giovedì 31 maggio 2012

QUEER AS FOLK: una guida agli episodi - 1.03


Episodio 3 (Su YouTube in tre segmenti: primo, secondo, terzo)



Scritto da: Russel T. Davies
Regia: Charles McDougall

Plot. Alexander torna dalle vacanze e Vince, accompagnato da Phil, va a prenderlo all’aeroporto. Fanno una rimpatriata fra amici, da Stuart prima e a scolarsi una birra in Canal Street a seguire. Arriva anche Nathan, accompagnato da Donna, a cui ha confidato di essere stato scaricato da Stuart. Poi, “Di sabato sera? Si va al Babylon!”. Tutti guardano ammirati mentre Stuart, sulla pista da ballo, rimorchia non uno, ma due dei ragazzi più belli e desiderati, in un colpo solo. A casa fa sesso sfrenato con entrambi e poi si riguardano insieme la registrazione. Vince manda via il suo lui, causa parassiti anali, e si consola con un porno. Phil accetta della droga dalla sua conquista che, preso dal panico, scappa lasciandolo sul pavimento della cucina morto di overdose.

Commento. La puntata è una delle più complesse e devastanti, con l’agghiacciante chiusura di Phil morto sul pavimento giustapposto alle scene dei sui amici che, altrove, si divertono, e con la telefonata di comunicazione della madre di Phil a Vince, che gli fa sapere che lo hanno trovato giorni dopo, accostata a quelle del gruppo che folleggia mezzo fatto. Crudo e spietato come solo QAF sa essere, freddo e di un insensato chiarissimo senso. Facendo un passo indietro, il magnetismo di Stuart che conquista 2 adoni senza nemmeno provarci sotto gli occhi sorridenti ed ammirati di tutti è l’apoteosi di quello che il personaggio è. C’è il suo desiderio, il suo adocchiare la preda, il suo avanzare sicuro di ottenerla e il suo afferrarla senza sforzo e godersela. È il leone, è il re, è il migliore. Lo fa per tutti. E la sua corte se ne compiace. Lo humor abbonda (soprattutto alle spalle di Vince e Alexander). La stravaganza: Vince e gli amici, nella rimpatriata, riguardano e commentano il video del funerale di lady Diana. 

mercoledì 30 maggio 2012

RIZZOLI & ISLES: un delitto sprecarci tempo


Con tutte le eccellenti, o anche semplicemente buone, serie poliziesco-procedurali TV che ci sono in giro, il vero delitto sarebbe sprecare il proprio tempo con una come Rizzoli & Isles, sviluppata per la TV da Janet Tamaro sulla base di una serie di libri di Tess Gerritsen e ispirata ai romanzi The Surgeon e The Apprentice, e andata in onda su Rete4 (giovedì, prima serata).
Jane Rizzoli (interpretata senza troppo spessore da Angie Harmon), è una detective che lavora per il dipartimento di polizia di Boston che ad apertura di serie si viene a sapere che è stata catturata da un serial killer noto come “il chirurgo”, che torturava e uccideva donne vulnerabili e che le aveva piantato dei bisturi nei palmi delle mani. A salvarla era stato il partner di allora, Vince Korsak (Bruce McGill, noto per il ruolo di Jack Dalton in MacGyver), mentre ora si accompagna professionalmente al mago del computer Barry Frost (Lee Thompson Young). Nonostante le non troppo velate insistenze della madre Angela (Lorraine Bracco, I Soprano) perché si trovi un uomo, lei ha poca fortuna in questo senso.
La dottoressa Maura Isles (Sasha Alexander, Dawson’s Creek), che costituisce la seconda parte del titolo del telefilm, è il medico legale chiamato sulla scena dei crimini, che vive con una tartaruga gigante chiamata Bass, in onore di famoso antropologo forense William Bass. Maura e Jane sono migliori amiche, e la serie con una battutina piazzata ad hoc, mostrandole nel letto una vicina all’altra si premura anche di sottolineare che non c’è altro genere di relazione fra loro. Sembrano i compiti per casa di qualcuno che sta imparando a scrivere una serie TV.

martedì 29 maggio 2012

Narrazione cross-mediale nelle SOAP OPERA: parte terza


Come segnalato in precedenza, su Cross Media Peppers viene pubblicato a puntate un mio breve saggio sulla narrativa cross-mediale nelle soap opera americane del daytime.
È da poco stata postata la terza parte che esamina il periodo in cui le soap opera cominciano a perdere pubblico. Cè’ la tenuta delle novellizzazioni e l’espansione della narrativa cross-mediale che però  si rivela un’arma a doppio taglio (come testimonia l’esempio di General Hospital: Night Shift). Caso bizzarro e isolato rimane quello della fumettizzazione di Sentieri, con l’esperimento sinergico fra Guiding Light e la Marvel Comics.

lunedì 28 maggio 2012

UPFRONTS 2012-2013: ABC - seconda parte (le sit-com)


Ecco, di seguito, le sit-com presentate agli upfronts dalla ABC.

