mercoledì 4 maggio 2011

Una godibile prima stagione per PRETTY LITTLE LIARS


Pretty Little Liars – che per qualche ragione che non riesco a mettere a fuoco completamente continua a ricordarmi Le vergini suicide - è il genere di telefilm che ci si vergogna di guardare, magari, ma che non si riesce a smettere di fare, e la prima stagione si è rivelata davvero gustosa, la definizione di quello che si chiama “piacere colpevole”, mescolando suspense e romanticismo. Nella seconda parte della prima stagione accanto alle ragazze hanno avuto più rilevanza, oltre a Ezra, anche i piacenti Caleb (Tyler Bluckburn) e Toby  (Keegan Allen), senza dimenticare il tenero Lucas (Brendan Robinson).

Fedele alla sua formula, in PLL anche le storie personali vengono guardate attraverso la lente del mistero e della tensione. L’amore fra Aria ed Ezra è romantico (ed è previsto che continui alla stessa maniera), allo stesso tempo però viene declinato in modo tale da mantenere intatto l’elemento del pericolo: il doversi nascondere in quanto insegnante e studente, la paura di essere scoperti, le piccole credibili buigiette e i quotidiani sotterfugi che hanno dato il gusto del proibito alla loro relazione. Fra Hannah e Caleb è lo stesso: lei lo nasconde nel seminterrato in modo che sua madre non si accorga di lui. Quando lui sta facendo la doccia e la madre rientra perché ha dimenticato il cellulare, ad esempio, lei, per non far scoprire tutto non ha altra scelta che infilarsi nella vasca sotto la doccia con lui. Non succede sulla, lei guarda solo. E sembra un momento un po’ naughty, birichino, e basta, ma per la fine della puntata si aggiunge una seconda dimensione: lei non aveva distolto rapidamente lo sguardo perché lo aveva visto nudo, ma perché gli ha visto un tatuaggio. Spencer deve sempre cercare di vedere Toby di nascosto, per il timore della sorella di lui Jenna, che cieca, sembra vederli e controllarli fin troppo bene, o in seguito perché i genitori di lei non vogliono che i vicini li vedano parlare. Paige (Lindsay Shaw), che non è pronta a dire al mondo di essere lesbica, costringe Emily a incontrarsi lontane da occhi indiscreti, anche se Emily alla fine si rifiuta di farlo. Il romanticismo insomma è sempre turbato da qualche ostacolo o pericolo.

Gli onnipresenti messaggini al cellulare, eredità virata al giallo di Gossip Girl, chiudono appropriatamente la prima stagione (1.22), dopo una apparente conclusione in cui in una chiesa abbandonata ci scappa il morto: o forse no? Sono i dettagli minimi a fare da padrone, dettagli che si accumulano nei ricordi, rendendo le scene sempre più chiare apparentemente, ma sempre più complicate in una ragnatela di intrigo. E sono gli eventi banali su cui montano i sospetti: due personaggi che si scambiano una borsa di cartone di cui non conoscono il contenuto, un trofeo sporco di qualcosa di rosso: è sangue? È l’arma del delitto? Un messaggio in braille nascosto in un pezzetto di carta fra le pagine di un libro…

E ci sono le classiche tecniche da godibile soap: le frasi leggibili in doppio senso come velate minacce o con l’idea di sapere in realtà più di quel che si sa, come nella scena in bagno fra Jenna e Aria (1.19), in cui non puoi non scoppiare in una fragorosa risata; le innocenti situazioni che creano intimità, come Spenser e Toby che dividono la stanza di un motel per un appostamento, giocano a scarabeo, ma finiscono per dividere un pigiama (lui il sotto, lei il sopra) e lei finisce per risvegliarsi abbracciata al torso nudo di lui; un segmento finale avulso dalla prospettiva comune, ma che aumenta il sospetto, come nella puntata in cui scoprono che il trofeo sporco di sangue è in realtà sporco di sangue di topo (1.18): la scena finale mostra quattro gabbiette con dei topolini e su ognuna c’è il nome di una delle quattro ragazze. Quella di Spencer è vuota. O qualcuno, che con una mano guantata che prende dei pop-corn da una terrina, che da una sedia a dondolo guarda sulla TV quello che abbiamo appena finito di vedere noi, ovvero Spencer arrestata mentre le altre 3 leggono un messaggio di A sul cellulare (1.19). Godibilissimo.

PLL si sforza anche in un minimo di auto-riflessione. Mettono in scena l’opera teatrale The Bad Seed (Il seme cattivo), e Jenna commenta con un agghiacciante sorrisetto “sono affascinata dalla natura del male” e da parte del professore ricorre la domanda se cattivi si nasca o si diventi. I personaggi leggono: con Toby abbiamo Il Giovane Holden e I vagabondi del Dharma, Aria ha sul comodino una copia di Winesburg, Ohio con dedica di Ezra…

Ho deciso all’inizio di seguirne qualche puntata perché era stato un inaspettato successo fra i giovanissimi e mi piace avere un termometro di quello che cattura l’attenzione delle ultime generazioni. Non pensavo sicuramente di andare oltre. Non solo ho seguito l’intera prima stagione, aspetto la seconda, il cui esordio è previsto già per giugno negli USA. Mi vergogno, ma mi diverto.

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