venerdì 30 dicembre 2011

I 10 migliori programmi del 2011 secondo TIME


Ecco di seguito l’elenco dei 10 migliori programmi dell’anno secondo il critico del TIME.  Anche con questa lista mi vedo molto d’accordo.

 1. Louie
2. Parks and Recreation
3. Breaking Bad
4. Justified
5. Game of Thrones
6. Homeland
7. Friday Night Lights
8. Community
9. The Good Wife
10. Enlightened

E poi, in nessun ordine particolare:


Archer
Modern Family
All-American Muslim
Boardwalk Empire
Downton Abbey
Wilfred
Awkward.
The Hour
Sons of Anarchy
Portlandia
Brick City
Treme
Up All Night
Revenge

giovedì 29 dicembre 2011

I migliori programmi del 2011 secondo THE HOLLYWOOD REPORTER


Il critico dell’Hollywood Reporter, Tim Goodman, non si è limitato a scegliere 10 programmi come migliori dell’anno, ma ha scelto tutti quelli che ha ritenuto meritevoli di questo titolo, divisi in due categorie. Ecco, di seguito, le sue scelte:

DRAMA

  1. Breaking Bad
  2. Game of Thrones
  3.  Boardwalk Empire
  4. Homeland
  5. Justified
  6. Boss
  7. Treme
  8. The Walking Dead
  9. Southland
  10. Friday Night Lights
  11. Men of a Certain Age
  12. Lights Out
  13. Sons of Anarchy
  14. Shameless

COMEDY

  1. Louie
  2. 30 Rock
  3. Parks and Recreation
  4. It’s always Sunny in Philadelphia
  5. The Inbetweeners
  6. Archer
  7. Community
  8. Wilfred
  9. Modern Family
  10. Raising Hope
  11. Enlightened
  12. Curb Your Enthusiasm
  13. The Middle
  14. Episodes

mercoledì 28 dicembre 2011

I migliori 10 programmi dell'anno secondo ENTERTAINMENT WEEKLY


Ken Tucker, critico di Entertainment Weekly, ha scelto di presentare la sua top ten list con i 10 migliori programmi dell’anno con dei video in cui spiega in sintesi anche le ragioni della sua scelta (qui il video dei primi cinque, qui il video dei secondi cinque). Eccoli enunciati di seguito:

1. Breaking Bad
2. Parks and Recreation
3. Fringe
4. Homeland (che definisce il miglior nuovo drama)
5. Louie
6. Justified
7. Downton Abbey
8. The Good Wife
9. Enlightened
10. The Colbert Report

martedì 27 dicembre 2011

I migliori programmi del 2011 secondo FRESH AIR


Una delle liste di migliori programmi che attendo di più è sempre quella di David Bianculli, critico televisivo dal 1975 e al momento critico ufficiale della nota trasmissione radiofonica Fresh Air nonché fondatore e redattore di TVWorthWatching.com, oltre che professore associato di TV e cinema alla Rowan University in New Jersey. È sempre una delle voci più competenti e interessanti.  La sua scelta dei migliori programmi (di fiction) del 2011 è qui sotto:

1. Breaking Bad
2. Homeland
3. The Good Wife
4. Modern Family
5. Justified
6. Dexter
7. American Horror Story
8. Curb Your Enthusiasm
9. Louie
10. True Blood

E come “riserve”: Rescue Me, The Walking Dead, The Killing, Boardwalk Empire, Treme, Men of a Certain Age, Friday Night Lights, 30 Rock, Episodes, Damages.

