È
esilarante, si guarda in un soffio (la prima stagione è di 11 episodi di un
paio di minuti ciascuna), è ideata e sceneggiata da Jane Espenson (Buffy, Caprica) e Brad Bell (per i fan delle soap, no, non quel Brad Bell,
non quello di Beautiful insomma): Husbands
(“Mariti”) è una serie TV (si era pensato di trasferirla poi su una TV via
cavo), ma solo per il web (si è rinunciato per evitare sgradite alterazioni di
copione o di cast), e visibile gratuitamente – al link sopra o su YouTube con i sottotitoli in
italiano .
Brady (Sean Hemeon), mascolino
e che ha fatto outing da poco, è una star del baseball, Cheeks (Brad Bell) - che
in italiano si traduce “Guance”, ma anche “Chiappe” -, effemminato e teatrale,
è un artista. Una sera a Las Vegas si ubriacano e quando si svegliano la
mattina dopo si rendono conto che sono sposati. Entrambi famosi, per non fare una
figuraccia e per non ledere alla causa dei matrimoni omosessuali da poco resi
legali, decidono di rimanere sposati e provare ad essere i “mariti” del titolo.
Ad aiutarli con i suoi consigli c’è anche la migliore amica di Cheeks, la
perennemente sbronza Haley (Alessandra Torresani, Caprica). Ne esce una commedia romantica di opposti che si
attraggono, che ha il gusto dei vecchi film hollywoodiani reinterpretati con una
sensibilità contemporanea e con un primato, essere la “prima commedia sull’eguaglianza
matrimoniale”, come è stato detto.
La critica si è subito
innamorata di questo gioiellino che riesce a far ridere di gusto, anche con un
pizzico di follia, ma che si rivela a tratti tenero e romantico e in cui si
infiltrano anche interessanti riflessioni sociali e culturali (sulla
tecnologia, sulla morale, sull’opinione pubblica, sulla femminilità…) – basta scorrere
la pagina “press” (“stampa”) sulla
pagina ufficiale per accorgersene. Su tutte svetta l’apprezzamento di Russell
T. Davies, ideatore di Queer As Folk:
“Che buon copione, delizioso e rilevante… Ha il sapore del futuro. Di una
comunità, di un segreto. Di una mania. Meraviglioso!”.
La seconda stagione,
appena partita, prevede tre soli episodi di circa 10 minuti scarsi ciascuno, e un
sacco di guest star, fra cui spicca nel
primo episodio (2.01, “Appropriate is not the word”) niente meno che Joss Whedon, del ruolo di Wes,
l’agente di Brady. Oltre ad avere un paio di battute che hanno scritto sopra “citami”,
ho adorato il modo in cui gli hanno fatto usare termini legati alla cultura
della lotta dei diritti per i gay come “arcobaleno” o “pride” nella maniera in
cui certi rapper usano “pace”, “fratello” e via dicendo… Fra le tematiche della
nuova stagione ci sono la televisione e ciò che è considerato intrattenimento e
i “due pesi due misure” riservati a certe categorie di persone.
Un difetto? Ce n’è
troppo poco!
Sono molto curioso!
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