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mercoledì 14 dicembre 2011

I MENÙ DI BENEDETTA: editing impeccabile


È probabilmente un po’ troppo lungo il programma I menù di Benedetta (La 7, ore 12.25 e la7d ore 19.40) – tre quattro pietanze più uno spazio dedicato alla decorazione della tavola basterebbero -  ma altrimenti funziona anche meglio del “Cotto e mangiato” che Benedetta Parodi ha lasciato per questa nuova avventura e di cui ha conservato il liturgico gesto di toccare la preparazione finita e portarsi il dito alla bocca, anche se ha dovuto rinunciare alla sua storica frase e ora quello che dice è che è buonissimo.
Il set è l’atmosfera calorosa di una casa, dove la conduttrice si muove a suo agio fra i fornelli e con gli ospiti che vengono a trovarla e aiutarla con una ricetta. Lei è solare e rilassata e la sensazione che trasmette è davvero quella di ritrovarsi a cucinare con un’amica. In più i piatti proposti, come in passato, sembrano molto fattibili da chiunque voglia provarsi a cimenentarvicisi effettivamente.
Questa striscia ha un editing impeccabile. Toglie in modo impercettibile gli spazi inutili velocizzando quello che accade senza che sembri forzato. La naturalità è infatti la nota distintiva, sia nella regia che nella messa in scena che nelle interazioni, grazie anche al contagioso sorriso della cuoca, al suo infilarsi magari in bocca un pezzettino di cibo mentre cucina, se capita, e dall’occasionale simpatico fuori onda. Il solo momento in cui non convince è quello del consiglio dei  vini, perché si vede troppo che legge. Sul sito del programma si trovano raccolti i video di tutte le ricette.    

venerdì 3 dicembre 2010

RICETTE DI FAMIGLIA: grigio e pigro


Il bello di Ricette di famiglia è che offre allo spettatore ricette di cucina della provincia italiana, illustrate da vere famiglie che se le tramandano di generazione in generazione e le condividono con il pubblico cucinandole passo passo nelle piazze dei paesi, i cui scorci vengono mostrati in tutto il loro fascino più suggestivo da inquadrature che incorniciano l’ambientazione che ha reso possibili certi sapori. Una cornice vera e propria viene posizionata dinanzi ai protagonisti della puntata. Il brutto di Ricette di famiglia è che è grigio e pigro. Questa non si distingue dalle molte altre trasmissioni condotte da Davide Mengacci su questo argomento. Se togli il titolo e vedi un segmento da casa, potresti scambiarlo senza problemi con Cuochi senza Frontiere, Fornelli in piazza, addirittura con La domenica del Villaggio. E lo sguardo “istituzionale” fatto di sindaci e presidenti di camere di commercio risucchia ogni piacere da quella che potrebbe essere un’esperienza molto più goduriosa. Il cibo buono parla da sé se lo sai inquadrare bene, e trasmettere gusti e profumi. Prendere una mela annurca e commentare “che bontà!”  praticamente ancor prima di averla morsa sa di pubblicità grossolana per la promozione di un prodotto locale, non fa riempire la bocca di acquolina e lo spirito di desiderio di uscire subito a comprarne una, se ci fosse la possibilità. La striscia del sabato di Rete4 (ore 11.00) ha lo stomaco per il lavoro, ma non ha il palato. Quello vogliamo.