venerdì 23 dicembre 2011

CHUCK LORRE: il profilo del New Yorker sul maestro della sitcom


A Chuck Lorre, recentemente indicato dall’Hollywood Reporter fra i 50 showrunner più potenti della televisione, hanno chiesto come fosse cambiato il suo stile di dirigere un programma. Ha risposto: “Mi sono evoluto da sporadici attacchi di panico completi a un costante brusio di ansietà di basso livello”.
 A Chuck Lorre - vero nome Charles Levine, cambiato perché la madre che odiava la famiglia del padre gli diceva che era un buono a nulla, un vero Levine, ma che si è pentito di aver cambiato – The New Yorker ha dedicato un articolo nel numero del 6 dicembre 2010 dal titolo “A Simple Medium”: “È dai tempi di Norman Lear – che ha rivoluzionato la sit-com americana degli anni Settanta con programmi come “All in the Family” e che, a un certo punto, ha avuto in onda sette programmi di successo – che non capitava di avere un solo uomo che domina così tanto il genere” (p. 34).
Oltre a Two and a Half Man (un programma che gli ha consentito di trovare il suo focus comico: “uomini che si comportano come stupidi” dice l’articolista) e a The Big Bang Theory (probabilmente la sua migliore), che sono le sit-com più viste negli USA,  Mike & Molly (che sentir definire, come fanno alcuni, “il programma con le persone grasse” lo fa arrabbiare) “è la sesta sit-com ad andare in onda che Lorre abbia prodotto, ideato o co-ideato” (p.34). È fortemente coinvolto in tutti gli show che portano il suo nome. Non è un caso che la sua agenda, che lui scherzosamente chiama “L’Inferno di Chuck”, preveda anche pause pipì di cinque minuti, potenziali pause per pisolini e scherzose indicazioni che gli intimano di tornare a casa.   
Sotto faccio un sunto a flash di quello che viene detto nel menzionato articolo del New Yorker, come promemoria per me, fondamentalmente, con qualche rapido eventuale piccolo commento mio fra parentesi quadre – una specie di appunti di lavoro.
  • Ha cominciato a guardare la TV insieme al padre, apprezzando comici come Jackie Gleason, Jack Benny e Bob Hope, e uno dei suoi “momenti formativi” è avvenuto guardano l’Ed Sullivan Show. Ha trovato straordinaria la logica della battuta “Dottore, mi fa male se faccio così”, a cui il medico ha risposto “E tu non fare così”.
  • Per anni ha suonato la chitarra come professionista . Ha co-scritto la musica della sigla delle “Teenage Mutant Ninja Turtles”. 
  • Ha cominciato a lavorare in TV negli anni ’80 perché gli sembrava una cosa facile, atteggiamento che ora descrive come “arroganza carburata da stupidità”.  
  • Ha lavorato in: Muppet Babies; My Little Pony: licenziato perché non aveva una “voce da ‘Pony’”; GoldenGirls-Cuori Senza Età: è riuscito a far avere un copione a Betty White attraverso un vicino di casa dell’attrice; Charles in Charge-Babysitter; I miei due papà; Roseanne (1990-1992); Frannie’s turn: da lui ideato nel 1992 su una cinquantenne che diventa indipendente (cancellata dopo 5 settimane); Grace Under Fire: l’attrice protagonista Brett Butler era “scontenta di quasi ogni battuta di ogni copione” [io ricordo Grace under fire come una sitcom un po’ ruvida, e “molto Brett Butler”]; Cybill: la leggenda vuole che Cybill Shepherd lo abbia fatto licenziare perché lui ha applaudito troppo quando Christine Baranski ha vinto l’Emmy, lui sostiene che è stato licenziato per la scontentezza della Shephard su come “lo humor veniva distribuito”, e la Shepard dice “Chuck sa perché è stato licenziato” [Cybill è una di quelle sit-com che mi è dispiaciuto veder cancellare perché mi piaceva molto – era sia divertente che amara]; Dharma & Greg (dal 1997 al 2002).
  • Ha la reputazione di essere una persona difficile (ma è irritato del fatto che Entertainment Weekly lo abbia definito nel 2007 “l’uomo più arrabbiato della televisione”) e detesta i critici televisivi: “Odiano il nostro successo e credono che se si martirizzano si sveglieranno nel mondo dello spettacolo con lavori veri”; “Non avete assolutamente alcun potere di avere effetto sugli ascolti e sul probabile successo o fallimento di un programma televisivo. In quell’arena siete risibilmente impotenti. Non siete molto diversi da un flaccido pene che si dimena miseramente verso una vagina che vi dà il benvenuto”. [Sopravviverò. Forse dovrebbe ricordarsi qual è stato il risultato di credere che lavorare in TV fosse facile. Chissà perché, ma essere paragonata a un flaccido pene non mi tange più di tanto].
  • È stato sposato due volte e dal primo matrimonio ha avuto due figli: la figlia lavora con lui in The Big Bang Theory, il figlio è un infermiere.

