martedì 31 maggio 2011

ARMY WIVES: sul fronte di casa


Sarà, per una di Pordenone come me, per la vicinanza alla base americana di Aviano, sarà per le guerre varie in medio oriente, ma mi ha affascinato l’idea di una serie televisiva dedicata alle mogli dei miliari americani di stanza in una base, o meglio, in originale dicono in un “post”, perché loro sono l’esercito, le basi sono per i Marines. Intriga l’idea di scoprire vite così particolari. Army Wives (Rai2, ore 14.50) non è che sia chissà quale rivelazione di serie televisiva. È narrato in modo rapido, senza nonsense e in modo tradizionale. Come telefilm è abbastanza ordinario e scialbo, ma tocca molte tematiche interessanti.

E’ stato accostato alle solite “casalinghe disperate” e il parallelismo ha solo ragione di essere nella misura in cui si dipingono le vite di mogli (e in qualche caso mariti) in situazioni variamente e ragionevolmente stressanti e impegnative. E nel suo essere è un po' "femminile".

Basato sul libro di Tanya Blank, parla del “fronte di casa”: Claudia Joy (Kim Delaney), madre di due figlie adolescenti, è la moglie di un colonnello e per questo rappresenta un po’ la figura di vertice; Denise (Catherine Bell, già avvezza agli ambienti militari per il suo ruolo da protagonista in JAG), sposa di un maggiore, viene picchiata dal figlio; Pamela (Brigid Brannagh) deve fare da madre anche al marito, su cui non può contare più di tanto perché in ogni momento può essere chiamato in missione; Roxy (Sally Pressman) è la più giovane e inesperta, ancora nuova al ruolo di moglie dell’esercito; Roland (Sterling K. Brown) è l’unico uomo del gruppo, un medico sposato ad una soldatessa tornata dalla guerra con problemi post-traumatici da stress. Sono amici fra loro, si aiutano, si sostengono, in un mondo che ha regole tutte sue.

Le storie sono coraggiose (basta quella del figlio che picchia la madre per capirlo) e auto-indulgenti allo stesso tempo. L’apprezzabile tentativo di inserire elementi di gergo, o di consuetudini militari, viene praticamente abbandonato dopo il pilot. Emergono qui e lì scintille di qualcosa in più, e temi forti: la propria identità costruita nell’appartenenza all’esercito, l’onore, l’orgoglio per il proprio Paese, le incertezze con cui si costruiscono giorno dopo giorno le vite di militari e familiari, il senso di servizio. Army Wives da sottotenente ha fatto carriera e ora ha il grado di tenente colonnello – sono già state fatte cinque stagioni negli Usa, insomma. È stata rinnovata per una sesta. Per anzianità può essere che arrivi decorosamente anche a generale, ma per brillantezza e complessità non ci pare meriti il grado.

lunedì 30 maggio 2011

MELROSE PLACE (2009): torna l'iconica piscina, ma delude


La rivisitazione di Melrose Place (Rai2, ore 16.20) versione 2009, di cui per altro non sentivamo la necessità  - un “requel” lo ha chiamato qualcuno, una via di mezzo fra un sequel e un remake - è partita male, molto male. Poi, nella seconda metà del pilot è sembrata più appetibile. C’è un inizio da videoclip, ci sono scene brevissime in cui si sono introdotti a raffica un personaggio dopo l’altro, tutti appena accennati salvo poche eccezioni, è più multietnico, i lavori dei protagonisti sono adattati a ciò che fa chic oggidì (un aspirante regista, un cuoco), ci sono gli echi della crisi economica, con una delle protagoniste, una dottoressa, che ha il padre licenziato per via della recessione...

Intorno all’iconica piscina, che fa da fulcro agli appartamenti che il gruppo dei giovani protagonisti della serie condividono, si ritrovano tutti alla fine, dopo che non molto tempo prima hanno scoperto a galleggiare il cadavere insanguinato di Sydney Andrews (Laura Leighton), temibile protagonista storica. Della vecchia guardia in incipit ci sono stati solo lei e Michael Mancini (Thomas Calabro) che ora ha un figlio che abita lì. Nel cast anche Ashlee Simpson (Violet).

Il vecchio Melrose (del 1992) era spazzatura che sapeva di esserlo e se ne faceva un vanto, spingendo l’acceleratore in modo esagerato su tutti i cliché (un personaggio era passato dal manicomio all’esercitare la professione di psichiatra in due puntate), assicurandosi di rimanere sempre superficiale e imbottendosi di humor, meglio se nero. Quella era diventata la sua forza e la sua fortuna. Certo, la sua identità non l’ha trovata prima dell’inizio della seconda stagione. La nuova serie è informe, ma se voleva rimanere a galla doveva fare in fretta, ma gli ascolti sono stati negativi ed è stata cancellata dopo una sola stagione. Riciclare la spazzatura non è facile come sembra.

venerdì 27 maggio 2011

GLEE: la seconda stagione (che chiude a New York)


 La seconda stagione di Glee (Fox) si è appena chiusa con una riuscita puntata molto energetica, complice una serie di “cartoline cantate” in una trasferta a New York: un inchino ai “progenitori” con balli per le strade della città che sembravano usciti dall’album di Saranno Famosi, colazione da Tiffany, la tradizione dei musical e la fama di Broadway… e per i protagonisti scene corali di coesione di gruppo. Una bella puntata davvero.