THE FAMILY TOOLS

In The Family Tools (Gli attrezzi di famiglia) Jack Shea (Kyle Bornheimer, La peggiore settimana della nostra vita) è un uomo che combina sempre disastri: quando era nell’esercito ha accidentalmente sparato a qualcuno e quando era all’accademia di polizia si è accidentalmente sparato. Quando suo padre Tony (J.K. Simmons) ha un attacco di cuore, Jack accetta di continuare il suo lavoro come tuttofare per renderlo fiero, ma visto il suo passato, tutti si aspettano che fallisca. Il lavoro non gli è reso più facile dal suo assistente ribelle e combinaguai Darren (Edi Gathegi) e dalla sorella di Darren, Liz, che lavora presso la locale ferramenta. Ha il sostegno però della zia Terry (Leah Remini) e del suo strampalato cugino Mason (Johnny Pemberton).
Precedentemente conosciuta come Red Van Man, White Van Man, è una commedia single-camera basata su un format inglese.
La serie è ideata da Bobby Bowman (Raising Hope) e prodotta da Mark Gordon (Grey’s Anatomy).

HOW TO LIVE WITH YOUR PARENTS (FOR THE REST OF YOUR LIFE)

In How to live with your parents (for the rest of your life), ovvero Come vivere con i tuoi genitori (per il resto della tua vita), Polly (Sarah Clarke, Scrubs) è una madre single in seguito a un recente divorzio. Vista la difficile congiuntura finanziaria, ha deciso di ritrasferirsi insieme alla figlia Natalie (Rachel Eggleston) a casa dei suoi eccentrici genitori, Elaine (Elizabeth Perkins, Weeds) e Max (Brad Garret, Tutti amano Raymond). Polly e i suoi genitori però vedono la vita in modo molto diverso: lei è piuttosto rigida e conservatrice in materia di sesso quando si tratta di appuntamenti, loro sono fin troppo rilassati e sessualmente avventurosi. Polly in ogni caso cerca di ricostruirsi una vita, anche con l’aiuto del suo migliore amico Gregg (Orlando Jones, Rules of Engagement), del suo irresponsabile, ma amabile ex-marito Julian (Jon Dore) e della sua simpatica assistente Jenn (Rebecca Delgado Smith).
È una commedia single-camera.
La serie è ideata da Claudia Lenow (Less Than Perfect), pure co-produttrice esecutiva insieme a Brain Grazer e Francie Clafo. Il pilot ha la regia di Julie Anne Robinson.

THE NEIGHBORS

In The Neighbors (I vicini di casa) Marty (Lenny Venito, Bored to Death) e Debbie Weavers (Jami Gertz, Entourage) e il loro due figli si sono da poco trasferiti a Hidden Hills, un esclusivo complesso residenziale con tanto di campo da golf, in New Jersey. Non sanno ancora ma scopriranno presto che tutti i loro vicini sono dei simpatici, pacifici alieni, gli Zabvroniani - Reggie Jackson (Tim Jo), Jackie Joyner-Kersee (Toks Olagundove), Dick Butkis (Ian Patrick) e Larry Bird (Simon Templeman) – perché provenienti da Zabvron. Sono gli uomini a rimanere incinti, il loro pianto è una appiccicosa sostanza verde che esce dalle orecchie e invece di mangiare ricevono nutrimento attraverso gli occhi nel leggere. Gli Zabvroniani si trovano sulla terra da 10 anni, travestiti da umani, aspettando istruzioni dal pianeta madre, e gli Weaver sono i primi umani che hanno l’opportunità di conoscere e con cui scambiare opinioni sulla vita, con risultati spesso esilaranti.
È una commedia che intende guardare in modo fresco alla vita nella periferia. Nel cast c’è anche Tyler Christopher (The Lying Game, General Hospital).
La serie è scritta da Dan Fogelman (Crazy, Stupid, Love) che è anche produttore esecutivo insieme a Aaron Kaplan, Jeff Morton (Modern Family) e Chris Koch. Quest’ultimo ha fatto la regia del pilot.

MALIBU COUNTRY

In Malibu Country, Reba Gallagher (Reba McEntire) scopre che il marito, una leggenda della musica country, la ha tradita e ha speso tutti i loro soldi. Lei aveva rinunciato fin’ora alla sua carriera musicale, ma dopo questo evento decide di trasferirsi in California insieme ai figli e la madre Shirley (Lily Tomplin), per ricominciare da capo.
È una sit-com multi-camera.
La serie è ideata da Kevin Abbott (Last Man Standing, My Name is Earl), produttore esecutivo insieme alla superstar della musica country, nonché protagonista della serie, Reba McEntire

venerdì 25 maggio 2012

UPFRONTS 2012-2013: ABC - prima parte ( i drama)


Per la stagione 2012-2013, ci sono diversi titoli a cui la ABC ha rinunciato, che potevano essere interessanti, e fra questi: Americana, serie su un leggendario stilista; Devious Maids, che aveva nel cast Susan Lucci ed è basato su un format messicano; Gilden Lilys, drama in costume di Shonda Rhimes ambientato nel 1895 in un hotel di lusso; Gotha, fiction a tinte sovrannaturali;  Only Fools and Horses, rifacimento dell’omonima sit-com inglese…

Ecco di seguito invece i programmi che invece vedremo, presentati agli upfronts dalla ABC.

