venerdì 31 gennaio 2014

ORPHAN BLACK: la camaleontica Maslany interpreta cloni

 
È il tour de force della camaleontica Tatiana Maslany quello che spicca della serie canadese-americana Orphan Black, la seconda produzione originale di BBC America dopo Copper. Che non abbia ricevuto una nomination all’Emmy è scandaloso, come molti hanno giustamente arguito prima di me: l’attrice dice di trasformarsi da un personaggio all’altro con l’aiuto della musica, creandosi una playlist per ognuna delle diverse identità. Mozza il fiato per come riesce davvero a farti credere di essere ogni volta una persona diversa.
Sarah (la Maslany) è una ragazza punk inglese che si trova a New York. Sul marciapiede della metropolitana vede una donna gettarsi sotto il treno subito dopo averla vista in faccia: con shock si accorge che è identica a lei. Bisognosa di soldi, ne assume l’identità, diventando Beth, una poliziotta, che ha come partner il detective Arthur “Art” Bell (Kevin Hanchard).
L’inizio intriga ma è a carburazione lenta e la serie prende quota a poco a poco. Sarah è un’orfana ed è stata cresciuta in una famiglia affidataria da Mrs S (Maria Doyle Kennedy) insieme al fratello adottivo gay Felix (Jordan Gavaris), ha una bimba piccola, Kira (Skyler Wexler), pure affidata a Mrs S, e quando la conosciamo ha una relazione con uno spacciatore di droga, Vic (Michael Mando). Presto fa una scoperta: giovani donne che le somigliano ce ne sono diverse, perché sono tutte cloni.
E così incontra prima Katja, che viene presto uccisa. Insieme a Alison, una mamma e casalinga di periferia, e Cosima, una biologa lesbica esperta di sviluppo evolutivo, e con loro forma un club dei cloni. Insieme cercano di scoprire che cosa sono loro, chi sono i loro “monitor”, persone addette a tenerle sotto osservazione – quello di Beth era il suo ragazzo Paul (Dylan Bruce), poi diventato amante di Sarah -, per conto di chi e perché. Una, Helena, è una sociopatica che si auto-mutila, a cui viene fatto credere di essere l’originaria e che viene istruita per uccidere una dopo l’altra tutte le altre. Alla fine della prima stagione i cloni conosciuti sono 10.  
Ideata da Graeme Manson e John Fawcett, è una serie che mischia thriller e fantascienza urbana – c’è ad un certo punto un uomo con la coda! E  ci sono i “neoluzionisti”, “Proletiani”, il “pro-clone” Rachel… Il plot diventa sempre più appassionate, e affronta i temi dell’eticità di certi esperimenti, della evoluzione umana, del venire cresciuti dallo stato versus venire cresciuti da un’autorità religiosa (Sarah è stata affidata lo Stato, Helena è venuta su in un convento ucraino), dell’identità, della genetica vs l’ambiente…
Molto sinceramente ho iniziato a vederlo non credendo che avrei proseguito, ma ora so che lo farò di certo.

martedì 21 gennaio 2014

WITCHES OF EAST END: un divertimento scacciapensieri


 
Sono state un piacere colpevole le 10 puntate di Witches of East End (sull’americana Lifetime e su FoxLife in Italia con il titolo di Le Streghe dell'East End), rinnovata per una seconda stagione di 13 puntate che andranno in onda nel 2014, e basata sui best-seller di Melissa de la Cruz. Non è sicuramente alta televisione, ma le vicende stregonesche hanno la golosità di quello che si richiede ai programmi-caramella, come li chiamava Aaron Spelling: incantesimi e malefici e pozioni e frasi in latino e trasformazioni... con una spruzzata di romanzo rosa. Anche qui ciascuna strega ha un potere che le è specifico, ma non si limita noiosamente solo a quello, come poteva essere in Streghe, ma si abbraccia con gusto anche kitsch quello che è l’immaginario preso come sfondo.    
Protagonista è la famiglia Beauchamp: Joanna (Julia Ormond, vincitrice di un Emmy per Temple Grandin) è una strega immortale che si vede sempre le figlie morire giovani per poi rinascere. In questa vita per cercare di spezzare questa catena ha deciso di non rivelare loro chi sono e che poteri hanno: Freya (Jenna Dewan-Tatum, The Playboy Club) lavora come barista ed è fidanzata con un danaroso medico, Dash Gardiner (Eric Winter, Days of Our Lives), ma è inspiegabilmente attratta dal fratello di lui, Killian (Daniel DiTommasso) su cui ha sogni ricorrenti prima ancora di conoscerlo; Ingrid (Rachel Boston, American Dreams) è una bibliotecaria con aspirazioni di studiosa accademica che ha studiato la stregoneria nella storia della sua città. La sorella Wendy (Mädchen Amick, Twin Peaks) spinge Joanna perché insegni alle figlie a usare i propri poteri, un’eredità preziosa, e lei si vede costretta a rivelare la verità quando sono in pericolo. Qualcuno, mutando forma, assume il suo aspetto e cerca di portarla alla rovina. Delle vicende fa parte anche Penelope (Virginia Madsen, candidata all’Oscar nel 2005), madre di Dash e Killian, che si scoprirà legata al passato delle donne.
Ricca di mitologia e con echi di Buffy, anche nel casting delle guest star, sebbene non si sia a quei livelli, la storia è costruita a dovere, il cast è fisicamente un belvedere e la recitazione è sicuramente dignitosa. Più divertimento scacciapensieri che grandi metafore esistenziali, ma ci sta anche quello ogni tanto.
Sotto, un promo.