Ne ha avute molte questa stagione: “Santo panino” (2.03) è stata originale, ad esempio, come critica religiosa; Emma (Jayma Mays) e Will (Matthew Morrison) che flirtano attraverso un numero di “The Rocky Horror Glee Show” (2.05) è di certo indimenticabile. Anche se non sono mancati i passi falsi: “Born this way” (2.18) mi ha davvero delusa. Il tema della puntata capisco che voleva essere quello che, nelle esplicite parole di Brittany qualche puntata dopo (2.22), è stato il tema dell’intera stagione: l’accettazione. Ma accettarsi come gay o per non avere il naso o la bocca come si vorrebbero (come i protagonisti) perché si è “nati in quella maniera”, non significa che si sia nati così anche se si hanno disturbi ossessivo compulsavi (OCD), come Emma. È quello che invece ha finito per affermare il programma, in maniera irritante. Accettarsi e accettare di avere un problema che si può cambiare sono due cose ben diverse. Come dice la famosa preghiera? Signore dammi la forza di cambiare le cose che posso cambiare, la pazienza di accettare quelle che non posso cambiare e la saggezza per capire la differenza. Glee non ha la saggezza di capire la differenza, si direbbe.

Al di là delle singole puntate condivido la maggiore critica che ho sentito rivolgere al telefilm comunque, ovvero che è un po’ debole come scheletro narrativo e in questa stagione anche più che nella precedente si è costruita più sui singoli episodi che nell’arco, che sembrava non avere chiaro dove volesse andare.

Si è puntato su un umorismo più sopra le righe e disconnesso dalla realtà (Sue che vuole sparare Brittany da un cannone; la “lega del destino” reclutata per intralciare il glee club). La serie porta con onore il titolo di programma più gay in televisione, per i personaggi (Blaine-Kurt, Santana- Brittany, Karofsky), per le tematiche e per il “tono”: sa di esserlo ed è felice di esserlo. Penso siano molto significative anche espressioni “buttate lì” come nella season finale, quando Mr. Schue dice alla reception dell’albergo di New York dove si recano che pensava di dividere gli studenti in due camere, una per i maschi e una per le femmine, e gli viene risposto dal personale che insegnanti di altre scuole preferivano fare una divisione per orientamento sessuale. Rispetto alla prima stagione poi si è stati moto più espliciti nel considerare le canzoni non solo come mezzo di espressione (“La nostra canzone” - 2.16), ma come possibile strumento di educazione e di cambiamento sociale, come azione progressista – episodi come “Sexy” (2.15) o Born this way” (2.18) vanno chiaramente in quella direzione.

La rivelazione di questa edizione però chiaramente è stata la talentuosa Heather Morris nel ruolo dell’adorabile Brittany S. Pierce. Da “Britney/Brittany” (2.02), la puntata – una delle migliori in assoluto di questa stagione - dedicata a Britney Spears, in cui ha ballato magnificamente, a “Buon Natale” (2.10) in cui si scopre che crede in Babbo Natale o a “Sexy” in cui si capisce come faccia a credere ancora alla cicogna, al lancio della sua trasmissione “Fondue for two” in “Pettegolezzi” (2.19), è stato facile capire perché Santana si sia innamorata di lei. Ci ha conquistati tutti.

giovedì 26 maggio 2011

BIG BANG!: il cosmo spiegato ai bambini


Su DEA Kids, il canale satellitare (601) della DeAgostini per i bimbi, Federico Taddia e Margherita Hack si sono uniti per spiegare il cosmo ai più piccoli. Gli asteroidi, il sole, le costellazioni, i buchi neri, la luna, i pianeti, le stelle, le stelle cadenti e la via lattea, gli extraterrestri, e il big bang sono gli argomenti di quello che è chiamato proprio Big Bang! (ore 18.00).

Il conduttore che abbiamo conosciuto su Rai3 con Screensaver se ne va in giro per lo spazio su una navicella. Quando però incontra qualcosa di cui vuole spiegazione chiama la base sulla terra e a rispondergli è l’astrofisica più famosa d’Italia, in modo chiaro e semplice, con le nozioni fondamentali. Già da anni è impegnata a trasmettere le conoscenze della sua materia ai più giovani e questo modo in cui le sue parole vengono coadiuvate da illustrazioni risulta particolarmente efficace.

Parlando di asteroidi, se ne avvicina una al terzo pianeta dal sole ecco che c’è il disegnino di una Terra che si spaventa, ma sventato il pericolo tira un sospiro di sollievo. Che bernoccolo invece se si viene veramente colpiti: ne è previsto uno per il 2036, quando Apophis, “ il distruttore”, sarà in avvicinamento. Lei, non ci sarà più, dice candida. Chissà che non sia quello che ora è un suo piccolo spettatore a trovare una soluzione per allora. 

mercoledì 25 maggio 2011

NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI '82: promossi


Anche se ero un po’ “di parte” perché narrava dell’anno della mia maturità, l’89, a me era piaciuto il film “Notte prima degli esami”. Era perciò con un misto di speranza che mi convincesse e certezza che mi avrebbe deluso che ho affrontato la visione di “Notte prima degli esami ‘82” (Rai1, prima serata, lunedì 23 e martedì 24), che porta la firma alla regia di Elisabetta Marchetti. La prima delle due puntate volevo che mi piacesse più di quanto non mi sia effettivamente piaciuta: ho trovato la premessa del protagonista Luca (Francesco Mistichelli) che finge di essere suo fratello Lorenzo (Andrea Montovoli) e un universitario all’ultimo esame di psicologia per far colpo e uscire con la bella Claudia (Francesca Chillemi), troppo forzato e tirato un po’ troppo per le lunghe. Lo stesso Lorenzo, che il fratello idolatrava per le sue azioni di contestazione degli anni ’70, senza un qualche dichiarato ideale a sostanziare le sue presunte azioni eroiche, pareva un teppistello da quattro soldi, che organizza le feste nei centri sociali da alternativo, ma poi si lamenta che mamma gli stira la riga sui pantaloni, e scappa calandosi giù dalla finestra o correndo a piedi con la polizia che lo insegue in macchina: veramente poco credibile. Il temibile professore che tormenta Luca, “la carogna” (Enzo Decaro nel ruolo che fu di Giorgio Faletti), mi è parso un po’ troppo macchiettistico.  E infine quello che davvero mancava era la sensazione degli anni ’80, nonostante una mitica cabina telefonica e la colonna sonora con musiche originali di Antonello Venditti e qualche classico di allora.