Questi i drama:

666 PARK AVENUE

In 666 Park Avenue una giovane coppia del Midwest, formata da Jane Van Veen (Rachel Taylor, Charlie’s Angels, Grey’s Anatomy) e Henry Martin (Dave Annabele, Brothers and Sisters), si è di recente trasferita a Manhattan dove ha accettato di gestire uno storico complesso di appartamenti, noto come The Drake, di proprietà dell’enigmatico Gavin Doran (Terry O’Quinn, Lost) e delle moglie Olivia (Vanessa Williams, Ugly Betty). I condomini ne sono all’oscuro, ma l’edificio è luogo di eventi sovrannaturali e Gavin riesce a rendere realtà i sogni degli inquilini, in cambio di un prezzo però. Non per niente il numero dell’indirizzo è 666.
La serie è basata sulla serie di romanzi di Gabriella Pierce con lo stesso titolo. È un telefilm che si può definire “Faustiano”.
La serie è ideata da David Wilcox (Fringe), anche co-produttore esecutivo, e il pilot ha la regia di Alex Graves (Fringe).



LAST RESORT

Last Resort è incentrato sui membri dell’equipaggio di un sottomarino missilistico americano, il Colorado, a cui viene data la caccia dopo aver ignorato l’ordine di sparare armi nucleari nei confronti del Pakistan, e che viene colpito. Dichiarati nemici dello Stato, sotto il comando del capitano Marcus Chaplin (Andre Braugher, Men of a Certain Age) e dell’ufficiale Sam Kendal (Scott Speedman, Felicity) scappano in un’isola esotica dove cominciano una nuova vita, dove si dichiarano uno stato nucleare sovrano. Non tutti sull’isola son felici di vederli però, e a Washington intanto c’è una cospirazione per cui l’ordine di far fuoco potrebbe non essere stato legittimo.
Se ne parla come di uno dei più promettenti copioni della stagione.
La serie è ideata da Shawn Ryan (The Shield, The Unit) e Karl Gajdusek.    


NASHVILLE

Nashville è una soap opera familiare in cui Rayna James (Connie Britton, Friday Night Lights, American Horror Story) interpreta una musicista country, fin’ora perennemente in cima alle classifiche, la cui carriera è in declino. Su suggerimento della casa discografica, con la speranza che questo dia nuovo impulso alla sua carriera, le viene affiancata, sul palco e in tour, Juliette Barnes (Hayden Panettiere, Sentieri, Heroes), una novellina che non vede l’ora di rubarle la luce dei riflettori. Rayna non apprezza Juliette, che trova priva di talento, ma una speranza nel risollevarle la carriera potrebbe essere invece l’autrice di testi Scarlett O’Connor (Clare Bowen). Il ricco e potente padre di Rayna, Lamar (Powers Boothe), contro i desideri della figlia, sostiene le ambizioni politiche del marito di lei (Eric Close) a diventare sindaco della città.
Nashville è per la musica country quello che Hollywood è per il cinema e la serie vuole capitalizzare su questo. Nel cast c’è, fra gli altri, Jonathan Jackson (Lucky in General Hospital, quattro Emmy al suo attivo, e una nomination “in corso”).
La serie è stata ideata da Callie Khouri (Thelma e Louise) e ha come produttore esecutivo RJ Cutler.

ZERO HOUR

Zero Hour è un thriller d’avventura in cui Hank Galliston (Anthony Edwards, ER) è il redattore di una rivista, la “Modern Skeptic”, che per vent’anni ha cercato di screditare teorie cospiratorie e leggende metropolitane. Il suo motto è sempre stato “la logica è la bussola”. Un giorno però la moglie Laila (Jacinta Barrett) viene rapita mentre si trova nel suo negozio di orologi e Hank viene trascinato in un mistero che ha a che fare con un apparecchio per il giudizio universale tenuto segreto da un gruppo clandestino di preti perché desiderato dai nazisti durante la seconda Guerra Mondiale. Hank, con l’aiuto dell’agente dell’FBI Becca Riley (Carmen Ejogo), cerca di scoprire che cosa è accaduto alla moglie, quale mistero si nasconde dietro a innocui orologi per cui la gente è disposta ad uccidere e dove porta la mappa del tesoro che ha  trovato all’interno di uno degli orologi della moglie. Le risposte che trova non devono finire nelle mani sbagliate, in particolare in quelle di White Vincent (Micahel Nyqvist). Con l’aiuto anche di due giovani associati, Rachel (Addison Timlin, Californication) e Arron (Scott Michael Foster, Californication), Hank sarà impegnato in una corsa contro il tempo per salvare la moglie e il destino dell’umanità.
Gira voce che l’orologiaio sia l’Anticristo. Ci sono simboli da decifrare e misteri da scoprire.
La serie è ideata da Paul T. Scheuring (Prison Break), pure co-produttore esecutivo. La regia del pilot è di Pierre Morel.  