  • La critica negli ultimi tempi predilige le sit-com single camera (es. Curb Your Enthusiasm, The Office, Arrested Development, 30 Rock): son come piccoli film, non c’è pubblico, sono girate on location, c’è maggiore improvvisazione. Le sit-com di Lorre, e quelle che predilige, sono MULTI-CAMERA (es. I Love Lucy, Tutti Amano Raymond): son come piccole opere teatrali, chiaramente messe in scena, favoriscono la parola scritta, sono girate davanti a un pubblico, sono “all’antica , americane, legate da regole, e fortemente resistenti al cambiamento”. Sono un classico. 
  • Sulla sit-com: “È un genere molto intimo. (…) Non c’è musica, Non c’è magia della telecamera. Non ci sono trucchi di montaggio. Non è un medium visuale. È fatto di persone e parole”.
  • Ancora sulla sit-com come genere: “È come un haiku. È molto semplice e molto strutturata”.
  • Al posto della parola sit-com preferisce usare “character-com” o “half-hour comedy” perché le commedie che preferiamo non sono affatto commedie di situazione, ma legate ai personaggi: “proprio la natura di ciò che è grande dei programmi con pubblico e quattro telecamere” è che “è un’opportunità per conoscere queste persone” .
  • Le sit-com migliori sono quelle in cui non accade nulla, per così dire. Bisogna evitare grovigli narrativi (quando li ha fatti si è pentito). Non devono essere inutilmente complicate. È una forma “purgatoriale” di intrattenimento: i personaggi appaiono settimana dopo settimana con gli stessi tic e discussioni, e negli stessi luoghi. Ci sono complicazioni ma raramente soluzioni, sfide ma raramente trionfi. Il “trucco magico” della sit-com tradizionale è che “i personaggi fanno incrementali progressi molto piccoli, senza cambiare mai veramente”. 
  • Su The Big Bang Theory: cominciata nel 2007, ha avuto nel primo minuto di messa in onda, riferimenti a Papa Doc, Duvalier e Vladimir Nabokov; non molte sitcom permetterebbero che fosse così enfatica la sgradevolezza di Sheldon; uno sceneggiatore della sit-com, Dave Goetsch, dice quegli elementi più affilati che in altri programmi comici vengono coperti diventano le pietre angolari di Big Bang.
  • Sulla sua vanity card (ovvero il logo di produzione che appare alla fine della puntata) si diverte a scrivere ogni volta qualcosa di diverso, usandola come modo per comunicare i suoi pensieri, sulla vita, sullo stato del Paese, sulle censure della CBS, qualche volta inserendo battute che non gli è stato permesso inserire nel programma. Qualche volta pure le vanity card vengono censurate. In quel caso, finiscono sul web. Sulla sua pagina personale sono tutte conservate. [in un Archivio, e vale lì la pena anche leggersi l’articolo (di un a volte amaro umorismo) scritto per la rivista Written By su come ideare una sitcom di successo, How to create a hit sitcom].
  • Non ama che il pubblico sappia che cosa avviene dietro le quinte o agli attori. Lo vede come un modo di proteggere la fiction. [Se non ricordo male, qualcuno ha detto che infatti chiedono agli attori dei loro programmi di non usare Twitter e affini; Gloria Monty ricordo che aveva lo stesso tipo di idea].
  • Tom Bissell, che per il New Yorker ha curato l’articolo con il profilo di Chuck Lorre, riflette: “I film, forse, ci mostrano chi vogliamo essere, e la letteratura ci mostra chi siamo veramente. Le sitcom, se ci mostrano qualcosa, ci mostrano persone che ci piacerebbe conoscere. Per questo, la sitcom è un medium concepito per rassicurare. (…) La maggior parte delle sitcom parlano di famiglie, e per i milioni che guardano una sitcom, questa diventa una specie di famiglia mentale. (…) Molte sitcom sono, in effetti, più dark di quanto non ci si renda conto. Al suo nocciolo, ‘Two and a Half Men’ parla di solitudine. ‘The Big Bang Theory’ parla di alienazione. ‘Mike & Molly’ parla di odio per se stessi. (…) Ridere di queste cose con le nostre famiglie mentali ci può permettere di affrontare la nostra solitudine, alienazione e odio per noi stessi. Può essere che il costante evitare ogni finale catarsi drammatica da parte della sit-com sia la sua forza accidentale. Se così fosse, questo renderebbe la forma di intrattenimento meno simile alla vita in modo confortante la più simile alla vita reale.”


