giovedì 14 luglio 2011

WILFRED: follia, dolcezza e riflessioni esistenziali


“La sanità mentale e la felicità sono una combinazione impossibile”: è con questa scritta, una citazione da Mark Twain, che esordisce Wilfred la sit-com un po’ folle sviluppata per gli Stati Uniti (dove ha debuttato il 23 giugno del 2011 su FX) da David Zuckerman (King of the Hill, Family Guy) basata sulla serie australiana dallo stesso titolo ideata da Jason Gann, Adam Zwar e Tony Rogers.

Troviamo Ryan (Elijah Wood) alla tastiera del computer, quando partono le vicende: sta scrivendo la sua terza revisione a una nota di suicidio. Completata, si prepara al frullatore un beverone in cui aggiunge una serie di pasticche, lo ingurgita e si stende sul letto ad aspettare. Niente. Non succede nulla di nulla; solo dopo scoprirà che la sorella Kristen (Dorian Brown) - un medico ginecologo che gli ha trovato un lavoro con un collega a cui lui non si presenta e che alla fine rifiuta proprio – non gli ha prescritto vere pillole. Ciò che ha preso è solo zucchero. Non si può ascrivere perciò alle allucinazioni dovute alle pastiglie quello che gli accade. La vicina di casa Jenna (Fiona Gubelmann) gli affida il suo cane, Wilfred, solo che, diversamente dagli altri, che lo vedono come un effettivo animale, lui vede un uomo australiano vestito da cane (il Jason Gann che è uno degli ideatori della serie originaria), che gli parla, fuma, gli dà consigli… e un momento si comporta da essere umano, chiedendo magari di guardare un film con Matt Damon, un altro momento si comporta come un cane, scavando buche in giardino.

La bizzarra premessa funziona esilarantemente bene, mescolando umorismo, sia verbale che visuale – Wilfred che fa sesso con un orsacchiotto gigante alla fine del pilot è un’immagine da mettere negli annali -, dolcezza, follia e riflessione esistenziale. Ryan è un avvocato infelice che ha studiato legge sol per compiacere il padre. La sorella gli dice di darsi una mossa, che nessuno è felice e che è tutta una questione di percezione. È Wilfred quello che lo invita a dare una  nuova prospettiva alla sua vita, a non avere dubbi e paure e a credere al suo istinto, finendo per essere, come scrive Tim Goodman, “una parte filosofo, una parte cane contorto, una parte life coach”. La sit-com è  completamente assurda e assolutamente reale allo stesso tempo, profonda nel suo essere squinternata.


1 commento:

  1. viste le prime puntate.. al momento è fantastica e divertentissima, speriamo si mantenga su questi livelli!

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