RED WIDOW

Red Widow (Vedova Rossa) è una soap opera del prime-time che ha come protagonista principale Marta Walraven (Radha Mitchell), la moglie di un criminale che è stato assassinato che per proteggere la sua famiglia, e in particolare i tre figli,  assume il ruolo all’interno del crimine organizzato che un tempo era stato del marito, per scoprire chi lo ha ucciso. I partner nel business del marito, il fratello di Martha Irwin Petrova (Wil Traval) e Mike Tomlin (Lee Tergesen) sono coinvolti nel commercio illegale di droga e il padre, Andrei Petrova (Rade Sherbedzija), e la guardia del corpo Luther (Luke Goss) pure sono gangster. Martha spera di sconfiggere i nemici battendoli al loro stesso gioco, ottenendo la giustizia che l’agente dell’FBI James Ramos (Mido Hamada) le promette e una vita senza paura e spargimento di sangue che lei e la sorella Kat (Jaime Ray Newman, Eastwick) hanno sempre agognato.
Precedentemente era nota con il titolo di Penoza, titolo della serie olandese da cui questa è tratta.
Il copione del pilot è stato scritto da Melissa Rosenberg (Dexter, sceneggiatrice dei film di Twilight), pure produttrice esecutiva. Il pilot ha la regia di Mark Pellington.


MISTRESSES

In Mistresses (Amanti), una serie con tinte da soap opera, quattro amiche sono coinvolte in complicate situazioni sentimentali fatte di scandali, secreti, tradimenti e sesso. Sono Savi (Alyssa Milano), una donna d’affari che intende metter su famiglia con il marito Harry (Brett Tucker), sua sorella minore Josselyn  (Jes Macallan), che passa la vita fra party e appuntamenti, la loro comune migliore amica April (Rochelle Aytes), recentemente rimasta vedova e madre di due figli,  e Karen (Yunjin Kim, Lost), una terapeuta con un suo studio privato che riallaccia l’amicizia con le altre dopo una complicata relazione con un paziente che è andata troppo in là.
Il debutto della serie è previsto per il 2013. È basata su una serie inglese dallo stesso titolo che aveva fra le protagoniste Anna Torv pre-Fringe.
A dirigere il programma c’è K.J. Steinberg (Gossip Girl).

giovedì 24 maggio 2012

QUEER AS FOLK: una guida agli episodi - 1.02


Episodio 2  (su YouTube in tre segmenti: primo, secondo, terzo)


Scritto da: Russell T. Davies
Regia: Charles McDougall

Plot. Stuart, al lavoro, si porta nel bagno un cliente e se lo fa. Lisa e Romey lo invitano a firmare un’assicurazione sulla vita per il fatto che, non si sa mai, potrebbe ammalarsi. Nathan a scuola confida a Donna di aver trascorso la notte con un uomo. Intanto sua madre, a casa, capisce che è gay dal materiale pornografico che trova nella sua stanza. Al supermercato dove lavora Vince c’è una nuova arrivata, Rosalie, con cui i colleghi vorrebbero che lui si mettesse. Lo invitano a passare al pub dopo il lavoro. Lui lo fa controvoglia, ma si trova molto bene con Rosalie. Poi però, Stuart chiama. Al pub “New Union” arriva Nathan. Stuart cerca di svignarsela, ma Vince lo riprende e costringe l’amico ad essere più gentile con il ragazzino. Trascorrono un po’ di tempo insieme, poi Stuart va al suo appartamento e invita per del sesso un tizio mai visto rimorchiato su internet, dal nomignolo Mr. Goodfuk. Arriva proprio quando Nathan si presenta al suo appartamento. Stuart lo caccia, poi, anche su pressione del suo invitato, lo segue e gli paga il taxi per tornare a casa.

Commento. Stili di vita. Guardano sederi e di sottofondo si sente la canzone “Sexy boy”, ma lo sguardo è alle vite dei tre protagonisti fuori dalle serate trascorse in Canal Street: Stuart un vero “sciupauomini”, Vince ancora non uscito allo scoperto al lavoro e Nathan pieno di trasporto per la nuova scoperta. È ancora timido e spaesato nonostante l’entusiasmo e la colonna sonora si fa complice nel sottolinearlo. “You think you are a man, you are only a boy, you think you are a man, you are only a toy” suona mentre lui entra nel locale dove trovano Stuart e Vince. E’ infatti ancora un ragazzino, e per Stuart è stato solo un giocattolo: “Nathan, mi ti sono già fatto”, gli dice per chiarirgli una volta per tutte perché non lo vuole fra i piedi. Stuart ritiene che sia un’“informazione irrilevante” il nome dell’uomo a cui sta per succhiarlo e che sia sposato (“sono tutti sposati”), ha fatto il test “281 avventure di una notte fa” e soprattutto non vuole seccature perché “io non ho mai promesso niente a nessuno”. Vince ha una madre che senza inibizioni partecipa all’animazione di locale gay (“Sembra mongoloide!” commenta Nathan non credendo che sia realmente la madre di Vince) e che lo accetta senza riserve, ma al lavoro Vince ride anche lui della presa in giro alla coppia gay di turno, salvo poi vergognarsene. L’età esce fuori come tematica della puntata, ma ancor più il come ci si comporta e come ci si dovrebbe comportare, dai personaggi principali, ma anche da quelli secondari (Hazel, Phil, Mr Goodfuk).

mercoledì 23 maggio 2012

THE BIG BANG THEORY: un commovente finale di stagione (5.24)