    Chuck Lorre, dal 2012, entrerà a far parte della Hall of Fame dell’Academy of Television Arts & Sciences, come di recente annunciato dall’Hollywood Reporter.

    giovedì 22 dicembre 2011

    CHE DIO CI AIUTI: titolo con commento incorporato


    È sbalorditivo il numero di fiction italiane dedicate a figure di religiosi. Sicuramente c’è una ingiustificata sproporzione in questa direzione. All’insegna delle pari opportunità, dopo don Matteo prete col fiuto dell’investigatore, ora è toccato a suor Angela, suora con il fiuto dell’investigatrice.  Meno male che Elena Sofia Ricci è davvero brava e riesce ad infondere brio e simpatia al suo personaggio altrimenti “Che Dio ci aiuti”, più che il titolo della nuova fiction di otto puntate di Rai1 (giovedì, prima serata), poteva ben essere il commento alla visione della stessa, considerato che una cerca gradevolezza c’è anche, ma le storie, tinte di giallo, sono piuttosto pedestri e scritte in modo non proprio ottimale. Tutto è già stato visto e rivisto decine di volte, che vada bene.

    La vicende, ambientate a Modena, si aprono con il ritrovamento di un cadavere in convento – tralasciamo il cattivo gusto di farlo rinvenire murato all’interno dell’edificio religioso, con echi un po’ troppo vicino alla realtà della cronaca nera recente - e con  il coinvolgimento della polizia, in primis dell’ispettore superiore Marco Ferrari (Massimo Poggio), un po’ in contrasto con i superiori. Si crea un duo dinamico di incontro-scontro con la religiosa protagonista che ha alle spalle un passato in galera. A ritrovare il corpo è una giovane operaia, Giulia (Serena Rossi) che vive con la figlioletta di otto anni in un furgoncino: presto le vengono in aiuto offrendole un posto in cui stare, così come sono si sostegno a Margherita (Miriam Dalmazio), che sogna di diventare medico legale, e Azzurra (Francesca Chillemi), piena di soldi, ma trascurata dalla famiglia. Visto che dal lato del convento alla fine ci sono solo donne, per equilibrare dal lato delle forze dell’ordine ci sono solo uomini. Molto “separazione alla Opus Dei”.


    Meno male che la suora protagonista in questione è anche piuttosto gagliarda, materna e in gamba, perché sentirle dire che le sole cose che fa sono fare marmellate e pregare la svilisce quando invece è poi chiaro che la sua intraprendenza le permette di tenere vivo il convento in cui vive, come guida spirituale e aprendovi anche un convitto per ragazze e pure un bar. L’altra “pinguina” della situazione, come la chiamano scherzosamente, è suor Costanza, la pure eccellente Valeria Fabrizi. Alla fine di tratta di una serie anche leggera, ma senza grandi pretese, di alcun tipo.

    mercoledì 21 dicembre 2011

    I migliori programmi del 2011 secondo TV GUIDE


    Come ogni anno, TV GUIDE ha scelto quelli che giudica i migliori programmi. Questi sono quelli del 2011:

    1. Homeland
    2. Breaking Bad
    3. Game of Thrones
    4. Parks and Recreation
    5. Modern Family
    6. Curb Your Enthusiasm
    7. Revenge
    8. American Horror Story
    9. The Walking Dead
    10. Friday Night Lights
    11. Happy Endings
    12. Downton Abbey
    13. Top Chef: All-Stars
    14. The Vampire Diaries
    15. The Good Wife

    Menzione d’onore:
    The Office
    The Hour

    Sul sito trovate anche quelli che ha giudicato i momenti migliori dell’anno, televisivamente parlando, e quelli peggiori, le migliori performance, le star rivelazione dell’anno, i momenti di “Tv sociale” e altro ancora (i film , la moda, le persone che ci hanno lasciato). 

    martedì 20 dicembre 2011

    SMASH: il video esteso di anteprima



    La NBC ha presentato un video esteso di anteprima (con commenti) della nuova serie SMASH, che debutta il 6 febbraio prossimo, sulla messa in scena di un musical di Broadway dedicato a Marilyn Monroe. Sopra, il video in questione.  

    lunedì 19 dicembre 2011

    ICONOCLASTS: persone con uno sguardo originale

         
    Iconoclasts – “Iconoclasti”, inteso qui nel senso di persone creative, di “visionari” che hanno uso sguardo originale sulla società – accoppia due persone di fama che raccontano la propria vita e le idee che li guidano nel loro lavoro. Spesso sono persone che sono amiche nella vita, e nell’intervista reciproca il peso non è equivalente, nel senso che ci si può concentrare più su uno che sull’altro. In ogni caso, ne escono ritratti affascinanti e pregnanti: Robert Redford e Paul Newman, Michael Stipe e Mario Batali, Mikhail Baryshnikov e Alice Waters, Mike Myers e Deepak Chopra, Madeline Albright e Ashley Judd, Charlize Theron e Jane Goodall… Le accoppiate sono inconsuete, si vedono in una diversa prospettiva volti noti e si scoprono personalità sconosciute.

    Realizzato da Sundance Channel e Grey Goose Entertainment e in onda su Deejay Tv ogni martedì sera (ore 21.00), ha cinque stagioni di 6 episodi ciascuno. Questi dialoghi sanno andare a fondo con raro spessore. Una puntata andata in onda di recente, della prima stagione (2005), vedeva Renéè Zellweger, l’attrice famosa soprattutto per “Bridget Jones” ma con una passato di studente di giornalismo, chiacchierare con il suo idolo, la giornalista americana di origine iraniana Christiane Amanpour. Nel riflettere sul ruolo della stampa, ad esempio quest’ultima a condiviso la sua esperienza in Bosnia e Rwanda e come queste le abbiano fatto capire come la desiderata obiettività professionale, su cui quando studiava tanto insistevano i suoi insegnanti, che vuole che tutte le parti vengano sentite a pari merito, non doveva confondersi con la neutralità. Di fronte ai genocidi non tutte le posizioni sono uguali, se in nome della obiettività le rendi tali, finisci per renderti complice del crimine. Quello che cerca è la verità e, rispetto alla TV,  è un suo mantra la citazione di Edward R. Murrow: “Questo strumento può insegnare, può illuminare e può anche ispirare, ma solo nella misura in cui gli uomini sono determinati ad usarlo a tale fine, altrimenti non è che una scatola piena di fili e lampadine”. Tanto su cui riflettere.                        

    venerdì 16 dicembre 2011

    Migliore nuovo programma (per me): HOMELAND


    È arrivata la stagione in cui cominciano a fioccare le liste di migliori programmi dell’anno, di solito 10, ma non necessariamente. Mi piacciono le liste, non perché ce ne sia qualcuna di vera, semmai di verità si può parlare, ma perché sono comunque un buon termometro di quello che è considerato il meglio e se qualcuno diventa un “solito sospetto” in quel genere di liste vuol dire che tanto male davvero non è. Il fatto che poi siano fatte da gente che le guarda e giudica per professione per me è significativo non perché ritenga che i gusti dei critici valgano più di quelli degli altri, ma perché penso che sicuramente si siano affinati nel tempo e perché di solito scelgono con cognizione di causa, avendo visionato un ampio ventaglio di programmi. E poi le liste permettono di far brillare anche a qualche chicca che altrimenti, magari per i bassi ascolti e perché più particolare, rischia di venire trascurata.