Con la seconda puntata però questa fiction, che ha avuto come elemento coduttore anche i Mondiali di Calcio vinti in finale quell'anno dall'Italia contro la Germania, mi ha convinto molto di più, e mi sono affezionata e ho cominciato a tenere per i quattro protagonisti principali: il suddetto Luca che prima bocciato, poi ricorre al TAR e passa la maturità e si rende conto di amare quella che ha sempre considerato la sua migliore amica; Alice (Giulia Lippi) che confessa a Luca il suo amore e recupera il rapporto con il padre; Riccardo, che contro la volontà dell’intera famiglia rifiuta di intraprendere gli studi per diventare avvocato della Sacra Rota seguendo il sogno di fare il DJ; Massi (Matteo Ripaldi) - su TvBlog, acutamente descritto da Lord Lucas come l’erede spirituale di Bruno de I Ragazzi della Terza C, interpretato Fabrizio Bracconieri – che finisce per capire di amare sul serio la ragazza che per tutto il tempo ha cercato di lasciare, da tutti soprannominata Morticia perché i familiari hanno un’agenzia di pompe funebri. Che esilarante colpo di genio fare le partecipazioni di nozze come necrologi. Si è riso parecchio (anche nelle scene in costume con Luca che va alla ghigliottina, ad esempio) e ci sono stati momenti toccanti e romantici o semplicemente coinvolgenti– come Luca che grida il proprio nome allo stadio o che dice ad Alice che ha scoperto la poesia nella matematica e le riporta molti numeri relativi alla loro relazione (le volte che si sono tenuti per mano, le volte che lei lo ha consolato quando non se lo meritava…) o le nozze di Massi.

Si parla di una possibile serie da questo “esperimento”. Su queste premesse, direi che l’idea è promossa, anche se all’inizio non sembrava matura, proprio come Luca. Non solo i comprimari adulti, spesso famosi (Paolo Sassanelli, Marina Massironi, Ricky Menphis, Gabriele Cirillli, Paolo Ferrari…), avevano una solida recitazione, anche i giovani. Certo che vorrei una serie, a questo punto, “porca paletta”, come direbbe Luca.

Peccato anzi che non prendano anno per anno e non ne facciano un appuntamento fisso da mandare in onda verso la fine della scuola: quattro amici subito prima e subito dopo la maturità: lo studio, gli esami, i sogni, le vacanze, gli amori.

martedì 24 maggio 2011

GOSSIP GIRL: la quarta stagione


Gossip Girl, che ha chiuso la sua quarta stagione lo scorso 16 maggio, negli USA,  ha fatto un po’ il suo tempo – il suo meglio come telefilm che è un misto di soap adolescenziale ed Edith Warthon lo ha dato nella seconda stagione – e la ragione per seguirlo davvero è solo una: Chuck (Ed Westwick) e Blair (Leighton Meester). L’arroganza di lui e la puzza sotto il naso di lei, lui suadente, lei civetta, lui con la sua tendenza auto-distruttiva, lei con le sue macchinazioni che la fanno sembrare Will E. Coyote, il credersi una spanna al di sopra degli altri di entrambi, l’amarsi e farsi la guerra contemporaneamente, i loro giochini (anche sotto le lenzuola) capendosi e accettandosi completamente è ciò che li ha sempre resi intriganti. Vedi che si amano e che si vogliono anche quando magari si consigliano reciprocamente su come sedurre qualcun altro (4.14) o si lasciano (4.22). Chimica allo stato puro. Il resto, escludendo Serena (Blake Lively), che è comunque una colonna portante, è filler, riempitivo.

La quarta stagione sotto questo profilo è funzionata abbastanza nella prima metà, molto meno nella seconda. La “piccola fiammiferaia” dal cuore d’oro Eva (Clémence Poésy), che aveva salvato Chuck dopo il bel colpo di scena dell’aggressione che aveva chiuso la stagione precedente, e la presunta paternità del bebè di Georgina (Michelle Trachtenberg) da parte di Dan (Penn Badgley), una menzogna, sono state mollate come patate bollenti: bene. Non c’è niente di peggio di una santarellina sciacquetta e di un frignante infante a togliere gusto a quello che è solo un godibile intruglio di macchinazioni e intrighi. Se non deve avere dignità che almeno non ne abbia con gusto.

Chuck e Blair che sotto sotto si amano ancora e che complottano per la distruzione reciproca potevano essere meglio (leggi: potevano di più desiderarsi e non ammettere di volersi), ma sono stati sufficientemente piacevoli, fra tregue più o meno formali, le loro sessioni da “Enemies with benefits – nemici con benefici” (4.08) , lei che vuole una “Bass-ectomia” (4.08) e lui che si lascia sfuggire un “ti amo” (4.09) fra le lenzuola. Se accettiamo che ammettano alla fine di amarsi e contemporaneamente di lasciarsi, con lui che si dedica alla riconquista delle industre Bass e corteggia Raina (Tika Sumpter), e lei che mira a essere Hillary Segretario di Stato, non Hillary alla Casa Bianca (4.09) e decide per un tirocinio in una rivista di moda che fa molto “The Hills” e poi intraprende la sua storia di Cenerentola che aspira al ruolo di principessa accanto a Louis (Hugo Becker)… se lo accettiamo è perché vogliamo nuove schermaglie fra loro e vederli che si riconquistano.

Non è quello che è stato fatto nella seconda parte della quarta stagione. Blair e Dan? Vogliamo scherzare? Sono a favore del fatto che li facessero un po’ più amici. Dopotutto una relazione che non si modifica sarebbe assurda, ma pensare anche solo di avvicinarli romanticamente è un tradimento di quello che i personaggi sono anche se non si pensa, come me, che tutto ciò che Dan tocca diventa noioso. Meno male che hanno fatto presto marcia indietro e la parte finale della stagione ha dato un po’ della seconda cosa migliore di Gossip Girl dopo Chuck e Blair: Chuck che soffre e si macera. Ancora una volta per via padre. È la solita scusa trita, ma soddisfa il nostro gusto di telespettatori sadici e quindi non ce ne lamentiamo. L’introduzione di Russell Thorpe (Michael Boatman), oltre a dare un po’ di colore a un cast troppo WASP, in questa prospettiva ha avuto il suo senso. Come si vede che sanno bene che ci piace vedere Chuck tormentato.