Mi  ha commosso la season finale della quinta The Big Bang Theory (5.24) che, si sapeva in partenza, avrebbe avuto due grandi eventi: il matrimonio di Howard (Simon Helberg) e Bernadette (Melissa Rauch) e il lancio nello spazio di Howard, terrorizzato dall’idea. Non è stata la più divertente delle puntate - di una buona stagione con gli ultimi episodi che parevano un crescendo - ma ha celebrato quello che è diventato un vero e proprio caposaldo della serie: l’amicizia.    
Come già ha avuto modo di notare David Eckstein su Zap2it a inizio di stagione, con le tre donne (Penny, Bernadette ed Amy) divenute di diritto parte integrante del gruppo, ormai la sit-com è diventata il nuovo Friends, in versione nerd – l’altra sit-com che in questo momento può aspirare ad esserne l’erede è Happy Endings . Questo significa anche che oltre all’aspetto comico conta davvero molto anche quello di connessione emotiva. Ci importa dei personaggi in ogni caso, al di là delle risate, che non sono mancate.
Le uscite autocentrate di Sheldon (Jim Parsons) sono un must, e Penny e Leonard (Johnny Galecki) continuano ad essere la coppia per cui fare il tifo. Un trend ho trovato più marcato e ho apprezzato perché è esilarante e non si è mai visto prima: le costanti battutine e ammiccamenti di attrazione lesbica di Amy per Penny. Mayim Bialik è magnifica nel trasmettere l’entusiasmo frustrato senza vergogna di Amy e non mi stanco mai di vedere le reazioni facciali schoccato-imbarazzate di Kaley Cuoco come Penny. Se le battute sulla presunta omosessualità di Raj (Kunal Nayyar) sono molto esplicite, ma in qualche modo anche più “usuali”, con le donne non l’ho mai visto fare prima. Bravi.
Davvero, con le immagini di chiusura e “le mani che si univano” (non esplicito di più per non rovinarla a chi non avesse ancora visto la puntata) mi sono veramente venute le lacrime agli occhi.

martedì 22 maggio 2012

UPFRONTS 2012-2013: FOX


Ecco, di seguito, i programmi presentati dalla Fox agli upfronts.
I drama:
THE FOLLOWING

In The Following, il serial killer Joe Carroll, (James Purfoy, Rome), responsabile dell’uccisione di 14 studentesse dell’università dove insegnava letteratura, scappa dal braccio della morte. L’agente dell’FBI alcolista Ryan Hardy (Kevin Bacon), che nove anni prima era stato responsabile della cattura di Carroll, viene chiamato come consulente nel caso, nonostante sia un pezzo che non lavora sul campo. Viene affiancato a un team composto dalla tosta Jennifer Mason (Jenanne Goossen, Alcatraz) e dal giovane Mike Weston (Shawn Ashmore, X-Men) che però lo vedono soprattutto come un potenziale ostacolo. L’investigazione conduce alla moglie di Hardy, Claire Mathews (Natalie Zea, Justified), e al figlio di 10 anni Joey (Kyle Catlett), e a scoprire che Carroll ha fondato una setta di serial killer, e intende portare avanti il lavoro che si è lasciato alle spalle, intenzionato a scrivere un romanzo giallo con Hardy come protagonista.
Il sito della Fox fa sapere che secondo l’FBI ci sono oltre 300 serial killer attivi negli USA. Il copione descrive gli omicidi in modo incredibilmente accurato, dicono. Kevin Bacon, al suo primo ruolo televisivo regolare, si è impegnato solo per 15 episodi e per questo è probabile che la serie parta in mid-season.
La serie è ideata e scritta da Kevin Williamson (Dawson’s Creek, The Vanpire Diaries, Scream), pure produttore esecutivo insieme a Marcos Siega (Dexter, The Vampire Diaries), che ha realizzato la regia del pilot. 

THE MOB DOCTOR
La dottoressa Grace Devlin (Jordana Spiro, My Boys) lavora al Roosevelt Chicago Medical Center ed è considerata uno dei più promettenti chirurghi cardiotoracici del Paese. Per pagare i debiti di gioco del fratello e salvargli la vita, si indebita con la mafia e diventa così The Mob Doctor, il medico della mala, operando criminali “di nascosto”, rimuovendo proiettili da cadaveri per nascondere prove e compiendo tutta una serie di prestazioni mediche che aiutano il crimine organizzato. Nel farlo deve tenere la sua doppia vita segreta a tutti: al dottor Brett Robinson (Zach Gilford, Off The Map, Friday Night Lights); alla sua migliore amica, l’infermiera Roberta “Ro” Angeli (Floriana Lima); al suo capo, il dottor Stafford White (Zeljko Ivanek, The Event, Big Love, Damages); alla sua rivale, la dottoressa Olivia Watson (Jamie Lee Kirchner, Mercy); alla madre Daniella (Wendy Makken, NCIS); perfino al fratello Nate (Jesse Lee Soffer, Così Gira il Mondo). Gli unici a sapere la verità sono il suo ex  ragazzo Franco (James Carpinello, The Good Wife) e naturalmente il capo della mala Constantine Alexander (William Forsythe, Boardwalk Empire).
La serie pone l’accento sul contrasto fra la moralità di Grace e la necessità da parte sua di fare le cose immorali che le vengono richieste.
Ideatori e sceneggiatori sono Josh Berman (Drop Dead Diva, Bones, CSI) e Rob Wright (Drop Dead Diva, Las Vegas, Crossing Jordan), anche produttori esecutivi insieme a Michael Dinner (Justified, Chicago Hope) che ha fatto la regia del pilot.

