domenica 12 ottobre 2014

FOREVER: chi dice che si vive solo una volta?

 
Mark Twain diceva che ci sono solo due cose certe nella vita: la morte e le tasse. Per Henry Morgan (Ioan Gruffudd), della nuova serie della ABC Forever, solo la seconda parte della proposizione è vera, perché di morire proprio non vuole saperne. O meglio, lui "muore" anche, salvo poi risvegliarsi sempre, e non invecchiare mai. La sola altra informazione, che ripete ad inizio di ogni puntata, dicendo che questo alla fine ci rende edotti sulla sua condizione quanto lui, è che si sveglia sempre nudo e nell'acqua. Nel tentativo di risolvere questa situazione che si protrae da ben 200 anni, è diventato medico legale a New York, e si considera una specie di studioso della morte.
Non è la prima volta che in TV compare un personaggio che si rifiuta di morire (New Amsterdam con un Nicolaj Coster Waldau pre-Game of Thrones è l’esempio più vicino), ma metto in realtà la serie ideata da Matt Miller nel calderone che contiene Bones e Castle. Vederli non cambia la vita ma, se si è un vena di uno scacciapensieri di poco più di 40 minuti con un giallo da risolvere stile Settimana Enigmistica, è perfetto. È più Sherlock Holmes che procedurale di ultima generazione.
Certo, quello che dà linfa vitale ai sopracitati Bones e Castle non è solo l'aspetto investigativo, ma il dinamico rapporto fra i partner della serie, e qui, se il britannico Gruffudd ha molta verve, la collega poliziotta recentemente vedova, la detective Jo Martinez (Alana de la Garza) è un po' legnosa. L'intesa fra i due c'è perché così è scritto sulla carta, ma non si va più di là. Quello che compensa è il rapporto con un antiquario ormai anziano, Abe (Judd Hirsch), che Henry conosce da quando era in fasce, dato che lui non invecchia, e che è l'unico a conoscere il suo segreto. Viene tenuto come a latere, ma è il rapporto emozionale clou della serie, anche in considerazione del fatto che Henry, insieme alla moglie Abigail (MacKenzie Mauzy, Lizzie in Sentieri, Phoebe in Beautiful) lo aveva adottato dopo averlo salvato da un campo di concentramento ai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Con una lieve tonalità comica è invece declinato quello con il giovane collega assistente di laboratorio Lucas Wan (Joel David Moore).
Il mistero auto-coclusivo della settimana, zigzagato da occasionali flashback sulle vite passate del nostro protagonista, è accompagnato da un pizzico di riflessione su vita e morte, ovviamente, ed è punteggiato da un'essenziale storia ad arco che vede il protagonista contattato da un ignoto personaggio, “Adam” (Adrian Pasdar), che si trova nel suo stesso frangente, solo che questi è un immortale di 2000 anni.
Se Forever venisse cancellato domattina probabilmente non ci si accorgerebbe nemmeno, ma ha un certo je ne se quoi che lo fa emergere rispetto alla massa amorfa dei tanti programmi similari.

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