L’introduzione di Juliet (Katie Cassidy), i suoi intrighi per distruggere Serena per il fatto che il fratello Ben (David Call) è finito in carcere per “colpa sua” hanno retto per un po’, anche perché la storia ha ben coinvolto anche Lily (Kelly Rutherford) ed Eric (Connor Paolo), ma è stata chiusa in modo affrettato, con buona pace di Nate (Chance Crawford) che, al di là delle vicende con il padre in carcere, ha avuto ben poco da fare. Per non parlare della meteora del professor Colin Forrester (Samuel Page) come spasimante di Serena,  o di Ben - prima cattivo, poi buono, poi cattivo, poi di nuovo buono in modo troppo funzionale al momento –, un personaggio risibile e insulso: hanno mostrato una Gossip Girl amatoriale nella costruzione narrativa, ingenuamente smaccata e decisamente non quella che si chiama buon televisione. Serena cambia uomini con la stessa disinvoltura con cui si cambia d’abito, e con la stessa intensità emozionale. 

Che la triade Jenny (Taylor Momsen) - Juliet -Vanessa (Jessica Szohr) al contrattacco contro i “ricchi e famosi che ce l’hanno sempre facile” sia sta usata per un mordi e fuggi è stato in fondo uno spreco. Già è stato detto che Jenny e Vanessa non ci saranno nella prossima stagione, salvo qualche possibile comparsata sporadica. Non mi mancheranno: Jenny ha fatto il suo tempo, Vanessa non mi ha mai convinta. L’arrivo della cugina di Serena (4.18), Charlie (Kaylee DeFer), una finta santarellina pseudo-squlibrata la cui identità è uno dei colpi di scena della season finale (4.22), che è già stata confermata per la prossima stagione, sembra assicurare un futuro di un bel po’ di gustose carognate, tanto più se in combutta con Georgina. E il colpo di scena a pochissimo dalla fine – quando Dorota (Zuzanna Szadkowki) ha buttato via la spazzatura - pure è stato inaspettato.

Gossip Girl non ha dato il meglio di sé questa stagione, ma me lo sono goduto comunque. 

lunedì 23 maggio 2011

G' DAY con Geppi Cucciari ci restituisce le nostre opinioni


G’ Day (La7, ore 19.40) prende le vostre opinioni, le corteggia, offre loro un aperitivo e ve le restituisce fresche fresche per cena, oppure le annaffia e ve le trapianta sul davanzale: così, o con similari affermazioni, esordisce con le sue puntate Geppi Cucciari, la comica a cui è affidato il suddetto spazio che ha come musica di sigla d’apertura una canzone di Sting. E lo fa letteralmente, prendere le nostre opinioni cioè. Uno spassoso segmento prende le frasi della gente per la strada e le trasforma, tenendone errori e assurdità, in ipotetici titoli di telegiornale, con voce fuori campo e tutto. È una di quelle idee forti che ti sorprendi che non abbiano sfruttato prima, tanto è essenziale, economica e d’effetto, sia nel riscontro d’ilarità che in quel fugace momento di riflessione che porta con sé l’inquadramento dei fatti del giorno da parte della gente comune. Qualche notizia poi la riporta per lei dai giornali Matteo Bordone.

In studio c’è un frigorifero e per una volta non c’è dentro una riserva annuale di yogurt con decantati poteri benefici per l’intestino, come nella nota pubblicità di cui fa parte, ma l’ospite del giorno, presentato con una “biografia in un post-it”. Chissà, forse qualcuno avrà anche l’effetto del lattiginoso elemento, ma per quel che ho visto io no: le domande a cui rispondono sono un po’ serie un po’ squinternate, ma la Cucciari è navigata e risponde sempre “tit for tat”, come si direbbe in inglese, “pan per focaccia” di loquacità arguta. Al grandomandone risponde in un sondaggio il pubblico da casa: di che cosa sentite di più la mancanza, ad esempio? Della festa del lavoro o del lavoro? Brevi interviste radiofoniche lasciano una manciata di secondi perché il chiamante si racconti sul tema del giorno. Una striscia che porta la firma dell’inconfondibile autrice.

venerdì 20 maggio 2011

UPFRONTS 2011: THE CW


Oltre a qualche reality, la CW agli upfront ha presentato i seguenti telefilm:


THE RINGER


In The Ringer è un drama noir pieno di colpi di scena in cui Bridget, una giovane donna interpretata da Sarah Michelle Gellar (Buffy the Vampire Slayer), è in fuga dalla mafia dopo essere stata testimone di un omicidio e si nasconde assumendo l’identità della sua ricca gemella Siobhan, finché non scopre che anche lei è ricercata dalla malavita. Nel cast ci sono anche Nestor Carbonell (Lost), Mike Colter, Ioan Gruffudd (I Fantastici Quattro), Tara Summers (Damages, Boston Legal), and Kristoffer Polaha (Life Unexpected).

La grande attrattiva della serie, che era stata sviluppata originariamente per la CBS e che questa ha passato al network parente CW, è il ritorno in TV di Sarah Michelle Gellar. Questo thriller serializzato con scambi di identità è stato considerato uno dei migliori copioni della stagione.

La serie è ideata da  Eric Charmelo e Nicole Snyder (Supernatural). Produttori esecutivi sono Pam Veasey (CSI, NY, The District), Peter Traugott (Samantha Who?) e Richard Shepard (Ugly Betty). La regia del pilot è di Richard Shepard.