Le sit-com:
BEN AND KATE

Ben e Kate sono un fratello e una sorella che da piccoli erano molto uniti. Ora solo adulti. Kate (Dakota Johnson) – rimasta incinta all’università che non è mai riuscita per questo a finire - è la madre single di una bimba di 5 anni, Maddie (Maggie Jones), lavora come manager di un bar e cerca di tenere tutto sotto controllo, finché non si trasferisce da lei il fratello Ben (Nat Faxon), un uomo molto spontaneo e sempre pieno di idee, che si offre di prendesi cura della nipotina in modo che Kate possa recuperare un po’ di quella giovinezza che le responsabilità della maternità non le hanno permesso di vivere. Ad aiutare Ben nei suoi progetti c’è Tommy (Echo Kellum) che ha una venerazione per lui e una cotta per Kate, che dal canto suo ha come miglior amica BJ (Lucy Punch), una cameriera nel bar che lei gestisce.
È una sit-com single-camera, basata in parte sul fratello dell’ideatrice, ed è “una storia scaldacuore di un fratello e una sorella profondamente mal assortiti: una sorella che deve inseguire i suoi sogni e un fratello che deve togliere la testa dalle nuvole”.
La serie è ideata da Dana Fox (New Girl) e ha la regia del pilot di Jake Kasdan (New Girl). Emtrambi sono produttori esecutivi.  

THE GOODWIN GAMES
In The Goodwin Games, tre fratelli adulti tornano a casa dopo la morte del padre, e inaspettatamente scoprono che possono ereditare una fortuna (20 milioni di dollari), se solo seguono i desideri del padre defunto, Benjamin (Beau Bridges), professore di matematica all’università. Sono Henry (Scott Foley, Felicity, Grey’s Anatomy), il primogenito, un chirurgo di successo che si considera un modello per i fratelli e che ritrova il suo primo e vero amore Lucinda (Felisha Terrell, Il tempo della nostra vita); Chloe (Becki Newton, Ugly Betty), la secondogenita, l’intelligente di famiglia, prodigio infantile in matematica, che ha rinunciato da tempo ad ogni aspirazione accademica; Jimmy (Jake Lacy, Better with you), il terzogenito, chitarrista che è stato in galera e non è molto sveglio ma ha un gran cuore, che in città ritrova la figlia di 8 anni.  Benjamin si sentiva in colpa per non essere stato un genitore migliore per i suoi figli quando era in vita, così ha lasciato loro una serie di compiti (i Goodwin Games del titolo), che vengono loro assegnati dall’avvocato April (Melissa Tang), diretti a far loro scoprire il loro vero io e a insegnar loro quelle lezioni che non è riuscito a insegnare mentre era in vita.
Si tratta di una commedia single-camera.
La serie è ideata e scritta da Carter Bays, Craig Thomas e Chris Harris, tutti e tre anche produttori esecutivi e tutti e tre di How I Met You Mother – E alla fine arriva mamma. Peyton Reed è co-produttore esecutivo e regista del pilot.

THE MINDY PROJECT
In The Mindy Project, Mindy Lahiri (Mindy Kaling, The Office) è una ginecologa che nonostante una brillante carriera, dal punto di vista personale aspira a migliorarsi: essere più puntuale, spendere meno soldi, perdere peso, leggere più libri… e, romanticona che sa citare ogni commedia con Meg Ryan che sia mai stata realizzata, sogna di incontrare l’uomo perfetto (che non deve far uso di droghe, portare jeans attillati e avere segreti di famiglia, fra le altre cose). Mindy condivide lo studio medico con altri, che non le rendono la vita più facile: c’è il divertente, egocentrico Jeremy Reed (il comico inglese Ed Weeks), con cui ogni tanto finisce a letto; c’è Danny Castellano (Chris Messina, Damages), che la critica pur ammirandone segretamente il lavoro, e le ruba i pazienti; c’è Betsy Putch (Zoe Jarman, Huge), un’impiegata che stima Mindy e  cerca di far colpo su di lei; e c’è Shauna Dicanio (Dana DeLorenzo) che ha una cotta per Danny. Mindy può però contare sull’appoggio della sua migliore amica dai tempi dell’università, Gwen Grandy (Anna Camp, The Good Wife), un’avvocato madre di una bimba di 6 anni,  sposata con un analista finanziario e figlia del governatore.
È una commedia single-camera con aspirazioni romantiche che precedentemente era nota con il titolo It’s Messy.
La serie è ideata e scritta da Mindy Kaling, che è anche produttore esecutivo insieme a Howard Klein (The Office, Parks and Recreation). Charles McDougal (The Office, Parks and Recreation) ha fatto la regia del pilot.