    Quanto a me, mi associo a quanto dice Emily Nussbaum nel recente articolo per il New YorkerI hate top ten lists” (ma non nell’ordine nell’elenco delle migliori stagioni di Buffy da lei indicato). Non mi piace fare liste: spesso e volentieri non sono in pari con le varie stagioni, qualche programma capita che non l’abbia proprio visto, diventa complicato decidere se seguire il calendario della messa in onda originale o italiana, e nello scegliere un preferito qualche volta mi ritrovo come Phoebe di Friends che non faceva tanto di frequente i suoi biscotti preferiti perché “it’s not fair to the other cookies”, non sembra equo nei confronti degli altri biscotti. Niente liste perciò, ma tanti favoriti.

    Mi limito ai nuovi arrivati. Se devo scegliere fra i programmi che hanno debuttato negli USA quest’autunno, non ho dubbi: il migliore è Homeland. Anche qui mi associo a quanto ha scritto la Nussbaum sul New Yorker dove definisce la serie “un antidoto a 24” e alla sua etica che ritiene che la tortura sia il modo migliore per ottenere informazioni, che fede mussulmana e terrorismo coincidano e che invulnerabilità equivalga a eroismo. Homeland è davvero la risposta narrativa all’ideologia dell’era Bush e:

    <<la sua premessa è che il trauma non sparisce. Né Carrie (che porta le cicatrici del tempo trascorso in Iraq) né Nicholas (che è sopravvissuto a una prigionia brutale durata anni) possono sfuggire a quello che è stato fatto ai loro corpi. Che siano eroici o meno è in qualche maniera irrilevante. Entrambi hanno buoni motivi per le loro azioni e anche motivi egoisti e legati alla paura. La coppia è unita nelle loro dolorose esperienze, che permette loro di immedesimarsi con l’essere in allerta e con la vulnerabilità l’uno dell’altra. Quando finalmente hanno fatto sesso, l’intimità era quasi troppo dolorosa da guardare; mi ha fatto sentire come una voyeur.

    In “24”, le scene di tortura erano le scene di sesso. Erano parte di ciò che rendeva il programma così repellente. Senza nemmeno ammetterlo, “24” imbrigliava la nudità e l’esposizione emozionale della tortura per eccitare il pubblico, per fondere il nostro desiderio di sangue con qualcosa di libidinoso. Di contro, in “Homeland” le scene di sesso, letterali, e spesso piuttosto esplicite, sono sequenze cruciali. Alcune di queste (Brody e sua moglie) sono tetre e alienate; altre (la prima volta di Brody e Carrie) sono francamente bollenti; altre ancora (la prima scena di sesso sobrio di Brody e Carrie) vengono giocate come punti si svolta, che cambiano lo sfondo psicologico per entrambi i partecipanti. Queste sequenze crude e piene di sfumature operano come le canzoni in un musical: rivelano il vero cuore dei personaggi. E lasciando “24” da parte per un momento, l’erotismo di “Homeland” si pone in notabile contrasto con molti dei programmi vi cavo adulti – da “Boardwalk Empire” a “Californication” – dove the scene di sesso sono offerte, con cinica pigrizia, come una specie di porno-con-l’acquisto all’interno di spettacoli di intrattenimento altrimenti “intellettuali”>>.

    Homeland, pur con le concessioni alle sospensione dell’incredulità, è davvero un programma complesso e appagante, che per quanto mi riguarda offre anche sottili osservazioni sul senso del guardare (con continui rimandi fra quello che facciamo noi come spettatori e quello che avviene sullo schermo) e sulla solitudine (Carrie, Saul). Ma questo magari sarà per un altro post.