THE SECRET CIRCLE


Nel drama sovrannaturale The Secret Circle, Cassie Blake (Brittany Robertson, Life Unexpected) è un’adolescente che perde la madre in un incendio apparentemente accidentale. Si trasferisce nella cittadina dove la madre era cresciuta per andare a vivere con la nonna Jane. Gli amici le spiegano presto che discendono tutti da potenti streghe e la invitano a far parte di una congrega, il Circolo Segreto del titolo. Lei è anche la chiave per risolvere una secolare battaglia fra bene e male. Nel cast ci sono anche Ashley Crow (Heroes), Thomas Dekker (Terminator: The Sarah Connor Chronicles), Gale Harold (Queer As Folk, Hellcats), Natasha Henstridge (Eli Stone), Shelley Hennig (Days of Our Lives), Louis Hunter, Jessica Parker Kennedy e Phoebe Tonkin.

Basata sua una serie di libri di L.J. Smith, così come The Vampire Diaries, intende attrarre lo stesso genere di pubblico. Si dice che i personaggi siano ben delineati e che ci sia fra loro il classico dialogo alla maniera di Kevin Williamson.

Co-produttore esecutivo è Kevin Williamson (Dawson’s Creek, The Vampire Diaries), sceneggiatore è Andrew Miller. La regia del pilot è di Liz Friedlander (The Vampire Diaries, 90210).


HART OF DIXIE


In Hart Of Dixie, la dottoressa Zoe Hart (Rachel Bilson, The OC), è una chirurga ancora tirocinante newyorkese con la passione per gli abiti firmati. Si è laureata con il massimo dei voti e ha deciso di diventare cardiochirurga per seguire le orme del padre. Perde però il lavoro, il fidanzato e la sua migliore amica (che finiscono per mettersi insieme), e decide di trasferirsi a fare il medico in Alabama, nella apparentemente idilliaca e adorabile BlueBell, piena di personaggi eccentrici. Appena arriva scopre che il medico che l’aveva assunta per lavorare insieme a lui è morto e le ha lasciato per testamento metà del suo studio. Nel cast ci sono anche  Scott Porter (Friday Night Lights,The Good Wife), Jamie King, Wilson Bethel, Cress Williams e McKaley Miller.

La serie spera nel traino di Gossip Girl e nella riunione fra la Bilson e Josh Schwartz (l’ideatore di The OC coinvolto in questi progetto). Dalla descrizione mi fa pensare a un incrocio fra Un medico fra gli orsi e Gilmore Girls, anche se le aspettative qualitative sono minori.

È scritto da Leila Gerstein (Gossip Girl, Eli Stone) anche co-produttrice esecutiva insieme Josh Schwartz (Gossip Girl, Chuck, The O.C), Stephanie Savage (Gossip Girl, The O.C), Len Goldstein, e Jason Ensler (anche regista del pilot).

giovedì 19 maggio 2011

UPFRONTS 2011: CBS


Ecco le serie persentate agli upfronts dalla CBS:

PERSON OF INTEREST


Person of Interest è un drama procedurale ambientato a Manhattan che ha come protagonista un ex-ufficiale paramilitare della CIA, Reese (Jim Caviezel), diventato un detective della polizia (presunto morto) che viene reclutato da un misterioso miliardario, Finch (Michael Emerson di Lost) per combattere il crimine. Quest’ultimo è un genio che ha inventato un software in grado di riconoscere un pattern che identifica le persone che stanno per essere coinvolte in crimini violenti. Il loro obiettivo è fermare i crimini prima che accadano, ma agiscono al di fuori della legge e la loro attività ha attirato l’attenzione della polizia, compresa quella del detective della omicidi Carter (Taraji P. Henson) e del poliziotto Fusco (Kevin Chapman).

Ci sono pochissime informazioni su questo telefilm, che è circondato dal segreto. L’attrattiva sono Emerson e le persone che vi lavorano dietro le quinte. La presentazione è stata accolta dagli applausi dei presenti.

Ideato da Jonah Nolan (fratello di Christopher Nolan di Inception), ha come produttore esecutivo J.J. Abrams (Lost, Fringe, Alias). La regia del pilot è affidata a David Semel (No Ordinary Family).


UNFORGETTABLE


Originariamente intitolato The Rememberer, Unforgettable (Indimenticabile) è un crime drama liberamente tratto da un racconto di J. Robert Lennon dallo stesso titolo. Protagonista è una detective dell’NYPD interpretata da Poppy Montgomery (Without a Trace) che soffre di una condizione nota come ipertimesia, ovvero ricorda tutto quello che vede, una maledizione e una benedizione allo steso tempo. Utilizzerà la sua abilità per risolvere i crimini. Nel cast anche Michael Gaston, Kevin Rankin, Daya Vaidya e Dylan Walsh.

Di crime drama, un classico per la CBS, ce ne sono già molti, cosa che non gioca a favore del successo.

La serie è scritta da Ed Redlich e John Bellucci (Without A Trace).


A GIFTED MAN


A Gifted Man è un ibrido fra un drama e una serie medica sovrannaturale. Michael Halstead (Patrick Wilson, Little Children) è un chirurgo molto competitivo la cui vita cambia completamente quando sua moglie (Jennifer Ehle, Pride & Prejudice) muore e comincia a parlargli dall’oltretomba, impartendogli importanti lezioni su che cosa conta nella vita. Nel cast ci sono anche: Margo Martingale (Justified), nel ruolo di Rita, l’assistente di Michael, un ruolo originariamente affidato a S. Epatha Merkerson; Julie Benz (Angel, Dexter) , Liam Aiken e Afton Williamson.

Dicono che la ragione per vedere la serie sia Margo Martingale

Neal Baer (Law & Order: Special Victims Unit) è a capo del progetto, scritto da Susannah Grant (Erin Brockovich). La regia del pilot è di Jonathan Demme (Il Silenzio degli Innocenti).


