È
sempre la musica la grande star di Treme,
che nella sua terza stagione è ambientata fra l’autunno del 2007 e la primavera
del 2008: le follie musicali di Davis (Steve Zahn), la nascita della carriera
di Annie (Lucia Micarelli), le ambizioni del trombettista Jazz Delmond (Rob
Brown), i numerosi intermezzi solo musicali…
È
diventata una serie più sociale però. Conservando il ritmo lento e
apparentemente casuale che la contraddistingue e un tono sempre misurato, ha
denunciato la corruzione e il malfunzionamento di molte istituzioni, mostrando
quanto è difficile cambiarle anche con molte buone intenzioni: c’è la storia
degli abusi da parte della polizia, con Toni Bernette (Melissa Leo) che mette a
disposizione la sua competenza di avvocato e addirittura pubblica un annuncio
su un giornale per cercare gente disposta a contattarla per raccontare quello
che ha visto, e che per questo si vede la figlia ricevere qualche attenzione
professionale un po’ troppo sollecita da parte degli uomini in divisa – anche grazie
alle indagini di un nuovo giovane giornalista, L.P. Everett (Chris Coy), con la
quale ha stretto amicizia, alla fine riescono a provare la responsabilità delle
forze dell’ordine nella morte di un uomo; il poliziotto Terry Colson (David
Morse) denuncia la corruzione dei colleghi e ne paga le conseguenze; ci sono le
vicende delle speculazioni edilizie fatte a seguito della distruzione portata
da Katrina: case rimesse a nuovo con il solo scopo di demolirle, o comunque buttate
giù anche lì dove non è necessario, nella storia che ha visto coinvolto il
costruttore Nelson Hildago (Jon Seda); Antoine comincia a prendere gusto del
suo ruolo di insegnate di musica alle medie e cerca di far appassionare gli
studenti, rendendosi conto che alcuni di loro non sanno nemmeno leggere, e al
sistema non importa; LaDonna (Khandi Alexander) viene sottilmente minacciata e si
vede andar a fuoco il locale per aver denunciato il suo stupratore che poi,
nonostante lei abbia resistito alle intimidazioni perché ritirasse la denuncia,
viene assolto…
Ci sono state intense
storie personali, come quella di Albert che deve fare la chemio per il cancro,
o Sonny che abbandona parzialmente la musica e comincia a lavorare come pescatore
di aragoste, per allontanarsi dall’ambiente che lo portava all’alcolismo, e
inizia un corteggiamento e storia d’amore con una ragazza vietnamita il cui
padre è molto all’antica.
Non c’è mai nemmeno un
pizzico di melodrammaticità in Treme,
e in momenti intimi, come quelli fra Toni e Terry, o fra La Donna e Albert che
stringono una lieve, ma toccante amicizia, sono delicatissimi, fatti di una
bottiglia di birra sorseggiata al buio sul prato antistante una roulotte e
chiacchiere sulla giornata, o di una presenza silenziosa seduta accanto alla
propria sedia, nel momento in cui goccia a goccia il medicinale entra in
circolo nel corpo per guarire ma, nel mentre, devastare. Momenti comuni,
semplici, veri, di una carica e di un
calore ineffabili, ma intensi.
E la storia dello chef
Janette Desautel, che torna a New Orleans da New York con l’apertura di un
ristorante che porta il suo nome, ma finanziato da un investitore danaroso,
scava su un altro dei temi della serie (toccato molto anche con Davies): il
rapporto fra denaro e attività creativa, fra l’esigenza di mantenere una certa
integrità professionale e le pressioni e i desideri di un ritorno economico
commerciale. Un tema importante della
serie è anche quello di cercare di fare qualcosa di originale (che sia nella
musica, nella cucina, nel confezionamento dei costumi per Mardi Gras), legato
alla tradizione e desideroso di rendevi onore, ma intenzionato anche a
rinnovarla e ad arricchirla. In fondo, è quello che fa la serie stessa.
Davvero, come ben sottolinea
un articolo di Vulture che val la
pena leggere, questa creazione di David Simon e Eric Overmyer è come una coperta a patchwork
di vita urbana moderna “che non teme l’interludio lirico, la pausa pregnante e
l’emozione irrisolta” e che crede che la consapevolezza più profonda non si raggiunga
al momento dei grandi accadimenti, ma i cambiamenti spesso accadono nei momenti
minimi, e nella mente delle persone. Peccato
davvero che la serie sia stata riconfermata solo per una quarta e ultima
stagione di soli 5 episodi.