    Homeland quindi è la mia scelta di miglior programma fra quelli che hanno debuttato in autunno. Se prendo però in considerazione tutto l’anno, sicuramente fra i nuovi arrivi aggiungerei almeno Game of Thrones, Episodes e Downton Abbey (prendendo in considerazione le date di debutto italiana e americana, altrimenti è una serie partita nel 2010). Se poi dovessi scegliere quelli che hanno debuttato in precedenza la lista si allungherebbe, e parecchio. Voi? Quali programmi avete preferito? Quali giudicate i migliori del 2011? 

    giovedì 15 dicembre 2011

    GOLDEN GLOBES 2012: le nomination


    Sono uscite oggi le nomination per i prestigiosi Golden Globes, i premi della stampa straniera presente ad Hollywood. È la sessantanovesima edizione e le statuette verranno consegnate il 15 gennaio.
    Di seguito ci sono i nominati per la televisione, in una lista che devo ammettere mi soddisfa parecchio. 

    Miglior drama

    "American Horror Story"
    "Boardwalk Empire"
    "Boss"
    "Game of Thrones"
    "Homeland"

    Miglior comedy

    "Enlightened"
    "Episodes"
    "Glee"
    "Modern Family"
    "New Girl"

    Miglior attrice - drama

    Claire Danes, "Homeland"
    Mireille Enos, "The Killing"
    Julianna Margulies, "The Good Wife"
    Madeleine Stowe, "Revenge"
    Callie Thorne, "Necessary Roughness"

    Miglior attore - drama

    Steve Buscemi, "Boardwalk Empire"
    Bryan Cranston, "Breaking Bad"
    Kelsey Grammer, "Boss"
    Jeremy Irons, "The Borgias"
    Damian Lewis, "Homeland"

    Miglior attrice - comedy

    Laura Dern, "Enlightened"
    Zooey Deschanel, "New Girl"
    Tina Fey, "30 Rock"
    Laura Linney, "The Big C"
    Amy Poehler, "Parks and Recreation"

    Meglior attore - comedy

    Alec Baldwin, "30 Rock"
    David Duchovny, "Californication"
    Johnny Galecki, "The Big Bang Theory"
    Thomas Jane, "Hung"
    Matt LeBlanc, "Episodes"

    Miglior miniserie/film

    "Cinema Verite"
    "Downton Abbey"
    "The Hour"
    "Mildred Pierce"
    "Too Big To Fail"

    Miglior attrice - miniserie/film

    Romola Garai, "The Hour"
    Diane Lane, "Cinema Verite"
    Elizabeth McGovern, "Downton Abbey"
    Emily Watson, "Appropriate Adult"
    Kate Winslet, "Mildred Pierce"

    Miglior attore - miniserie/film

    Hugh Bonneville, "Downton Abbey"
    Idris Elba, "Luther"
    William Hurt, "Too Big to Fail"
    Bill Nighy, "Page 8"
    Dominic West, "The Hour"

    Best supporting actress - series, miniseries or movie

    Jessica Lange, "American Horror Story"
    Kelly Macdonald, "Boardwalk Empire"
    Maggie Smith, "Downton Abbey"
    Sofia Vergara, "Modern Family"
    Evan Rachel Wood, "Mildred Pierce"

    Best supporting actor - series, miniseries or movie

    Peter Dinklage, "Game of Thrones"
    Paul Giamatti, "Too Big to Fail"
    Guy Pearce, "Mildred Pierce"
    Tim Robbins, "Cinema Verite"
    Eric Stonestreet, "Modern Family"


    I Golden Globes premiano anche il cinema: qui la lista dei nominati.

    SAG AWARDS: le nomination per la diciottesima edizione


    Mercoledì 14 dicembre sono state annunciate le nomination per la diciottesima edizione dei SAG Awards, i premi del sindacato degli attori, dati quindi agli interpreti dai loro pari. La cerimonia di consegna del riconoscimento si terrà il 29 gennaio prossimo.  Il programma con più nomination di tutti è Modern Family, ma la lista dei nominati ha fatto sollevare non poche sopracciglia per alcune clamorose assenze (Homeland e i suoi attori, Jim Parsons, Hugh Laurie, gli attori di Treme, Kelsey Grammer,  Peter Dinklage, giusto per citarne qualcuno).