THE 2-2


Precedentemente noto come Rookies, The 2-2 è un drama che ruota intorno alle vite personali e professionali di alcuni agenti di polizia “pivelli” di pattuglia in quartieri di Manhattan ad alto tasso di criminalità – un ex-reporter, una ex-marine campionessa olimpica, un immigrato afgano, un giocatore di basket dell’NBA in pensione, uno che viene da una famiglia di poliziotti e un altro da una famiglia di criminali… Del cast fanno parte: Adam Goldberg, Terry Kinney, Judy Marte, Harold House Moore, Tom Reed, Stark Sands e Leelee Sobieski.

Considerato il successo di Blue Bloods, questo nuovo drama, che dovrebbe debuttare in mid-season, potrebbe raccogliere i favori del pubblico.

Produttori esecutivi sono Robert De Niro e Jane Rosenthal.


TWO BROKE GIRLS


Two Broke Girls  parla di “Due ragazze senza un soldo” ventiduenni (Kat Dennings e Beth Behrs) che fanno le cameriere in una tavola calda di Brooklyn, sognando un futuro più roseo, come ad esempio avere una pasticceria specializzata in cupcake tutta loro. Nel cast ci sono anche Jonathan Kite, Garrett Morris e Matthew Moy.

Si tratta di una commedia multi-camera. È stato notato che la moda delle cupcake è terminata circa due anni fa, ma che le persone coinvolte nel progetto potrebbero renderlo meritevole di essere visto.

Co-ideata da Whitney Cummings (Chelsea Lately) and Michael Patrick King (Sex and the City) questa sit-com ha la regia del pilot del leggendario James Burrows.


HOW TO BE A GENTLEMAN


How to Be a Gentleman, vagamente ispirato al libro How to Be a Gentleman: A Contemporary Guide to Common Courtesy di John Bridges, si concentra su un impomatato giornalista (David Hornsby) che scrive di etichetta per una rivista e che ha un atteggiamento molto all’antica nei confronti della vita. Il suo capo vuole rinnovare la sua rubrica. Lui si rivolge ai suoi amici, e in particolare a uno che è un disinvolto personal trainer (Kevin Dillon) per capire che cosa significa essere uomini al giorno d’oggi. Nel cast ci sono anche Rhys Darby (Flight of the Conchords), Mary Lynn Rajskub (24), Dave Foley e Nancy Lenehan.

Si tratta di una commedia multi-camera.

Ideata da David Hornsby (It’s Always Sunny in Philadelphia), è supervisionata da Adam Chase (Friends).

mercoledì 18 maggio 2011

UPFRONTS 2011: ABC


Oltre a qualche programma di non-fiction, la ABC ha presentato per la stagione 2011-2012, i seguenti programmi di fiction:


CHARLIE’S ANGELS


 Conosciamo tutti il classico degli anni ‘70 Charlie’s Angles. In questo remake più multietnico a interpretare le tre investigatrici chiamate “angeli” sono Abby (Rachael Taylor, Grey’s Anatomy), una  ragazza ricca diventata ladra; Kate (Annie Ilonzeh, General Hospital), un’ex-poliziotta che ha perso il lavoro e il fidanzato; e Gloria, una militare caduta in disgrazia abile negli esplosivi. Gloria muore in una missione e viene sostituita da una sua amica d’infanzia, Eve, (Minka Kelly di Friday Night Lights) pilota nelle corse d’auto su strada, con un misterioso passato. Il loro co-ordinatore Bosley (Ramon Rodriguez) è un esperto di tecnologia. In questa versione poi, noi, ma non gli “angeli”, vedremo anche il fantomatico Charlie (Robert Wagner).

Il copione del pilot ha convinto perché era pieno di scoppiettante energia e azione non-stop. L’ambientazione è quella di Miami.

Il progetto è curato dai produttori esecutivi Leonard Goldberg (Charlie's Angels originale) Drew Barrymore (i film di Charlie's Angels), Alfred Gough (Smallville) e da Miles Millar.


GOOD CHRISTIAN BELLES


Good Christan Belles è una drama misto a soap, basato sul libro di Kim Gatlin. Amanda (Leslie Bibb) è una donna recentemente rimasta vedova. Suo marito è stato coinvolto in uno scandalo finanziario e la sua morte è diventata di dominio pubblico e sensazionalizzata. Lei, madre di due figli adolescenti, che in passato trattava male chi era meno bello e popolare di lei, ora si ritrova a trasferirsi di nuovo a Dallas, di dove è originaria, dove incontra le donne a cui da ragazza faceva passare l’inferno. A Highland Park incontra sia comprensione che persone pronte a piantarle un coltello nella schiena. Il cast include Kristin Chenoweth, Annie Potts, Jennifer Aspen, Brad Beyer, Mark Deklin, David James Elliott, Marisol Nichols e Miriam Shor.

Erede di Desperate Housewives, con un tocco di Mean Girls, si tratta di una delle serie più anticipate della stagione, e uno dei copioni più interessanti, dicono. Il titolo originariamente doveva essere Good Christian Bitches (Brave stronzette cristiane), ma aveva già cominciato a suscitare qualche polemica e per evitale si è preferito dirottare su qualcosa di più soft. (Peccato).

L’ideatore è Robert Harling (Steel Magnolias, Soapdish), co-produttore esecutivo è Darren Star (Sex and the City) e showrunner sono Gretchen Berg and Aaron Harberts.Il pilot ha la regia di Alan Poul.


ONCE UPON A TIME


In Once Upon a Time (C’era una Volta), la vita di Emma Swan (Jennifer Morrison), che è da sola da quando l’hanno abbandonata da bimba, cambia improvvisamente quando il figlio che ha dato via anni prima la ritrova. Il bambino, Henry (Jared Gilmore), che ha ora 10 anni, è convinto che Emma venga da un’altra dimensione e che sia la figlia scomparsa del Principe Azzurro (Josh Dallas) e Biancaneve (Ginnifer Goodwin). Secondo il suo libro di fiabe, l’hanno mandata via per proteggerla dalla maledizione della Regina Cattiva (Lana Parrilla) che ha bloccato nel tempo per sempre il mondo delle fiabe. Emma naturalmente non ci crede, ma quando riporta Henry a Storybrooke si rende conto che è dove vivono i personaggi delle fiabe, che non conoscono la propria identità. L’hanno dimenticata, compresa la Regina Cattiva che ora è la matrigna di Henry. Emma deve accettare il suo destino e combattere.