giovedì 16 gennaio 2014

HOSTAGES: parte bene, declina, delude

 
È partita in modo forte Hostages, la serie sviluppata per la TV americana da Jeffrey Nachmanoff e Alon Aranya e basata su una serie israeliana dallo stesso titolo ideata da Omri Givon e Roten Shamir. Costruita ad arco, e non con episodi autoconclusivi  nè procedurale (a differenza dell’ideale rivale diretto di questa scorsa stagione,The Blacklist), ha permesso di affezionarsi ai personaggi.
La premessa delle vicende era abbastanza semplice: l’agente dell’FBI Duncan Carlisle (Dylan McDermott, American Horror Story) vuole che la dottoressa Ellen Sanders (Toni Collette, United States of Tara) uccida il presidente degli Stati Uniti Paul Kincaid (James Naughton) durante un’operazione, fingendo che sia accidentale, e per questa ragione prende in ostaggio lei e la sua famiglia: il marito Brian (Tate Donovan), la figlia Morgan (Quinn Sherphard) e il figlio Jake (Mateus Ward), e pure il cane.  A controllarli a vista insieme a lui ci sono Archer (Billy Brown), Sandrine (Sandrine Holt) e il cognato Kramer (Rhys Coiro).
I problemi dei membri della famiglia Sanders non erano chissà che originali (il marito aveva un’amante, la ragazza era rimasta incinta, il ragazzo aveva debiti di spaccio di droga da pagare). Più interessanti erano i terroristi: Duncan non era chiaro da che cosa fosse motivato ad azioni così gravi, finché non si scopre che fa tutto per Nina (Francie Swift), la moglie morente, figlia nata da una relazione extraconiugale del presidente che lui vuole ora morto; Sandrine fa tutto per poter finalmente il figlio tutto per sé e ricostruirsi una vita; Kramer è il cuore tenero del gruppo. La cosa più affascinante era o quanto meno sarebbe stato capire che tipo di relazione si sarebbe instaurata fra i prigionieri e i loro carcerieri. Solo, questi aspetti non sono stati in definitiva esplorati.
Questo thriller prodotto da Jerry Bruckheimer, in soli 15 episodi, è rimasto tiepido nonostante vari colpi di scena. Il tentativo di rendere umani gli aggressori è sfociato nel risultato di cercare di farli essere dei “buoni a tutti i costi”, anche loro pedine di un gioco più grande e comunque in fondo persone costrette ad azioni cattive per delle motivazioni nobili. Sandrine è stata salvata in extremis nonostante abbia tradito gli altri anche perché Kramer era evidentemente innamorato di lei, e i due sono quelli che alla fine hanno mostrato più chiaroscuro, mentre il fedelissimo Archer ha pagato con la vita la ribellione finale in una mossa che sembrata più che altro dovuta al fatto che di lui non sapevano che farsene e un morto in più ci stava bene.
La conclusione a lieto fine, con tanto di cane scodinzolante, è suonata un po’ ridicola. Ellen ha spiegato il problema alla moglie del presidente e la questione di fatto si è risolta. Duncan si è costituito, ma suo commento in cui dice che avrebbe voluto anche lui, come Ellen, non perdersi da un punto di vista umano ha, se possibile, peggiorato un finale moscio.
La serie si è anche lasciata guardare, ma siamo anni luce da 24 o Homeland, modelli a cui ben si poteva aspirare in partenza.    

lunedì 13 gennaio 2014

GOLDEN GLOBES 2014: i vincitori

 
Ecco, di seguito, i vinictori dei Goldn Globes 2014, consegnati ieri sera.  Qui trovate le nomination. E qui l’elenco dei vincitori comprensivo delle categorie relative al cinema.
Miglior drama
Breaking Bad
Miglior attrice in una serie, drama
Robin Wright, House of Cards
Miglior attore in una serie, drama
Bryan Cranston, Breaking Bad
Miglior Comedy
Brooklyn Nine-Nine
Miglior attrice in una serie, Comedy
Amy Poehler, Parks and Recreation
Miglior attore in una serie, Comedy
Andy Samberg, Brooklyn Nine-Nine
Miglior miniserie o film per la televisione
Behind the Candelabra
Miglior attrice in una miniserie o film per la TV
Elisabeth Moss, Top of the Lake
Miglior attore in una miniserie o film per la TV
Michael Douglas, Behind the Candelabra
Miglior attrice non protagonista in una serie, miniserie o film per la TV
Jacqueline Bisset, Dancing on the Edge
Miglior attore non protagonista in una serie, miniserie o film per la TV
Jon Voight, Ray Donovan
La vincita inaspettata che più mi rende contenta è quella a Brooklyn Nine-Nine che era partita bene, come scrivevo in un mio post, e che sta continuando ad essere costantemente esilarante.

giovedì 9 gennaio 2014

HOMELAND 3.09: compare Whinnie the Pooh

 
Whinnie the Pooh partecipa a una delicata riunione in Homeland!
Mi ha fatto sorridere individuare l’orsetto amante del miele in questo fotogramma (sopra) della puntata “One Last Thing” (3.09). L’ho trovato quanto meno bizzarro. Ho indagato e ho scoperto che questa non è la sola puntata in cui è accaduto. Ecco qui un’altra occasione.
Online leggo che Mandy Patinkin dice che l’orso grande rappresenta il suo personaggio Saul, e quello piccolo il personaggio che lui deve proteggere, ovvero Carrie.

Forte!

sabato 4 gennaio 2014

HELIX: i primi 15 minuti

 
Helix, la nuova attesissima serie di fantascienza firmata da Ronald D. Moore (Battlestar Galactica), ha reso disponibile in anteprima i primi quindici minuti del pilot, che debutta il 10 gennaio sulla rete Syfy. Eccoli sotto.