    Di seguito trovate la lista dei nominati per la televisione. Qui quella per il cinema.

    Miglior performance di un attore in un film per la TV o miniserie

    Laurence Fishburne, Thurgood
    Paul Giamatti,
     Too Big to Fail
    Greg Kinnear,
     The Kennedys
    Guy Pearce,
     Mildred Pierce
    James Woods,
     Too Big to Fail

    Miglior performance di un’attrice in un film per la TV o miniserie

    Diane Lane,
    Cinema Verite
    Maggie Smith,
     Downton Abbey
    Emily Watson,
     Appropriate Adult
    Betty White,
     The Lost Valentine
    Kate Winslet,
     Mildred Pierce

    Miglior performance di un attore in una serie drammatica
    Patrick J. Adams,
     Suits
    Steve Buscemi,
     Boardwalk Empire 
    Kyle Chandler,
     Friday Night Lights
    Bryan Cranston,
     Breaking Bad
    Michael C. Hall,
     Dexter

    Miglior performance di un’attrice in una serie drammatica

    Kathy Bates, Harry’s Law
    Glenn Close,
     Damages
    Jessica Lange,
     American Horror Story
    Julianna Margules,
     The Good Wife
    Kyra Sedgwick,
     The Closer

    Miglior performance di un attore in una serie comica

    Alec Baldwin,
     30 Rock
    Ty Burrell,
     Modern Family
    Steve Carell,
     The Office
    Jon Cryer,
     Two and a Half Men
    Eric Stonestreet,
     Modern Family

    Miglior performance di un’attrice in una serie comica

    Julie Bowen,
     Modern Family
    Edie Falco,
     Nurse Jackie
    Tina Fey,
     30 Rock
    Sofia Vergara,
     Modern Family
    Betty White,
     Hot In Cleveland

    Miglior performance di  un ensemble in una serie drammatica

    Boardwalk Empire
    Breaking Bad
    Dexter
    Game of Thrones
    The Good Wife

    Miglior performance di  un ensemble in una serie comica

    30 Rock
    The Big Bang Theory
    Glee
    Modern Family
    The Office

    Miglior performance di  un ensemble di stunt in una serie televisiva

    Dexter
    Game of Thrones
    Southland
    Spartacus: Gods of the Arena
    True Blood


    mercoledì 14 dicembre 2011

    I MENÙ DI BENEDETTA: editing impeccabile


    È probabilmente un po’ troppo lungo il programma I menù di Benedetta (La 7, ore 12.25 e la7d ore 19.40) – tre quattro pietanze più uno spazio dedicato alla decorazione della tavola basterebbero -  ma altrimenti funziona anche meglio del “Cotto e mangiato” che Benedetta Parodi ha lasciato per questa nuova avventura e di cui ha conservato il liturgico gesto di toccare la preparazione finita e portarsi il dito alla bocca, anche se ha dovuto rinunciare alla sua storica frase e ora quello che dice è che è buonissimo.
    Il set è l’atmosfera calorosa di una casa, dove la conduttrice si muove a suo agio fra i fornelli e con gli ospiti che vengono a trovarla e aiutarla con una ricetta. Lei è solare e rilassata e la sensazione che trasmette è davvero quella di ritrovarsi a cucinare con un’amica. In più i piatti proposti, come in passato, sembrano molto fattibili da chiunque voglia provarsi a cimenentarvicisi effettivamente.
    Questa striscia ha un editing impeccabile. Toglie in modo impercettibile gli spazi inutili velocizzando quello che accade senza che sembri forzato. La naturalità è infatti la nota distintiva, sia nella regia che nella messa in scena che nelle interazioni, grazie anche al contagioso sorriso della cuoca, al suo infilarsi magari in bocca un pezzettino di cibo mentre cucina, se capita, e dall’occasionale simpatico fuori onda. Il solo momento in cui non convince è quello del consiglio dei  vini, perché si vede troppo che legge. Sul sito del programma si trovano raccolti i video di tutte le ricette.