È una fiaba moderna piena di colpi di scena e di magia e qualche tono dark, e naturalmente di personaggi di fiabe. Ci sono stati paragoni con Lost, ma il timore è che sia difficile mantenere il giusto tono.

Ideatori sono Edward Kitsis and Adam Horowitz (Lost, Tron), anche co-produttori esecutivi. La regia del pilot è di Mark Mylod, pure lui co-produttore esecutivo.


MISSING


In Missing, a dieci anni dalla morte per incidente del marito Paul Winstone, Micheal, il figlio di Becca  (Ashley Judd) e Paul, che al tempo dell’incidente aveva 8 anni, sparisce in misteriose circostanze, solo poche settimane prima di andare a studiare a Roma.  Becca è intenzionata a ritrovarlo. Lei e il marito, dopotutto, erano letali agenti della CIA.

La serie promette colpi di scena e ambientazioni esotiche.

Ideatore è Greg Poirier (National Treasure: Book of Secrets) e produttori esecutivi sono Gina Matthews and Grant Scharbo (The Gates). La regia del pilot è di Steve Shill.

PAN AM

Pan Am è un drama ambientato nel 1963, epoca sull’orlo di grandi stravolgimenti culturali, e riguarda le vite personali e professionali dell’equipaggio della prima compagnia aerea americana, la Pan Am. Gli aerei sono stupendi, i piloti sono come rock star e le hostess sono le donne più desiderate. Sono colti e raffinati, e abituati a far fronte ad ogni situazione. Dean (Jonah Lotan) è un ambizioso nuovo pilota, uno dei primi a non essere addestrato in guerra, e frequenta Bridget, che ha un passato misterioso. La bohemien Maggie (Christina Ricci) lavora per poter vedere il mondo. E poi ci Colette (Karine Vanasse), sempre pronta a flirtare, l’avventurosa Kate (Kelli Garner) e sua sorella Laura (Margot Robbie), la reginetta di bellezza che ha scelto quella vita in alternativa alla noia della vita domestica. Ci sono le passioni e le gelosie e c’è anche una storia secondaria di spionaggio in un periodo in cui comincia la Guerra Fredda.

L’idea è quella di mescolare Mad Men e Grey’s Anatomy, a 30.000 piedi d’altezza. È considerata un po’ la rivale di The Playboy Club della NBC.

Ideata da  Jack Orman (ER), pure co-produttore esecutivo, ha la regia di Tommy Schlamme (The West Wing).


REVENGE


Revenge (Vendetta) è un drama che è una soap multigenerazionale. Emily Thorne (Emily Van Camp, Brothers & Sisters) prende in affitto una casa nei ricchi Hamptons, assumendo una finta identità. Il suo obbiettivo è la vendetta contro i vicini che hanno distrutto la sua famiglia quando lei era bimba e non importa il pericolo, non vuole distogliere la propria attenzione dalla sua missione. Il suo obiettivo principale è Victoria (Madeleine Stowe), una donna molto potente che ha la chiave del passato di Emily. Nel cast ci sono anche Ashley Madekwe, Nick Wechsler, Gabriel Mann, Connor Paolo, Christa B. Allen, Henry Czerny, e Josh Bowman.

L’idea è di farne una versione moderna, al femminile, de Il conte di Monte Cristo, con un pizzico di Desperate Housewives. La serie è costruita fra passato e presente. Il timore è che sia difficile sostenere la storia della vendetta da un punto di vista narrativo per più di una stagione.

È ideata e scritta da Mike Kelley (Swingtown) e il pilot ha la regia di Philip Noyce (Salt). Co-pruduttori esecutivi sono Wyck Godfrey and Marty Bowen (Twilight).

THE RIVER


Emmett Cole (Bruce Greenwood), il conduttore di un programma televisivo naturalistico, sparisce in Amazonia. The River (Il fiume) - che è girato come se fosse un documentario realizzato dal produttore di Cole, Clark (Paul Blackthorne) -  parte sei mesi dopo, quando viene lanciato un raggio di emergenza e il figlio Lincoln (Joe Anderson) con cui non aveva di per sé contatti e la moglie Tess (Leslie Hope) si mettono alla sua ricerca insieme a una squadra – inclusi il capitano Kurt Brynildson (Thomas Kretschmann), un guardia del corpo, Emilio (Daniel Zacapa), un meccanico, e Lena (Eloise Mumford), una donna piena di risorse - e tanto di telecamere. Ben presto sul Rio delle Amazzoni vengono faccia a faccia con un male mistico che non intende lasciarli andare via vivi.

Dicono che sia un copione che incute molta paura, pieno di tensione, intrighi sovrannaturali, una forte mitologia e dei personaggi solidi. È in parte Paranormal Activity, in parte Lost, di cui potrebbe essere l’atteso erede.

Ideatori sono Michael Green (Kings), Michael Perry (pure sceneggiatori) e Oren Peli (Paranormal Activity, pure co-produttore esecutivo). La regia del pilot è affidata a Jaume Collet-Serra.


SCANDAL


In Scandal Olivia Pope (Kerry Washington), una delle persone più potenti di Washington D.C., è una ex-consulente nelle relazioni con i media per il Presidente degli Stati Uniti.  Il suo mestiere ora è gestire le crisi e proteggere l’immagine pubblica dell’elite della nazione, risolvendo anche i problemi più spinosi e riparando i più danni più complicati.  Nel cast ci sono Henry Ian Cusick, Guillermo Diaz, Tony Goldwyn, Katie Lowes, Jeff Perry, Columbus Short e Darby Stanchfield.

