trusadh e BBC Alba per un lavoro di cui si sentiva la necessità.   








giovedì 2 febbraio 2012

SAMURAI GIRL: mischela di umorismo e azione


In una miscela di azione e umorismo, “Samurai Girl” (Italia1, sabato, ore 14.35 21.10), ispirata ad una serie di libri per ragazzi,  li trascina in una miniserie in 3 parti (6 episodi) che forse ricorda un po’ le classiche avventure formulaiche degli anni ’80 anche quando le evita, ma che non perde mai il ritmo, anche quando le premesse risultano poco credibili. Le due ore iniziali chiudono anche con un bel colpo di scena.

Una ragazza giapponese dal bizzarro nome di Heaven (significa Paradiso), interpretata dalla bellissima Jamie Chung, viene attaccata da alcuni ninja durante il suo matrimonio, combinato dal padre con il figlio di un collega d’affari. In quell’occasione suo padre viene ferito e suo fratello ucciso. Lei fugge e scopre il suo destino (scritto su un’antica pergamena) di diventare una esperta samurai, con l’aiuto di un vecchio e fedele servitore che glielo rivela, con quello di un aitante amico del fratello che la allena, e con il sostegno tecnologico e emotivo di due simpatici amici, con cui lega prontamente. Spade che si incrociano, fughe rocambolesche,  salti incredibili… insomma, ci sono i classici del genere e doughnuts, le classiche ciambelle di cui la protagonista è molto ghiotta.

mercoledì 1 febbraio 2012

GRANDE FRATELLO: una citazione di Aldo Grasso


Siamo alla dodicesima edizione del Grande Fratello. Come spunto di riflessione propongo una lunga citazione tratta dalle pagine 96, 97, 98 e 99 della “Prima lezione sulla televisione” di Aldo Grassi (Edizioni Laterza), che ha giudicato comunque questa edizione come la peggiore di sempre.
 “All’inizio il Grande Fratello è stato una eccezionale cerimonia di iniziazione (…). (U)n manipolo di nuovi eroi, o più semplicemente di tipi, è passato dall’anonimato alla notorietà (…). Chiamati a superare alcune prove, a dimostrare la loro povera sintassi interiore, a stringere alleanze, a ‘conoscersi’, a odiarsi, i dieci ‘reclusi’ di Cinecittà si sono abbeverati alla fama, più nel suo principio che nel suo dispiegarsi, indifferenti verso ogni forma, verso ogni qualità. Ma quel gruppo è la società tutta; la Casa del Grande Fratello, spesso villaneggiata, è il luogo in cui è possibile racchiudere l’intero corpo sociale.
Per questo il GF è anche una brillante metafora sociale. Il programma mette in scena alcune modalità espressive e alcuni modelli di comportamento molto efficaci per capire le trasformazioni in atto nella società. La caricatura della grande fratellanza, messa in atto da gruppi di concorrenti, sta per esempio a indicare che in certi conflitti sociali non c’è più un vertice, non c’è più un centro.  
Il GF è un processo mediatico complesso quanto un mosaico, che ibrida media (da Internet alla radio, dai giornali al telefonino), accumula e mescola linguaggi e generi televisivi, suscita le più difformi parodie, produce notizie, titoli, servizi, commenti, racconti paralleli, psicogrammi collettivi”. È “una grandiosa seduta di autocoscienza che curiosamente intercetta un bisogno esteso, uno psicologismo già molto diffuso nei giornali (…). A ogni pubblico corrisponde una diversa modalità di fruizione (…). Per molti è diventato un gioco di società (…), (p)er altri il GF è una soap opera senza trama, un talk show senza conduttore, padre e padrone, un flusso di coscienza che finalmente si sposa con il flusso televisivo, un notevole salto in avanti della televisione, Per altri ancora è una fucina di mascalzonate da svergognare in pubblico: i ragazzi sono etero diretti, seguono un copione, recitano spudoratamente, lo fanno per soldi. (…) (R)ecitano in senso pirandelliano, interpretano cioè parti di un’esistenza costrittiva dove l’attività principale è confessarsi. (…) Lo spettatore, da tempo deprivato di esperienze estetiche, non guarda più la televisione per giudicare la bontà o meno di uno spettacolo, ma per giudicare il simulacro di vita che lì vi scorre.
Nulla come l’avversione o la parodia rende grande un testo. Soprattutto nelle ultime stagioni (…), a decretare il vero successo del GF non sono gli ascolti ma il numero infinito di attacchi e prese in giro allestite (…)”.