lunedì 21 maggio 2012

LEZIONI DALLA CRISI: Giuliano Amato in cattedra


Giuliano Amato, che è stato Presidente del Consiglio della Repubblica agli inizi degli anni ’90 e del 2000 e che da quando si è ritirato ufficialmente dalla politica è fra le altre cose presidente dell’istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani oltre che essere stato ed essere docente universitario in varie università, di certo ha la competenza per tenere delle Lezioni dalla crisi (Rai3, domenica, ore 13.00; RaiStoria, lunedì, ore 23.00).
Sullo sfondo di una copiosa libreria con davanti anche un televisore-lavagna, attraverso le sue parole e con filmati ad hoc si imparano a districare gli  ingarbugliati fili che costituicono la matassa di finanza ed economia reale: si riassume come si è partiti dai mutui casa sub-prime per arrivare alla perdita di 37 milioni di posti lavoro nel mondo, si scopre che al 2006 il valore degli scambi finanziari in un giorno è 60 volte più grande del valore del commercio reale in un anno, e cose così.
Interessante, peccato solo per la prosodia soporifera di Amato che non acchiappa certo l’attenzione. Mi sono accorta di essermi trovata a distrarmi più volte. L’argomento è anche ben spiegato, ma si nota troppo – e non certo in positivo – che il “dottor Sottile”, come era stato soprannominato, è abituato alle nenie professorali universitarie, dove troppo spesso si ritiene che stimolare l’attenzione del proprio uditorio sia un optional. Non deve essere intrattenimento, ma nemmeno far addormentare. Basterebbe un aiuto grafico.   

venerdì 18 maggio 2012

SUICIDIO: se ne parla nel modo giusto?


Ci sono alcuni argomenti che, per ragioni varie, sono tabù nella fiction che passa in televisione. Uno di questi è ad esempio quello  della violenza domestica. La giustificazione è che è difficile far simpatizzare il pubblico per chiunque si macchi di questo crimine e quindi una narrativa che non riduca simili persone ai “cattivi di turno”, ma che li rappresenti in modo complesso, è molto difficile da realizzare. Un altro grosso tabù è sempre stato quello del suicidio, e qui la ragione è sempre stata il timore di emulazione da parte di persone vulnerabili. È una preoccupazione ragionevole e non penso che la cautela dimostrata in questo senso sia un male.

Qualche occasionale storia di suicidio è stata fatta egli anni. Le prime serie che mi sono venute in mente quando ho pensato a questo argomento sono state: Saranno Famosi: ho questo ricordo di Doris che, recitando una scena, invita Danny a non buttarsi dal cornicione; Hooperman, con il protagonista che fa cadere dall’alto di un condominio un cocomero per far capire che fine fa la testa di un uomo quando incontra il pavimento dopo un lancio da altezze elevate; Febbre d’amore, con uno dei personaggi che, malata terminale con niente da perdere, decide di buttarsi dal balcone per far ricadere la colpa della sua morte sulla nuora che non sopporta e che vuole incastrare per omicidio;  L.A. LAW, con uno degli avvocati che si spara in bocca in tribunale; NYPD Blue, con uno dei protagonisti che inaspettatamente decide di farla finita; Queer As Folk, con Alexander che si chiama l’ambulanza da solo dopo aver ingerito alcune pillole; Damages, con l’avvocato Ray Fiske che si spara; Treme, con Creighton Bernette (John Goodman) che prende esplicita ispirazione dal classico della letteratura The Awakening – Il Risveglio di Kate Chopin, e già leggere il titolo del romanzo scritto sulla lavagna lascia presagire quello che accadrà; Big Love, con un personaggio che si impicca quando la sua famiglia viene a sapere che è gay (nella foto); Glee (3.14) con il tentativo in questo senso di David Karofsky, come reazione al bullismo…

Sicuramente ce ne sono altre. Al momento del mio scrivere non si sa ancora se sarà così, ma mi aspetto che House termini con il suicidio del protagonista: sarebbe la prima volta che accade, lo troverei sensato e coerente con il personaggio, e sarebbe una scelta narrativa che applaudirei.

Quando si parla di realtà, invece, e non di fantasia, c’è meno moderazione nel parlarne, mi pare. Ma, in un certo senso, tutto è narrazione in TV, anche quello che apparentemente non lo è, e con tutto questo parlare di suicidi in TV, recentemente, legati alla crisi economica, mi sono chiesta se si stia facendo davvero un servizio utile. Se un fenomeno sociale si estende molto è sicuramente opportuno parlarne, ma lo stiamo facendo nel modo giusto? Non voglio dire che non lo stiamo facendo nel modo giusto. Il quesito è autentico. E non ho una risposta. Non so a sufficienza dell’argomento per azzardarne una. Non posso non domandarmi se tutto questo parlare di suicidi, non porti qualcuno a farlo con più facilità. Di certo ne ho la preoccupazione.