Il ritmo e serrato e teso, con intense attività sia nelle stanze dei bottoni che nelle stanze da letto.

La serie è stata ideata e scritta da Shonda Thimes (Grey’s Anatomy, Private Practice and Off the Map), anche co-produttore esecutivo insieme a Betsy Beers, ed è capitanata da Paul McGuigan (Sherlock), un regista scozzese molto richiesto.


APARTMENT 23


Apartment 23 è una sit-com in cui un’ingenua ragazza del Midwest,  June (Dreama Walker,The Good Wife), si trasferisce a New York per il lavoro dei suoi sogni, che però sfuma. Senza un soldo e un posto dove stare, crede di aver trovato il luogo perfetto in cui vivere, l’Appartamento 23, e la perfetta compagna di stanza, Chloe (Krysten Ritter, Breaking Bad), ma questa si rivela un essere umano “con la moralità di un pirata”, manipolatore, spregevole e detestabile. Nel cast anche James Van Der Beek, che interpreta se stesso.

Si tratta di una commedia sigle-camera che ha fatto parlare di sé soprattutto per l’autoironia di Van Der Beek che si è dimostrato capace di prendersi gioco di se stesso e della propria immagine. La sit-com si autodefinisce sexy e sovversiva. 

La serie è ideata da Nahnatchka Khan (American Dad). La regia del pilot è di Jason Winer (Modern Family), anche co-produttore esecutivo.

LAST MAN STANDING


In Last Man Standing, Tim (Tim Allen, Home Improvement) lavora per un negozio di articoli sportivi, guida camion e beve birra, e combatte per la sua mascolinità in un casa dominata da donne: Vanessa (Nancy Travis), la moglie in carriera; la figlia ventenne Kristin (Alexandra Krosney), stacanovista; la figlia minore Eve (Kaitlyn Dever). Ha anche un rilassato figlio adolescente. Quando il capo di Tim, al posto suo, assume come nuovo presidente del consiglio di amministrazione della compagnia sua nipote, Tim deve ingoiare il suo orgoglio maschile. Nel cast c’è anche Hector Elizondo.

È una commedia familiare multi-camera, nella vena di All in the Family. Il nome di Tim Allen, nel ruolo dell’americano-tipo, è l’attrattiva principale.

L’ideatore è Jack Burditt (30 Rock), anche co-produttore esecutivo. Regista del pilot è John Pasquin.


MAN UP


Man Up è una sit-com su tre uomini, e le loro mogli, alla ricerca della propria identità di “uomini moderni”, in una società ossessionata dalla tecnologia. Will (Mather Nickel) ha un padre ha combattuto durante la seconda guerra mondiale e in Vietnam, lui al massimo gioca alla guerra sulla play station. La sua natura sensibile è una delle ragioni per cui sua moglie Theresa (Teri Polo) lo ha sposato. Craig (Christopher Moynihan) si strugge per la ragazza che aveva al college e si presenta al suo matrimonio per riaverla. Kenny (Dan Fogler) si domanda “Che cosa farebbe Tobey Maguire?”, quando la sua ex, Bridgette (Amanda Detmer) comincia a uscire con un uomo chiamato “il barracuda”.

È una sit-com single-camera. Vuole essere nella vena del filmThe Hangover, ma la presenza di Victor Fresco (Better Off Ted) fra i produttori esecutivi ritengono sia una garanzia per aspettarsi qualcosa di più intelligente e longevo di quanto la premessa non lasci pensare.

La serie è ideata da Chris Moynihan (100 Questions), anche co-produttore esecutivo. La regia del pilot è di  Beth McCarthy Miller (SNL, 30 Rock).


SUBURGATORY


Nella sit-com Suburgatory, un padre single, George (Jeremy Sisto, Six Feet Under), si trasferisce con sua figlia sedicenne Tessa (Jane Levy, Shameless) da New York City in periferia, dopo che le ha trovato dei preservativi sul tavolo della camera dal letto. Vorrebbe una vita più semplice, ma quello che trovano in periferia è anche peggio. Nel cast anche Alan Tudyk, Allie Grant, Carly Chaikin e Cheryl Hines.

Questa sit-com sigle-camera non sembra niente di nuovo, ma la presenza di Emily Kapnek nel dietro le quinte lascia sperare in un programma teneramente eccentrico. Il senso del titolo sembra essere “Purgatoriferia” (Purgatorio in periferia).

Emily Kapnek (Parks and Recreation), l’ideatrice/sceneggiatrice, è anche coproduttore esecutivo insieme a Michael Fresco, regista del pilot.


WORK IT


In Work It, due disoccupati, Angel (Amaury Nolasco, Prison Break) e Lee (Ben Koldyke, How I Met Your Mother), ritengono che l’unico modo per trovare un’occupazione in un mondo del lavoro pieno di donne si travestirsi da tali. Non solo riescono a farsi passare per donne e a trovare un lavoro come rappresentati farmaceutici, ma nel farlo imparano a essere uomini migliori. Nel cast ci sono anche John Caparulo, Rebecca Mader, Kirstin Eggers, Kacie Lynch, Rochelle Aytes, Kate Reinders e Beth Lacke

È una commedia multi-camera che parte dal tema attuale della disoccupazione e delle donne che prevalgono numericamente rispetto agli uomini per affrontare quella che chiamano “mancession” (recessione maschile) e per guardare in modo intelligente e rilavante alle relazioni fra uomo e donna, nel mondo del lavoro, a casa, nella società. A molti ha ricordato la classica sit-com Bosom Buddies (Henry e Kip in italiano) degli inizi degli anni ’80 con Tom Hanks e Peter Scolari.

Gli ideatori sono Andrew Reich and Ted Cohen, anche produttori esecutivi. La regia del pilot è di Beth McCarthy-Miller.