martedì 14 agosto 2012

LOLITA: è una storia di abuso



Ormai mi sono rassegnata che con il termine “lolita” venga utilizzato come sinonimo di una ragazza sessualmente precoce e disinibita. Quello che invece mi scandalizza - cosa che è successa qualche tempo fa in almeno un telegiornale Mediaset (purtroppo non mi sono segnata gli estremi per essere più precisa) in occasione del cinquantesimo anniversario dell’uscita del film di Kubrik - e che soprattutto trovo davvero pericoloso è che ci si riferisca a “Lolita” come ad una storia d’amore fra una donna giovanissima e un attempato signore, quando si tratta di una storia di abuso su minore.
Non ho visto il film, e magari questo giustifica il fraintendimento, ma ho letto il libro di Nabokov, che di per sé ha curato anche la sceneggiatura della pellicola: le sue “ninfette”, come le chiama lui, quelle che lo seducono e che desidera coinvolgere nella “ritmica routine che scuote il mondo” sono bimbe fra i 9 e i 14 anni! “Vorrei effettivamente che il lettore vedesse ‘nove’ e ‘quattordici’ come i contorni – spiagge di specchio, scogli rosati – di un’isola incantata, racchiusa in un vasto mare brumoso e infestata dalle mie ninfette”. Lolita ne ha 12, Humbert Humbert (il professore che se ne invaghisce) è un quarantenne.

Ma ammettiamo che sia amore da parte di lui:”(v)edete, io l’amavo. Era amore a prima vista, a ultima vista, a eterna vista”. Sicuramente non è reciproco, e nella  nostra società si tratta di stupro e abuso, e nel libro si è molto espliciti nel considerarli tali, non solo a uso del lettore, ma anche per i personaggi nell’auto-definire la relazione. Chiamarla storia d’amore trovo sia davvero pericoloso.

Nessun commento:

Posta un commento