giovedì 17 maggio 2012

QUEER AS FOLK: una guida agli episodi - 1.01



Il 17 maggio di ogni anno si celebra la giornata mondiale contro l’omofobia. Per celebrarla ho deciso oggi, e nelle settimane a seguire, di fare una piccola guida, puntata per puntata, alla serie culto gay, ideata a scritta da Russell T. Davies, Queer As Folk, una delle mie preferite di tutti i tempi. In proposito ho anche scritto in passato un saggio per Ol3Media sull’uso politico del “linguaggio gnomico” in questa serie, che ha come protagonisti tre ragazzi in quel di Manchester: Stuart (Aidan Gillen, ora nel cast de Il Trono di Spade), Vince (Graig Kelly), e l’adolescente Nathan (Charlie Hunnam).
Per la prima volta protagonisti assoluti sono proprio i gay, i “queer”, che in italiano sarebbero i “froci”, con un termine che, nato come insulto, assume una valenza identitaria positiva. Rivendicano la propria alterità e centralità di fronte all’eteronormia che li marginalizza. È una storia di amore mai esplicitamente vissuta e confessata (fra Stuart e Vince) e un Bildugsroman (per Nathan). Centrale è il sesso.
Si potrebbe quasi dire che la prima stagione è “Queer as Folk”. La seconda intesa come un blocco unico di un paio d’ore è venuta solo in seguito. Qui, nella prima stagione, c’è già tutto: le storie, il rapporto fra i personaggi, il sesso, il linguaggio… Le due linee che si intersecano sono quella di Stuart e Vince e quella del giovane Nathan, appunto, con attorno una miriade di personaggi che, sebbene minori, sono molto ben caratterizzati. Non sono macchiette, ma vere e proprie personalità di cui semplicemente non abbiamo il tempo di indagare la vita.
Narrativamente un consistente punto di svolta è dato dall’uscita di Phil e l’arrivo di Cameron. Idealmente la stagione è però spaccata in due dal cambio di regia. I primi quattro episodi sono infatti affidati a Charles McDougall, i secondi quattro a Sarah Harding. Si nota subito, in particolare nella rappresentazione del sesso, molto più esplicita e insistita nella prima parte, più intimista nella seconda. Un regista ancora diverso ci sarà per la seconda stagione.


Ma partiamo con la promessa guida.

Episodio 1 ( visibile su YouTube diviso in tre parti: prima, seconda e terza).







Scritto da: Russell T. Davies
Regia: Charles McDougall

Plot. Manchester, Canal Street, Babylon.  Il giovane Nathan è lì per la prima volta. Stuart lo punta e lo rimorchia, mentre i suoi amici Vince e Phil rimangono a bocca asciutta, come sempre o quasi. Se ne tornano a casa, ma Vince viene seguito da un tutto muscoli che finisce per invitare in casa. Stuart si porta Nathan al suo appartamento. Nathan per la tensione non smette di parlare. Si baciano con voracità, poi finiscono a letto. Mentre Stuart è sopra di lui e glielo sta massaggiando arriva una telefonata: è Lisa, che gli comunica che gli è nato un bimbo. Stuart telefona a Vince che trova una scusa per lasciare il “palestrato” e va a prendere l’amico. Corrono all’ospedale, anche Nathan, e fanno la conoscenza del bimbo a cui danno il nome.  Sul tetto dell’ospedale Stuart riflette sulla “pazzia” che ha fatto e Vince si congratula. Poi Stuart prende della droga, Vince lo riporta casa. Nathan, su invito di Stuart, insiste per rimanere con lui. A casa fanno sesso, mentre Vince, nella sua, si guarda una puntata di “Doctor Who”. La mattina dopo, Vince si risveglia con il vandalismo alla macchina di Stuart che era parcheggiata sotto casa sua, e gli insulti dei bambini che glielo hanno fatto. Stuart vede casa sua tutta sottosopra: lo ha fatto lui sotto l’effetto della droga. Si rende conto di aver avuto un bambino. Lui e Nathan fanno la doccia e ancora sesso, poi, insieme a Vince, lo accompagnano a scuola, su quella jeep su cui compare la scritta “queer”.


Commento. Da buon pilot la puntata presenta in primo luogo i personaggi principali. E’ come se ci fosse uno scarto temporale (più di 6 mesi) fra il momento in cui le vicende vengono raccontate e il momento in cui sono accadute. Tutti e tre i personaggi infatti vengono inquadrati di volto, quasi intervistati, su sfondi monocromatici differenti e, appunto, raccontano. Le battute e le scene memorabili si sprecano. Lo humor viene subito individuato come un ingrediente fondamentale, con il palestrato che segue Vince, che poi si toglie i muscoli posticci, rivela una pancia enorme e si annusa le ascelle. La musica, l’orecchiabile ritornello della sigla, insegue i protagonisti nella loro corsa fra le corsie dell’ospedale. Il rapporto fra Stuart e Vince viene subito delineato, dagli scambi fra i due ed in particolare dalla scena sul tetto dell’ospedale, dove rifanno la scena del “Titanic” con le braccia aperte. Portante il sesso, visivamente molto presente in tre momenti differenti fra Nathan e Stuart. Stabilita la passione di Vince per “Doctor Who”: la scena che Vince guarda si presta ad una lettura decisamente porno. L’atteggiamento di Stuart (e della serie) nei confronti del mondo si racchiude bene in quell’auto con la scritta rossa “QUEER” sulla portiera: esibita senza vergogna, con fierezza.